Salta al contenuto principale

Turismo estivo, cronaca di un disastro economico e ambientale

di Anonimo
6 minuti

La Regione che un tempo voleva farsi chiamarepolmone verde D’Europa” è sempre meno verde e un po’ più color marrone.
Stando agli indicatori forniti dagli studi di settore, la stagione estiva che si appresta ad entrare potrebbe rivelarsi un disastro annunciato, un cataclisma pronto ad abbattersi sugli operatori turistici che con sapienza operano nell’ambito e cercano di sopravvivere barcamenandosi tra una crisi economica e una d’immagine.
Alle puntuali esultanze dell’Assessore Di Dalmazio ad ogni inizio estate, dove ravvisa ottimismo e si autocongratula per il presunto successo delle sue operazioni di marketing, corrispondono le allarmanti denunce dei rappresentanti di categoria che già a metà stagione riempiono le colonne dei giornali con titoli a caratteri cubitali e dati difficilmente controvertibili.

E in effetti, chiunque sia dotato di buon senso, si accorge senza nessuna fatica intellettuale, che ormai in vacanza arrivano quattro gatti, senza considerare che la maggior parte dei turisti sono abruzzesi di origine.
Un indicatore primitivo della crisi estiva, sono i parcheggi liberi, un tempo trovare un parcheggio sulla costa era una missione impossibile, oggi è possibile trovare posto fino ad Agosto inoltrato, tranne nella settimana di ferragosto, esempio in grado di evidenziare nettamente la contrazione del periodo di alta stagione.
Da un lato, come accennato, c’è una crisi economica che ha colpito la fascia media della società italiana e dall’altro una crisi d’immagine, checché ne dica Di Dalmazio,  affonda l’Abruzzo tra le ultime mete preferibili in fatto di vacanze. 

Ma come dare a torto al turista italiano che, dovendo scegliere una vacanza tra l’Abruzzo e una qualsivoglia altra regione marittima opta per quest’ultima?
Per capirne il motivo è sufficiente dare uno sguardo alle rilevazioni di Legambiente – Goletta Verde, che ci offre uno degli indicatori più importanti sulla qualità della nostra offerta turistica, già guardando la mappa si percepisce di avere uno dei mari più inquinati d’Italia.
Su 12 rilevazioni effettuate solo la zona di Fosso del Riccio nei pressi di Ortona e la Riserva del Borsacchio hanno parametri d’inquinamento nella norma, mentre praticamente tutta la costa Abruzzese, un tempo vanto di questa terra, è fortemente compromessa risultando la Regione più inquinata d’Italia con un punto inquinato ogni 11 km contro i 28 delle Marche o i 200 della Toscana.

Certo, il fatto di non essere nemmeno più una regionelow cost”, incide negativamente nella classifica delle Regioni meta dei vacanzieri nostrani, oggi molto più attenti alla spesa economica.
Soggiornare in Abruzzo ha raggiunto un costo non indifferente e questo anche a causa della mancata sinergia tra tutti i settori produttivi e Istituzionali, i quali a fronte di alcune eccezioni, non sono stati capaci di realizzare una rete di mutuo soccorso in grado di calmierare i prezzi.
Come dare torto al turista straniero, il quale, arrivato all’aeroporto D’Annunzio o in una qualsiasi stazione degli autobus/treni di una qualsivoglia stazione turistica abruzzese, si ritrova sperduto nel bel mezzo del nulla cosmico e capisce che la nostra Regione, seppur bella, non è affatto accessibile?

Non un’indicazione, non una parola d’inglese tranne che nei grandi alberghi, non un servizio pubblico adeguato.
Stando ai dati forniti sui flussi del turismo in Abruzzo, sembra che gli unici stranieri puntualmente presenti nella nostra terra siano gli emigrati che tornano d’estate per riabbracciare i propri cari, degli altri si hanno poche notizie se non di alcuni gruppi di pensionati austriaci e tedeschi traghettati qui da qualche tour operator e nulla più.
Ogni anno gli albergatori registrano un calo medio del 20% e se non fosse per l’emergenza terremoto del 2009 che ha disperso sulle città della costa una fetta della popolazione aquilana, oggi la crisi si sentirebbe molto più forte.

