L’Abruzzo la “verde” d’Europa è regione petrolchimica.
La Strategia Energetica Nazionale [Decreto Interministeriale 8 marzo 2013] individua, infatti nella nostra regione un vero e proprio distretto energetico fossile con un elevato potenziale di sviluppo degli idrocarburi.
Nel contesto delle nuove attività estrattive per il Sud Italia si inserisce Ombrina Mare, che rischia di fare da apripista alle nuove trivellazioni.
Ragioniamo un po’…
Con i numeri che vengono fuori dall’operazione sull’intero parco nazionale, sembra si tratti di una prospettiva che temo non ridurrà né la bolletta energetica, né le importazioni dall’estero. Stime dello stesso Ministero dello Sviluppo Economico affermano che le riserve certe di petrolio disponibili nei fondali marini italiani, sarebbero pari a 10,3 milioni di tonnellate, che coprirebbero ai consumi attuali solo 7 settimane del fabbisogno nazionale.
Un vero paradosso per il Bel paese.
Ombrina Mare è un programma di sviluppo di idrocarburi liquidi e gassosi della Medoilgas Italia S.p.a. società del Gruppo Mediterranean Oil & Gas Plc, quotata all’Alternative Investment Market(AIT) di Londra.
L’intervento interessa un tratto della costa dei Trabocchi, che ha sempre costituito un polo d’attrazione per le compagnie petrolifere.
Piccolo inciso storico.
La “Costa dei Trabocchi”, assume il nome, appunto, dal trabocco, antica e tipica costruzione marinara, che è frequente incontrare sulla costa, di cui è diventata il simbolo. Le origini dei trabocchi sono in parte ancora oscure. Pare comunque certo che la loro costruzione risalga all’VIII sec. d.C., quando contadini-pastori, non esperti di flutti e di barche, intuirono però che potevano integrare il loro raccolto agricolo, proiettandosi sul mare aperto con veri e proprio prolungamenti della terra, ovvero con palafitte piantate sugli scogli sottostanti.
Oggi, dopo un periodo di scarso utilizzo e di oblio, i trabocchi sono tornati al centro dell’attenzione (e non solo dei turisti), anche grazie ad una legge della Regione Abruzzo, emanata nel 1994, che ne promuove il recupero, considerandoli importante patrimonio culturale e ambientale, vere e proprie opere d’arte da trasmettere ai posteri.
Grazie a questa legge, molti trabocchi, ormai in stato di degrado, sono stati recuperati e resi funzionanti, divenendo il vero motivo di attrazione della costa su cui sorgono.
La loro primitiva architettura, le vecchie reti, gli utensili di lavoro raccontano storie di epoche lontane ed emanano un fascino d’altri tempi, che accende l’immaginazione e stimola la curiosità di tutti coloro che al misterioso mondo dei trabocchi si accostano (o meglio alla luce di Ombrina Mare) che vi si sono accostati.
L’operazione.
Dopo le prime indagini condotte dall’Agip nel periodo 1955-1970 e dopo una serie di battute d’arresto e riprese dell’operazione, durate quasi 60 anni, in data 22 novembre 2012 il Ministero dell’ ambiente comunica alla provincia di Chieti, ai comuni di Ortona, San Vito Chietino, Fossacesia e Vasto e per conoscenza alla Regione Abruzzo, alla Società Medoilgas Italia S.P.A e alla Commissione nazionale Tecnica di Verifica dell’impatto ambientale, il riavvio del procedimento relativo al progetto di Sviluppo del giacimento Ombrina Mare.
Non tutti sanno che….
Il progetto del campo Ombrina Mare prevede quattro tipologie di strutture:
-una piattaforma;
-una nave FPSO(Floating Procuction Storage and Offloading) ;
-Chilometri di condotte sottomarine;
-Pozzi estrattivi.
La piattaforma, che disterà soli 6 km dalla costa sarà costituita da una struttura metallica di 35 X 25 m, alta circa 44 metri a cui saranno collegati dai 4 ai 6 pozzi estrattivi. Tale piattaforma, a quanto dichiarato, non prevede un presidio permanente di personale addetto a bordo.
La nave FPSO, che i più chiamano petroliera, costituisce una vera e propria unità di produzione, stoccaggio e scarico, è una nave permanentemente ancorata lunga circa 320 m e ad una distanza dalla costa di 10 km circa. La cosa interessante è che nella pancia della nave alloggeranno dalle 45 000 alle 50 000 tonnellate di olio.
