Ci mancava lo studio di Frost & Sullivan (dal loro sito “..fornisce soluzioni estremamente potenti, innovative e concrete per aiutare le aziende ad affrontare con successo le sfide di crescita..) a ricordarci che “il segmento del mercato dei rifiuti è in esplosione.., che ci sono 5 miliardi di euro di giro d’affari nei prossimi tre anni..”.
I numeri “tuonano” come direbbe qualcuno, bisogna solo vedere in favore di chi e a quale costo, anche se in questo ci dà un aiutino la stessa Frost sempre dalla sua homepage - Best Practices Awards Recognition, Award Impact - Impatto del premio: Frost & Sullivan Award garantirà la ricerca di terze parti credibili per validare il business della vostra azienda. Avete un'occasione unica per sfruttare questo riconoscimento, di influenzare e ispirare i vostri clienti, investitori e dipendenti.
Prima di entrare nel vivo della questione vorrei iniziare facendo alcune precisazioni su certe argomentazioni che vanno per la maggiore tra i sostenitori ad oltranza degli inceneritori.
“Po, popopo, popopoooo.. Campione del modo!” Il termovalorizzatore dell’ASM è stato premiato come il più pulito del mondo. Incipit dell’articolo sul premio all’inceneritore - Racchini, Giornale di Brescia, 17 Ott 2006.
Difficilmente i fautori degli INC vi ricorderanno che l’ente che ha organizzato e conferito il premio la WTERT (Waste-to-Energy Research and tecnology Council della Columbia University) annovera tra gli sponsor e finanziatori la Martin GMBH (tedesca), che è la società tra i costruttori dell’inceneritore premiato. E’ un po’ come prendere a riferimento gli studi della Mater che è finanziata da A2A (multiutility nata dalla fusione di ASM Brescia e AEM Milano), Hera, Iren, Politecnico di Milano, Tecnoborgo ecc.., tutte società in prima linea nella costruzione e gestione di Inceneritori.
Un altro aspetto inquietante è anche il fatto che il presidente dell’inceneritore premiato fosse nel comitato del registro tumori provinciali (!). Dovrebbe sembrare almeno“una strana coincidenza” che il noto finanziare Emilio Gnutti sedesse contemporaneamente nel c.d.a. di ASM e in quello dell’università di Brescia che è tra gli enti che certificano la bontà e la sicurezza dell’inceneritore. Conflitti d’interesse all’italiana.
Di strane coincidenze se n’è parlato e se ne tornerà a parlare anche nella nostra provincia, ma per il momento in risposta alla massiccia campagna in atto da parte degli attori “tecnologicamente” interessati ad aprire una breccia nell’opinione pubblica e constatata la silente complicità di tutte le parti politiche in gioco, ritengo doveroso esporre in modo sintetico i motivi per cui la valorizzazione energetica dei rifiuti-leggi termovalorizzatore-biomasse-bioinceneritore ecc.. ecc.. (a scanso di equivoci quella nelle bocche del PDL e nel silenzio del PD) NON sia il rimedio del problema, ma al contrario costituisca un altro aggravio per un settore la cui soluzione virtuosa è già messa in atto da centinaia di realtà, non comporta spreco di denaro pubblico, compromissione del territorio e delle economie locali, e non ultimo danni per la nostra salute. Vorrei sottolineare che più di semplici calcoli economici, stiamo parlando di futuro e prospettiva di sviluppo del nostro territorio. In virtù di questo è importante sviscerare e capire TUTTE le connessioni e le ripercussioni che il miliardario business dei rifiuti implica. Data la complessità dell’argomento, rinvio a un secondo momento l’approfondimento sulle soluzioni da percorrere a volte menzionate in varie citazioni.
Vediamo ora i motivi del NO.