La politica, nonostante questi dati infernali continua a far finta di nulla e a sfregiare il nostro mare e il nostro ambiente.
Ma a questo punto non è più la sola responsabile, infatti ogni Settembre i rappresentanti delle categorie interessate e i politici di turno si ritrovano in convegni simili a teatrini, organizzati più per darsi un vicendevole risalto politico che per affrontare i reali problemi, tanto è vero che ogni anno è sempre peggio.

L’inquinamento del mare è elevatissimo, il controllo dei fiumi è praticamente nullo, quello sugli scarichi dei liquami nemmeno a parlarne, la Riserva del Borsacchio è stata tagliata e in alcuni punti dell’ex perimetro verranno predisposte delle trivelle per la ricerca di idrocarburi, il Parco della Costa Teatina per la salvaguardia di quel magnifico territorio esiste solo sulla carta e presto nemmeno più su quella, i depuratori funzionano poco e male, il porto di Pescara è diventato una piscina di melma tossica, il Centro Oli di Ortona è solo una questione di tempo e per finire, al largo delle nostre coste si autorizzano trivelle e raffinerie.

Ma d’altronde cosa ci si può aspettare da un Assessore al Turismo con delega ai Rifiuti, come Di Dalmazio, il quale, invece di difendere con fermezza l’ambiente  e valorizzare la natura crede che l’installazione degli inceneritori sia la soluzione alla crisi economia ed occupazionale?  
Ad un settore turistico ormai allo sbando corrisponde un settore artigianale, come quello della marineria completamente abbandonato a se stesso e condannato una morte ormai annunciata.
Quant’era costato il sito internet di Abruzzo Turismo e Cultura? 2,2 Milioni di euro di fondi europei?
C’era una volta l’Abruzzo, terra di pescatori e pastori.