La nave sarà inoltre allestita con sistemi atti al trattamento di olio e di gas. Quello sulla nave credo costituirà il primo stadio di trattamento del greggio, stadio che porterà probabilmente alla riduzione dello zolfo nell’olio stesso. Lo zolfo è un elemento chimico inodore ed insapore, in buona parte ricavato come scoria di raffinazione degli idrocarburi, per l’appunto. Esso costituisce una sorta di indice di qualità del petrolio: in sostanza se il greggio ne contiene molto non è cosa buona!
Facendo un rapido calcolo il totale delle condotte marine (dichiarato dal progetto) è di 43,5 km. Il serpentone provvederà a connettere la nave FPSO, la piattaforma di Ombrina e la piattaforma esistente di Santo Stefano Mare.
Inoltre, oltre al pozzo di Ombrina Mare è prevista la realizzazione dai 4 ai 6 pozzi, di profondità indicativa di circa 2200 m. Tale profondità è considerata ELEVATA dall’Enciclopedia degli idrocarburi di Eni, la quale chiaramente manifesta e dichiara maggior difficoltà e problematiche nella realizzazione di tali strutture. Dal punto di vista pratico, grandi profondità comportano alte pressioni idrostatiche, basse temperature, grandi sollecitazioni provocate da spostamenti ed azioni dirette di onde e correnti e non vado oltre.
Interessante è ,inoltre, fare un cenno alle riserve ed alla loro stima.
Partiamo innanzitutto con il dire che il nostro sottosuolo non presenta, come è condivisa credenza, “laghi neri” di petrolio, ma una sorta di melma, maleodorante, densa e corrosiva che necessita di vari trattamenti prima di arrivare al prodotto finale. Siamo quindi, ben lontani dalle fontane di petrolio sapientemente descritte dai film texani!
Quando si parla di riserve di idrocarburi, si parla di volumi di olio e gas che si stimano possano essere estratti dai giacimenti conosciuti. Lo schema di classificazione delle riserve più diffuso a livello internazionale è quello adottato dalla Society of Petroleum Engineers (SPE) che suddivide, secondo un grado di incertezza crescente, gli idrocarburi scoperti e commerciali in:
-1P (riserve certe e recuperabili al 90%);
-2P(riserve probabili e recuperabili al 50%);
-3P(riserve possibili e recuperabili al 10%).
Pertanto, adottando i criteri SPE, le riserve del giacimento Ombrina Mare, risultano quantificate in:
-Totale olio (annoverato tra 1P+2P): circa 3 754 000 di tonnellate;
-Totale gas (annoverato tra 1P+2P): circa 21 000 000 di standard metri cubi di gas.
Confrontiamo questi numeri con quelli relativi alle risorse 1P e 2P della totalità del territorio italiano:
-Totale olio (annoverato tra 1P+2P): circa 186 908 000 di tonnellate;
-Totale gas (annoverato tra 1P+2P): circa 12 378 500 000 000 000 di standard metri cubi di gas.
Facciamo due rapidi conti: le riserve stimate di Ombrina rispetto al totale nazionale, sono circa il 2% in petrolio e 0.00000017% in gas.
Abruzzesi, dico a voi, ci svendiamo per un 2%?
E se ci si chiede, quanto incide la produzione di Ombrina sul consumo italiano annuo?
Facendo una stima approssimativa e noti i contributi di Ombrina per olio di 150 000 tonnellate e per gas di 840 000 standard metri cubi, si può affermare che essa incide:
- nella misura dello 0.2% sul consumo annuale nazionale di petrolio (domanda energetica italiana di olio di circa 71 836 734 di tonnellate);
e
- nella misura dello 0,001% sul consumo annuo nazionale di gas (consumo di gas annuale italiano pari a 77 917 000 000 di standard metri cubi).
I numeri raccontano più di qualsiasi altra parola. Hanno un’anima questi numeri, un’anima che grida all’insensatezza dell’operazione.
Oltre il danno, la beffa: la qualità degli idrocarburi.
Il petrolio non è tutto uguale. Affatto. Esiste una classificazione del greggio, in generale effettuata in base a due parametri:
l- il grado API (American Petroleum Institute), che costituisce un’espressione particolare utilizzata per esprimerne la densità;
2- il contenuto di zolfo.
