La Regione che un tempo voleva farsi chiamare “polmone verde D’Europa” è sempre meno verde e un po’ più color marrone.
Stando agli indicatori forniti dagli studi di settore, la stagione estiva che si appresta ad entrare potrebbe rivelarsi un disastro annunciato, un cataclisma pronto ad abbattersi sugli operatori turistici che con sapienza operano nell’ambito e cercano di sopravvivere barcamenandosi tra una crisi economica e una d’immagine.
Alle puntuali esultanze dell’Assessore Di Dalmazio ad ogni inizio estate, dove ravvisa ottimismo e si autocongratula per il presunto successo delle sue operazioni di marketing, corrispondono le allarmanti denunce dei rappresentanti di categoria che già a metà stagione riempiono le colonne dei giornali con titoli a caratteri cubitali e dati difficilmente controvertibili.
E in effetti, chiunque sia dotato di buon senso, si accorge senza nessuna fatica intellettuale, che ormai in vacanza arrivano quattro gatti, senza considerare che la maggior parte dei turisti sono abruzzesi di origine.
Un indicatore primitivo della crisi estiva, sono i parcheggi liberi, un tempo trovare un parcheggio sulla costa era una missione impossibile, oggi è possibile trovare posto fino ad Agosto inoltrato, tranne nella settimana di ferragosto, esempio in grado di evidenziare nettamente la contrazione del periodo di alta stagione.
Da un lato, come accennato, c’è una crisi economica che ha colpito la fascia media della società italiana e dall’altro una crisi d’immagine, checché ne dica Di Dalmazio, affonda l’Abruzzo tra le ultime mete preferibili in fatto di vacanze.
Ma come dare a torto al turista italiano che, dovendo scegliere una vacanza tra l’Abruzzo e una qualsivoglia altra regione marittima opta per quest’ultima?
Per capirne il motivo è sufficiente dare uno sguardo alle rilevazioni di Legambiente – Goletta Verde, che ci offre uno degli indicatori più importanti sulla qualità della nostra offerta turistica, già guardando la mappa si percepisce di avere uno dei mari più inquinati d’Italia.
Su 12 rilevazioni effettuate solo la zona di Fosso del Riccio nei pressi di Ortona e la Riserva del Borsacchio hanno parametri d’inquinamento nella norma, mentre praticamente tutta la costa Abruzzese, un tempo vanto di questa terra, è fortemente compromessa risultando la Regione più inquinata d’Italia con un punto inquinato ogni 11 km contro i 28 delle Marche o i 200 della Toscana.
Certo, il fatto di non essere nemmeno più una regione “low cost”, incide negativamente nella classifica delle Regioni meta dei vacanzieri nostrani, oggi molto più attenti alla spesa economica.
Soggiornare in Abruzzo ha raggiunto un costo non indifferente e questo anche a causa della mancata sinergia tra tutti i settori produttivi e Istituzionali, i quali a fronte di alcune eccezioni, non sono stati capaci di realizzare una rete di mutuo soccorso in grado di calmierare i prezzi.
Come dare torto al turista straniero, il quale, arrivato all’aeroporto D’Annunzio o in una qualsiasi stazione degli autobus/treni di una qualsivoglia stazione turistica abruzzese, si ritrova sperduto nel bel mezzo del nulla cosmico e capisce che la nostra Regione, seppur bella, non è affatto accessibile?
Non un’indicazione, non una parola d’inglese tranne che nei grandi alberghi, non un servizio pubblico adeguato.
Stando ai dati forniti sui flussi del turismo in Abruzzo, sembra che gli unici stranieri puntualmente presenti nella nostra terra siano gli emigrati che tornano d’estate per riabbracciare i propri cari, degli altri si hanno poche notizie se non di alcuni gruppi di pensionati austriaci e tedeschi traghettati qui da qualche tour operator e nulla più.
Ogni anno gli albergatori registrano un calo medio del 20% e se non fosse per l’emergenza terremoto del 2009 che ha disperso sulle città della costa una fetta della popolazione aquilana, oggi la crisi si sentirebbe molto più forte.
La politica, nonostante questi dati infernali continua a far finta di nulla e a sfregiare il nostro mare e il nostro ambiente.
Ma a questo punto non è più la sola responsabile, infatti ogni Settembre i rappresentanti delle categorie interessate e i politici di turno si ritrovano in convegni simili a teatrini, organizzati più per darsi un vicendevole risalto politico che per affrontare i reali problemi, tanto è vero che ogni anno è sempre peggio.
L’inquinamento del mare è elevatissimo, il controllo dei fiumi è praticamente nullo, quello sugli scarichi dei liquami nemmeno a parlarne, la Riserva del Borsacchio è stata tagliata e in alcuni punti dell’ex perimetro verranno predisposte delle trivelle per la ricerca di idrocarburi, il Parco della Costa Teatina per la salvaguardia di quel magnifico territorio esiste solo sulla carta e presto nemmeno più su quella, i depuratori funzionano poco e male, il porto di Pescara è diventato una piscina di melma tossica, il Centro Oli di Ortona è solo una questione di tempo e per finire, al largo delle nostre coste si autorizzano trivelle e raffinerie.
Ma d’altronde cosa ci si può aspettare da un Assessore al Turismo con delega ai Rifiuti, come Di Dalmazio, il quale, invece di difendere con fermezza l’ambiente e valorizzare la natura crede che l’installazione degli inceneritori sia la soluzione alla crisi economia ed occupazionale?
Ad un settore turistico ormai allo sbando corrisponde un settore artigianale, come quello della marineria completamente abbandonato a se stesso e condannato una morte ormai annunciata.
Quant’era costato il sito internet di Abruzzo Turismo e Cultura? 2,2 Milioni di euro di fondi europei?
C’era una volta l’Abruzzo, terra di pescatori e pastori.
Stefano Alessiani
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