1 - INCENERIRE INQUINA – I camini degli Inc emettono fumi climalteranti, diossine, pcb, furani, polveri tossiche, ecc. Sono più di 250 tipi di sostanze volatili di natura prevalentemente sconosciuta come affermato anche dall’EPA, l’agenzia governativa di protezione ambientale americana che ha stimato che il 90% delle emissioni degli Inc non sono ancora identificate, e che le diossine prodotte dal processo d’incenerimento dei rifiuti sono il più potente cancerogeno sintetico. Inoltre la loro diffusione nell’aria non conosce limitazioni geografiche. Le sostanze tossiche sono diffuse dagli agenti atmosferici anche molto lontano dall’impianto e una volta posatesi sul terreno, vengono assorbite dalle piantagioni, dai prodotti coltivati, dagli allevamenti di bestiame per arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare.
2 – INCENERIRE UCCIDE - Centinaia di ricerche epidemiologiche sulle ricadute nella popolazione residente vicina agli inceneritori hanno evidenziato un incremento di malattie tumorali e non. La revisione di 46 studi pubblicata sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità nel 2004 riporta un incremento significativo nei 2/3 degli studi d’incidenza, prevalenza e mortalità per cancro, in particolare al polmone, linfomi non hodgkin, sarcomi, neoplasie infantili. Vengono segnalati anche aumenti di cancro al fegato, laringe, stomaco, colon retto, vescica, rene, mammella. (M. et al. Health effects of exposure to waste incinerator emissions: a review of epidemiological studies Ann Ist Sup Sanità 2004).
“Da ricordare inoltre il 4° Rapporto della Società Britannica di Medicina Ecologica, del 2008, che nelle molte e documentate considerazioni ricorda come nei pressi degli inceneritori si riscontrino tassi più elevati di difetti alla nascita e di tumori negli adulti e nei bambini.” Tornando in Italia, ultimo in ordine di tempo, ma non meno importante e significativo, è lo studio Moniter della Regione Emilia Romagna per indagare gli effetti sull’ambiente e sulla salute nelle popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori presenti sul territorio regionale: i risultati hanno evidenziato un incremento dei tumori al pancreas, al fegato, al polmone (nella popolazione di sesso maschile), al colon, alle ovaie e all’endometrio (nel sesso femminile) e infine dei linfomi non Hodgkin in entrambi i sessi. In aggiunta sono stati evidenziati: aumento dei rischi per i neonati di peso inferiore alla nascita, incremento di "nascite pre-termine”, andamento crescente di aborti spontanei in relazione ai livelli di esposizione e andamento crescente delle malformazioni (sempre in base ai livelli espositivi). Per quanto riguarda le polveri ultrafini emesse (di diametro inferiore alle PM 2,5) non esistono a oggi filtri in grado di bloccarle, né apparecchiature in grado di valutarle. Questo dato è inconfutabile e chi dice il contrario mente sapendo si mentire.
Leggiamo ancora alcune considerazioni dell’ISDE, l’associazione italiana medici per l’ambiente.
“L’ultimo recentissimo studio, pubblicato sulla rivista Occup. Environ. Med. (67:493- 499; 2010) concerne un’indagine condotta da ricercatori dell’Università di Lione su una vasta area in cui sono attivi 21 inceneritori. In questo studio, che ha riguardato 304 neonati con gravi difetti all’apparato genitale, si sono evidenziati rischi statisticamente significativi, fino a quasi sei volte l’atteso in relazione all’esposizione - calcolata su un modello di ricaduta entro 10 km da ogni impianto - alle diossine emesse dagli inceneritori. Nel Commento relativo a tale studio, il Prof David Kriebel del Dipartimento Salute e Ambiente del Massachussets letteralmente ha affermato:
“Lo studio Cordier suscita serie preoccupazioni in relazione ai rischi per la salute dovuti alle emissioni di impianti urbani di incenerimento dei rifiuti. Questo dato, combinato con l’evidenza di altri effetti negativi di questa tecnologia, dovrebbe essere di per sé determinante nella scelta della gestione dei rifiuti. Infatti, oltre ad essere molto pericolosi per la salute, tali impianti:
1) provocano la produzione di ceneri pesanti e scorie tossiche comunque da smaltire;
2) contribuiscono al riscaldamento globale;
3) impediscono la riduzione dei rifiuti e il riciclaggio, poiché una volta che questi impianti costosissimi sono stati costruiti, i gestori vogliono avere garantita una sorgente continua di rifiuti per alimentarli.
