La calda estate del 2007.
La parte silente dell'Abruzzo, quella di costa tra Chieti e Pescara, quella dell'alto Chietino e del Pescarese, aveva subito un' improvvisa interruzione dell'erogazione dell'acqua.
Che cosa era successo?
Un pò di fogli con il timbro dell'Istituto Superiore della Sanità e un'inquietante relazione.
Si legge" è stata stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento...distribuita senza controllo, anche per fasce a rischio di popolazione e utenze sensibili come scuole e ospedali”
Vi basta?
Scrive Melissa Di Sano sul Fatto Quotidiano" E gli enti lo sapevano almeno dal 2004. Eppure, se siamo qui a parlarne, è grazie al guizzo di un professore di Chimica di Torre de’ Passeri, Fausto Croce. A seguito del primo sequestro, fatto a marzo del 2007 dalla Forestale di Pescara, della discarica Tremonti a Bussi, alcuni cittadini partendo dal sospetto instillato in loro dal professor Croce, si rivolgono al Wwf e al Forum Acqua. Sono i loro rappresentanti a eseguire le analisi (private) all’acqua dei rubinetti della Val Pescara, scoprendo la presenza di numerose sostanze contaminanti, pericolose e tossiche. Fanno subito una segnalazione agli enti, pensando che non ne siano al corrente. Ma non è così. E’ il 12 luglio del 2007, quando Maurizio Acerbo, allora deputato di Rifondazione comunista, presenta un’interrogazione parlamentare indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Ambiente relativa alla “presenza di sostanze pericolose per la salute umana nell’acqua che normalmente bevono, o comunque utilizzano, i cittadini della Val Pescara”.
Intanto, dagli enti Acquedotto e Ato arrivano le prime risposte alle associazioni: nei loro confronti, solo minacce di denuncia per procurato allarme. Ma le associazioni non si fermano. Chiedono accessi agli atti a tappeto, scoprendo che gli enti sapevano dell’inquinamento dei pozzi chiamati Sant’Angelo almeno dal 2004, e che la Asl, nel settembre dello stesso anno, aveva segnalato alla Procura l’apertura di un fascicolo a riguardo. In tre anni, c’erano state riunioni ripetute e addirittura un intervento del Ministero dell’Ambiente, a giugno del 2005, in cui si rilevava la pericolosità di sostanze cancerogene nell’acqua distribuita ai cittadini. Anni di consapevole silenzio, in cui alla gente nessuno ha detto niente. In questa faticosa ricerca della verità, gli attori sono stati pochi e contrastati, a volte minacciati. Ma non basta, in quegli anni di silenzio, la Regione ha inviato una lettera ad una serie di enti, invitandoli a “procedere con la massima cautela per evitare inutili allarmismi nei cittadini interessati dall’inquinamento in atto”. Considerando che le leggi sulla potabilità obbligano gli enti a informare i cittadini nell’immediatezza, nulla di questo è stato fatto"
I cittadini che diventano il megafono della Pubblica Amministrazione.
Un avvilente scaricabarile.
Intanto la fobia, la paura di aver contratto malattie del sangue, dei reni, del fegato e qualsiasi altra patologia sta crecsendo nella popolazione.
A Teramo?
I miei soliti dubbi.
I serbatoi di accumulo del Ruzzo una volta, tanto tempo fa con una certa programmazione, venivano svuotati e puliti ogni 3/4 anni.
Ormai sono anni, molti anni che queste operazioni non vengono svolte.
Per quale motivo? Basta versare cloro?
Che cosa si potrebbe trovare sul fondo dei serbatoi?
Ci piacerebbe un controllo dell'Asl o dell'Arta.
Sulle opere di presa delle sorgenti posizionate ad alta quota, vengono costantemente eseguite le dovute manutenzioni?
Come viene affrontato il problema delle greggi estive?
Il ruzzo si affida a un laboratorio esterno per le analisi di potabilizzazione.
La spesa è di diverse centinaia di migliaia di euro.
Eppure esiste una relazione previsionale e programmatica 2011/2013 dell'Ato, che " prevede la realizzazione di un laboratorio di analisi interno ove si affettuino le prime analisi, con possibilità di steps successivi, onde consentire l'ottimizzazione dell'uso delle risorse interne e pertanto la riduzione dei servizi esterni".
Nonostante la presenza di esperti biologi nella pianta organica, perchè il laboratorio non funziona a pieno regime?
Quanti soldi si potrebbero risparmiare ogni anno?
Esistono le contro analisi di potabilità?
Chi controlla il controllore?
In questi mesi il Presidente Forlini sta cercando di garantire il massimo dei controlli organizzando la costituzione di un laboratorio all'interno della Ruzzo.
Le professionalità interne sopite e non utilizzate nei precenti 20 anni di gestione.
Perchè?
Vi assicuro che non finisce qui...presto novità....
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