Sulla base dei gradi API il greggio è definito:
-leggero API>34°
-medio 22<API<34
-pesante API <22
Sulla base del contenuto di zolfo i greggi sono definiti:
-dolce S<0.5%
-medio 0.5%<S<1.5%
-acido S>1.5%
Il greggio del giacimento Ombrina Mare ha grado API pari a 17 e contenuto di zolfo pari a 5,43%, risulta pertanto pesante ed acido, insomma di pessima qualità.
Dire che il petrolio è scadente, in qualità ed in quantità, vuol dire che risulta difficile da estrarre perché posto in profondità, vuol dire che è saturo di impurità sulfuree che vanno eliminate il più vicino possibile ai punti estrattivi.
Dulcis in fundo…
Ai sensi dell’Art. 826 del Codice Civile, in Italia i giacimenti di idrocarburi sono patrimonio indisponibile dello Stato ed il loro sfruttamento è lasciato in concessione ad imprese private che, rispettando i programmi di lavoro approvati, provvedono al pagamento di due quote:
1) un canone proporzionale alla superficie dei titoli minerari ottenuti;
2) un canone relativo “di royalties” proporzionale alle quantità di idrocarburi estratta.
Noto il D.Lgs.25.11.1996 n.625 relativo alle condizioni di rilascio e di esercizio delle autorizzazioni alla prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi la prima quota prevederà, per Ombrina Mare, un canone annuale pari a:
-10,33 euro * 109,20 kmq =1127,94 euro/anno per i prossimi 3 anni.
Cifra assolutamente destabilizzante… in un anno ci si pagano 2 mesi di affitto a Milano!
La seconda quota, prevede che la determinazione delle royalties è effettuata in controvalore sul prezzo dell’olio e del gas definito dall’Autorità dell’energia elettrica ed il gas.
La norma, Legge 21 luglio 1967 n 613, relativa alle estrazioni in mare, stabilisce che:
- sono esenti da royalties - le prime 50 000 tonnellate/anno di olio estratto;
- i primi 80 000 000 metri cubi/anno di gas estratto.
- le royalties sono ripartite -45%allo Stato;
-55% alle regioni.
Bene, sulla base delle produzioni precedentemente stimate, il valore annuale delle royalities di Ombrina Mare derivanti dall’estrazione del gas sarà pari a ZERO euro, in quanto la produzione totale di gas è inferiore alla quota di esenzione annuale (21 milioni VS 80 milioni circa).
Sempre sulla base delle produzioni stimate, il valore annuale delle royalities di Ombrina Mare derivanti dall’estrazione di petrolio sarà per la Regione Abruzzo, calcolato su valori medi e sulla base dei prezzi 2012, pari a circa 700 000 euro circa.
Solo 5 zeri !Con 5 zeri si realizza una casa, non si SVENDE una costa.
Ricapitoliamo…
Barattiamo la nostra Storia per un petrolio di pessima qualità e di quantità trascurabili, sufficiente a coprire lo 0,2% del consumo annuale nazionale ed un gas in quantità insignificante e sufficiente a coprire appena lo 0,001% del consumo annuo nazionale.
Il gioco vale la candela?
Quanto ci costerà l’energia “collaterale” necessaria all’estrazione, al trattamento, al trasporto ed alla raffinazione?
Che interessi avrebbe la Regione ad accettare una tale proposta se la ricaduta locale, si traduce in mezza tazzina di caffè all’anno per ogni abruzzese?
Avete presente la zona di Falconara Marittima (AN)? Avete presente la raffineria? Fate una salutare passeggiata sulla spiaggia adiacente per rinfrescare la memoria.
Che interesse ha una compagnia petrolifera ad estrarre quantità scarse di petrolio di pessima qualità se paesi come l’ Algeria, la Libia ed l’Arabia Saudita hanno risorse di qualità e quantità tre volte superiore?
Chi ha pensato alle ricadute sul tratto di costa dei Trabocchi, sul turismo, sugli stabilimenti balneari, sugli abruzzesi?
Una personale considerazione: le domande che non si rispondono da sé nel nascere non avranno mai risposta -
Franz Kafka-.
…Non finisce qui, non può finire qui.
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Commenti
Caro Terenzio, il suo ego da latinismo è un quadretto d'ambiente.
Il classico volo di Pindaro.
Una polemica arida, che non aggiunge nulla al dibattito.
Il numero aureo ha la caratteristica dell'oggettività.
Il pdf che ha postato con orgoglio e' solo una review finanziaria di un' azienda.
I nostri numeri non sono gli GigaEuro del conto economico di un'azienda, ma i pochi euro con cui si svende una costa.