Il concetto per cui spargendo nell’ambiente sostanze cancerogene e mutagene si determini un aumento del numero di tumori e di altre malattie non dovrebbe essere così difficile da comprendere! Ciò diventa del tutto inaccettabile nel caso della combustione dei rifiuti, perché di questi veleni possiamo fare assolutamente a meno, attuando una gestione virtuosa dei rifiuti che comporti la loro riduzione ed il loro riciclaggio.
La domanda allora diventa: perché ci si ostina a bruciarli ?”.
Federazione Italiana medici: ” Qualcuno vi dirà che recentemente sono stati costruiti impianti moderni, di taglia sempre più grande, che utilizzano particolari filtri che sono in grado di ridurre il Particolato Totale Sospeso (PTS). La realtà è molto diversa: i nuovi inceneritori, essendo in genere molto più grandi e potenti, producono, infatti, molto più particolato, e se anche è vero che la frazione più grossolana (che determina danni minori alla salute) viene trattenuta dai suddetti sistemi di filtraggio, è stato dimostrato che le frazioni fini e ultra fini – che sono enormemente più dannose per la salute umana - sono disseminate nell’ambiente per decine di chilometri!
Sappiate inoltre, che restano invariate le normative di monitoraggio e che i microinquinanti (metalli pesanti, PCDD/PCDF ed IPA) vengono misurati, per legge, solo 3-4 volte l’anno, per cui su 8000 ore di funzionamento annuo, i campionamenti riguardano solo 24 ore! Sempre per legge, infine, i controlli sono prescritti al di fuori delle fasi di accensione e di spegnimento e delle fasi critiche di funzionamento, quando le combustioni portano alla formazione di diossine in quantità decine di volte superiore rispetto al funzionamento normale”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che: “ le nanopolveri sono la maggior minaccia alla salute umana da inquinamento dell’aria”. In Italia causano un calo di vita medio di 9 mesi. Raggiungono il sangue in 60 secondi e tutti gli altri organi in un’ora. Provocano innumerevoli danni alla salute come infarti, ictus, malformazioni fetali, Parkinson, Alzheimer e numerosi tumori.
3 - INCENERIRE CONTINUERA’ AD UCCIDERE - Le nanopolveri sono minuscole e non sono biodegradabili: una volta create, sono “eterne”. A proposito giova ricordare che l’amianto era considerato pericoloso fin dal 1863, è stato messo "fuorilegge" nel 1992, ma il picco di mortalità del mesotelioma (il cancro dell’amianto) sarà nel 2015! Due cit: “Gli inceneritori sono fabbriche di veleni cancerogeni” (dott. Gentilini, oncologa) “i medici non permetteranno che si ripeta l’errore dell’amianto” (dott. Belpomme, cancerologo).
4 - INCENERIRE SPRECA ENERGIA – Il bilancio complessivo energetico è negativo. Incenerire è antieconomico. Per mantenere la combustione dei rifiuti, l’INC di Brescia utilizza ogni anno più di 5 milioni di metri cubi di metano. L’INC consuma tantissima energia e alla fine è più quella che spreca di quella che genera. Per 1 tonnellata di rifiuti bruciati, con l’aggiunta di aria e acqua ai processi, si producono 1,5 ton di sostanze tossiche e inquinanti, quindi una maggior quantità di rifiuti e più dannosi. E’ solo uno dei paradossi della cosiddetta valorizzazione energetica.