Stefano Alessiani
 

Commenta

CAPTCHA

Commenti

signor Stefano, ho letto con attenzione il suo articolo. sembra che tutta la colpa sia dell'amministrazione pubblica. io vengo da una regione che di turismo se ne intende lo fa funzionare bene, lo dico con orgoglio, il trentino. e francamente gli operatori si rimboccano le maniche e solo dopo si bussa all'ente provincia. voglio dire, io mi sono fatto un giro e parlato con gli operatori, ma il livello è davvero basso e siamo fermi agli anni 60, come strutture e anche come servizi. quindi perchè prendersela con la regione? dovrebbero essere gli operatori in primo luogo a migliorarsi e proporre una offerta ALMENO decente. tutto il resto viene dopo e anche molto velocemente. a meno del gusto della polemica per la polemica. grazie e buona estate a tutti. :)
Caro Stefano, se avessi messo qualche dato numero proveniente da fonti sicure ti avrei lodato seriamente. Mi spiace che seppur hai ragione hai voluto più che altro scrivere da politico. Buona fortuna
Le riflessioni politiche di Stefano sono eccellenti e le condivido come condivido anche le considerazioni del sig Capoma ,perché per cambiare le cose tutti indistintamente devono fare la propria parte. Grazie dell' articolo.
E’ inammissibile assistere ad una pericolosa negligenza, anziché ad un aumento dei controlli, ma chi controlla? mancano impianti di depurazione oppure quelli esistenti non funzionano, ma che ci frega, andiamo al mare a mostrar le chiappe chiare, solo che saranno coperte di marrone perchè di blu c'è solo la bandiera.
Innanzitutto colgo l'occasione per ringraziare tutti voi per gli interventi che avete postato, purtroppo per impegni personali non ho potuto rispondere prima. @Capoma Pensavo che dall'articolo fosse un pò più evidente, ma le responsabilità degli operatori del settore sono state evidenziate in alcuni punti ( la mancanza di una rete e il finto teatrino settembrino dei rappresentanti di categoria, di concerto con la politica, che prima si disperano e poi consegnate le loro valutazioni e proposte(?) non indirizzano il settore verso una sorte migliore). Riguardo alle strutture forse non è nemmeno tanto un problema di fatiscenza, non conosco alla perfezione la costa sud ma per quanto riguarda da Pescara in su, gli alberghi, pur avendo strutture provenienti dal boom edilizio degli anni 60/70, conservano un buono stato di conservazione. Altro discorso per le strutture interne ( parlo di costa). Negli ultimi anni, grazie ai contributi europei c'è stata una vera e propria esplosione di strutture extra alberghiere come agriturismi e B&B ormai sulla strada del migliaio ( questo è indice che si è cambiata la rotta dell'offerta, soprattutto per quanto riguarda l'entroterra) Per quanto riguarda i servizi, è una nota dolente, ci sono alti e bassi, forse mancano delle eccellenze però è una situazione rimediabile con uno spirito di rinnovamento culturale ( questo si, forse manca) e di aggiornamento costante, infatti non a caso facevo l'esempio della lingua inglese. LA Regione e più in generale la politica vengono tirate in ballo per una precisa motivazione, ovvero per l'incerto indirizzo che vogliono dare alla loro terra. Mi spiego meglio, se la Giunta Regionale accetta di trasformare questo territorio in polo energetico minerario con l'espansione dell'attività estrattiva, dagli idrocarburi alle cave ( altro grosso problema), lo dica chiaramente, perchè se uno è interessato ad investire in una struttura turistico ricettiva, si guarderà bene dal farlo ben sapendo che le "bellezze naturali" non saranno il brand identificativo della regione. Però se da un lato la sponsorizzano come la Regione Verde D'Europa, gridano contro gli idrocarburi e contro le cave e poi non vigilano sulla salute dei fiumi e dei mari, il piano cave lo fanno fare ai cavatori ( un pò come se la caccia fosse regolamentata dai cacciatori) e nel frattempo autorizzano una tantum l'estrazione di dieci milioni di metri cubi in più rispetto all'estrazione esistente e non spediscono pareri negativi al Ministero sulle trivellazioni disinteressandosene altamente....si crea un problema con chi ha investito nel settore del turismo pensando che il punto di forza di questa Regione fossero le riserve naturali e il mare pulito. Ecco in sostanza la politica dovrebbe scegliere quale indirizzo dare alla Regione Abruzzo ed eventualmente occuparsi della tutela e valorizzazione del patrimonio naturale, dello sviluppo della rete infrastrutturale e relative connessioni ( noi forse non ci accorgiamo che stiamo perdendo anche i treni di anno in anno....giusto per parlare di mobilità sostenibile) mentre gli operatori del settore si dovrebbero occupare di qualità del servizio, innovazione e puntare sul rapporto qualità/prezzo ( un tempo punto forte dell'Abruzzo). In Trentino non andate dalla politica semplicemente perchè non ne avete il bisogno, lì la politica fa il proprio dovere e non disperdono ad esempio 2 milioni e 200 mila euro per un sito internet che ora è finito addirittura off line. Insomma la critica mi sembra ragionata, poi è chiaro che ad ognuno va assegnata una porzione di responsabilità. @Anonimo Non ho postato elenchi di dati, comunque tutti reperibili su internet tramite l'ontit, il cresa, l'istat, articoli di giornale con interviste, analisi delle associazioni di categoria e il sito stesso della regione, semplicemente perché ho voluto porre in essere un'analisi critico/politica, cercando di essere piacevolmente leggibile (scorrevole e non ostico inserendo dati di difficile lettura per chi non è del settore) Comunque accetto il suo consiglio e la prossima volta cercherò di essere più preciso. @Antoine Grazie a te per l'intervento @Thymus grazie a te, sulla bandiera blu ci tornerò e sarà interessante capire come funziona!!!!;)
P.s. ma il tizio nella foto non è anche l'ideatore di quella cosa a piazza Garibaldi?
Le riflessioni dell'articolo sono pienamente condivisibili, penso però che bisogna soffermarsi anche su come si colloca la nostra regione nel turismo nazionale ed internazionale. La nostra terra è si molto bella, ha un mare bellissimo, ma non può competere con la Sardegna o il Salento, nel Pescarese e nel teramano ci sono delle bellissime colline, ma non sono quelle toscane, abbiamo borghi deliziosi ma non sono quelli umbri, abbiamo belle montagne, ma le montagne vere sono quelle delle Alpi. Con questo voglio dire che forse nella nostra terra è anche difficile fare turismo, penso che chi negli anni del boom economico ha fatto un albergo, oggi trova difficoltà a ristrutturarlo, credo anche che in Trentino ci sia una tassazione differente. Con questo non voglio dire che l'Abruzzo non abbia potenzialità turistiche, ma voglio dire che va trovata la dimensione turistica dell'Abruzzo, che secondo me sono le piccole attività ricettive. Credo anche che il turismo non possa fare da volano economico e che quindi i nostri politici debbano per forza di cose pensare anche altre soluzioni, che certo non devono necessariamente essere trivellazioni e edilizia incontrollata.