Senza considerare che distrugge merci che hanno un costo in euro e in energia, che devono essere riprodotte ex-novo consumando quindi nuove materie prime e con loro le energie per produrle. A titolo di esempio per realizzare un nuovo contenitore di plastica si utilizzano circa 240 litri d'acqua, 3 litri di petrolio, 1,5 kWh d'energia e si emettono 134 grammi di anidride carbonica.
Le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente di San Francisco (80% differenziata) Jack Macy sono eloquenti: “ Il problema più grande è che in definitiva si tratta di uno spreco di risorse, uno spreco di soldi, uno spreco di energia e questo perché c’è tanta energia utilizzata per produrre gli oggetti che buttiamo, che se termini il ciclo così ad ogni tonnellata di rifiuti corrispondono 70 tonnellate servite per produrre quegli oggetti e quindi se prendi una tonnellata di materiale e la bruci è come se bruciassi tutto il resto e quando torni al negozio a comprare dei prodotti, gli stessi non possono essere stati fatti con materiali riciclati perché tu li hai bruciati e quindi li avrai fatti togliendo altre risorse alla terra, alberi, petrolio...quindi quando scegli di fare un inceneritore scegli anche quando poco vuoi riciclare o fare compost perché in qualche modo devi dar da mangiare alla bestia..”.
In sostanza in un mondo in cui è in corso una guerra sotterranea tra stati, lobby e multinazionali per il controllo delle materie prime i cui prezzi di approvvigionamento sono destinati inesorabilmente a salire, a noi viene la geniale idea di bruciare materia per creare energia. E’ ovvio che le fonti di vera energia rinnovabile siano ben altre e non possono che derivare dalle uniche sorgenti non esauribili: sole, vento, terra. Un altro aspetto che poco evidenziato negli INC deriva da un’attenta analisi dei combustibili dello stesso. I principali, cioè quelli che forniscono maggior potere calorifero ai bruciatori, che consentono la produzione di energia, sono la carta e i cartoni per il 55% e le sostanze plastiche per il 37,5%. Materiali che rappresentano rispettivamente solo il 26% e l’11% dei rifiuti solidi urbani. Il paradosso evidente è che i materiali che costituiscono oltre il 90% del potere calorifero dell’INC, cioè il carburante, sono neanche il 50% dei RSU e proprio quelli più facilmente differenziabili e recuperabili. Inoltre poiché richiede una combustione costante, l’INC non può essere sottoutilizzato. Di conseguenza la sua alimentazione perenne confligge per definizione con lo sviluppo e la diffusione, anche culturale, della raccolta differenziata e del riciclo, dileguando di fatto le responsabilità dei politici, degli amministratori e infine dei cittadini verso un processo che sia eco-sostenibile.
5 - INCENERIRE NON ELIMINA LE DISCARICHE - Gli Inceneritori producono una tonnellata di ceneri residue ogni tre tonnellate di rifiuti bruciati. Quindi circa il 30% dei rifiuti bruciati si trasforma in ceneri tossiche e nocive che abbisognano di discariche speciali, ancora più costose e pericolose delle altre discariche. Non ve lo diranno, ma andate a vedere le dimensioni della discarica di servizio all’INC di Brescia.
6 - INCENERIRE NON AIUTA L’OCCUPAZIONE - L’inceneritore di Brescia (il più grande d‘Europa) ha solo 80 dipendenti, per di più a rischio salute altissimo. Le ricadute inquinanti e d’immagine per la nostra regione sarebbero un prezzo salatissimo da pagare in termini di crollo definitivo occupazionale. I tratti unici della nostra regione, i punti di forza che ci caratterizzano come il cuore verde d’Europa, sarebbero compromessi in modo irreversibile e tutti i principali settori trainanti della nostra economia, dal turismo all’agricoltura, dall’enogastronomico alla viticoltura.. già in ginocchio per la morsa della crisi andrebbero in fibrillazione. Anzi si può dire che la cecità e l’immobilismo dei nostri amministratori nel sostenere le nostre imprese hanno già accumulato ritardi e responsabilità di cui dovremmo chiedere conto.
7 - INCENERIRE FA MALE ALL’EFFETTO SERRA - I proprietari dell’inceneritore di Brescia (lo conoscete, no? è quello più pulito del mondo…) dicono che fa “risparmiare” 470mila tonnellate di anidride carbonica l’anno. Ma com’è possibile, se qualsiasi altra fonte di energia ne emette meno? Semplice, è sufficiente paragonarlo non a un’altra fonte energetica, ma a una discarica! Capito il trucco? Se io vi dico, sono l’uomo più bello del mondo non vi sto mentendo…sto solo omettendo di dirvi che i miei avversari non sono esseri umani, ma scimmie dell’Uganda! Ma questo significa distorcere le informazioni.
Un documento della Comunità Europea paragona le diverse strategie di trattamento dei rifiuti, stimando i kg di Co2 risparmiati:
riciclaggio e compostaggio 461, trattamento meccanico-biologico 366, incenerimento 10. In pratica, ogni tonnellata di rifiuti che (invece di essere riciclata) viene incenerita, crea 451 kg di gas serra in più!
8 – INCENERIRE ALIMENTA BUGIE FANTASIOSE- Ah, la parola “termovalorizzatore” non esiste. La Comunità Europea ha diffidato l’Italia dall’usare parole diverse da quella corretta, che è “inceneritore”. Adesso va di moda valorizzazione energetica e le discariche sono diventate invasi, quindi stiamo attenti. S’inventano continuamente nuove parole e fantasiosi termini che mistificano la realtà, per spingerci a credere qualcosa di falso.
Infine, occorre fare ancora una considerazione. Bloccare il traffico che inquina, può provocare disagio (mica tutti possono andare in bici!), chiudere un’ industria inquinante è comunque un problema a causa dei lavoratori (che rimarrebbero senza lavoro) e delle merci (che non sarebbero prodotte), ma fermare la costruzione di un inceneritore che inquina tantissimo e non produce nulla quale disagio comporta ai cittadini? Ma allora perché i politici si ostinano ad insistere sugli inceneritori? Semplice!
9 – INCENERIRE BRUCIA SOLDI PUBBLICI - I guadagni degli inceneritori oltre ad essere garantiti dalle tariffe di conferimento, quindi Tarsu, Tia, Tares (cioè noi cittadini paghiamo per bruciare materia prima, sic!) godono di finanziamenti pubblici. Contro il volere della Comunità Europea che ha già aperto due procedure d’infrazione, la n. 2004/4336 del 13 dicembre 2005 e la n. 2004/5061 del 28 giugno 2006, l’Italia è l'unico stato al mondo che finanzia l'incenerimento dei rifiuti con il 7% della nostra bolletta, i cosiddetti CIP 6. Nel resto d’Europa (Germania, Austria, Belgio, Danimarca) l’incenerimento è scoraggiato da tasse aggiuntive, proprio perché inquina.
I Cip6 sono degli incentivi pubblici stabiliti in applicazione di normative europee che, in buona sostanza, fanno sì che chi produce energia da fonti rinnovabili la possa vendere a un prezzo maggiorato (più o meno il triplo): ciò serve a favorire un investimento sempre maggiore nel campo delle rinnovabili. In pratica su ogni bolletta elettrica che noi utenti paghiamo, viene aggiunto nel quadro A3 un sovrapprezzo del 7%, che poi è utilizzato per questi incentivi.
I nostri politici però hanno avuto un’idea favolosa: dato che i rifiuti sono una fonte rinnovabile (perché se ne producono di continuo, no?) perché non diamo questi incentivi, che in tutto il resto d’Europa stanno alimentando l’energia solare, eolica, geotermica, ecc., agli inceneritori, che bruciano i rifiuti e producono un po’ di energia?
Detto fatto, nel decreto attuativo italiano, dopo il termine “energie rinnovabili”, sono state inserite le parole “e assimilate“. Assimilate? Sì, come ad esempio gli inceneritori! E così ora questi impianti possono vendere l’energia a tre volte il prezzo di mercato, beneficiando d’incentivi miliardari pensati per fonti energetiche pulite. Nel 2011 i costi totali dei ritiri del GSE per l’energia CIP6 sono pari a 3,257 miliardi di euro: il 28,2% alle rinnovabili vere e proprie (918 milioni di €) e per il 72,8% alle assimilate (2.339 milioni di €), cioè agli inceneritori e alla combustione di sottoprodotti delle raffinerie e di altri processi industriali, non proprio processi puliti.
A proposito i cip6 per le assimilate stanno per finire e forse, salvo colpi di spugna, entro l’anno prenderanno il volo. Legittimo che qualche cordata potrebbe avere interesse ad accelerare il dialogo, sempre civilmente, sempre pacatamente.
E’ più che evidente che senza incentivi pubblici nessun imprenditore si azzarderebbe ad investire negli inceneritori. Lo disse anche Guido Bertolaso sottosegretario all’emergenza rifiuti nel 2008: “Chi volete che costruisca gli inceneritori senza contributi pubblici? Sono impianti di per sé antieconomici, stanno in piedi solo grazie agli incentivi pubblici!”.
E forse, nessun politico si ostinerebbe a considerarli come soluzione ottimale alla gestione dei rifiuti.
10 – INCENERIRE E’ SUPERFLUO – Se si attua la gestione virtuosa RIFIUTI ZERO. Non inquina, non uccide, crea energia, elimina le discariche, aiuta l’occupazione, riduce l’effetto serra, non alimenta bugie, porta sollievo ai portafogli (di tutti), elimina gli inceneritori. Ma ne parleremo prossimamente nella seconda parte.
Riccardo Mercante
“Trasi munnizza e n'iesci oro”, facilmente traducibile (entra immondizia, esce oro).
Questa celebre intercettazione di un mafioso che fu riferita dal procuratore Grasso nel 2005 in una trasmissione della RAI, ci dà l'esatta misura dell'interesse della criminalità mafiosa per il business dei rifiuti.
Risoluzione del Parlamento europeo del 20 aprile 2012 sulla revisione del sesto programma d'azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma d'azione in materia di ambiente – Un ambiente migliore per una vita migliore.
Art.32. è del parere che il settimo PAA debba prevedere la piena attuazione della legislazione sui rifiuti, in particolare il rispetto della gerarchia, garantendo coerenza con le altre politiche dell'UE; ritiene che esso debba fissare obiettivi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio più ambiziosi, tra cui una netta riduzione della produzione di rifiuti, un divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, con riferimento alla gerarchia prevista nella direttiva quadro sui rifiuti e un divieto rigoroso di smaltimento in discarica dei rifiuti raccolti separatamente, nonché obiettivi settoriali per l'efficacia delle risorse e parametri per l'efficienza dei processi; ricorda che i rifiuti costituiscono, inoltre, una risorsa che spesso può essere riutilizzata, assicurando un impiego efficiente delle risorse; invita la Commissione a studiare come migliorare l'efficacia della raccolta dei rifiuti provenienti dai prodotti di consumo grazie a un'espansione dell'applicazione del principio della responsabilità estesa del produttore, nonché mediante orientamenti riguardanti la gestione dei sistemi di recupero, raccolta e riciclaggio; sottolinea la necessità di investire nel riciclaggio delle materie prime e delle terre rare, in quanto i processi di estrazione, raffinazione e riciclaggio delle terre rare possono avere gravi conseguenze per l'ambiente se non vengono gestiti correttamente;
Fonti: oltre alle citate tutto il sapere della rete, è senza conflitti d’interesse, la consulenza gratis e a volte disturba.
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