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700 mila abruzzesi hanno bevuto il veleno. A Teramo?

di Giancarlo Falconi
5 minuti

La calda estate del 2007.
La parte silente dell'Abruzzo, quella di costa tra Chieti e Pescara, quella dell'alto Chietino e del Pescarese, aveva subito un' improvvisa interruzione dell'erogazione dell'acqua.
Che cosa era successo?
Un pò di fogli con il timbro dell'Istituto Superiore della Sanità e un'inquietante relazione.
Si legge" è stata stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento...distribuita senza controllo, anche per fasce a rischio di popolazione e utenze sensibili come scuole e ospedali”
Vi basta?

Scrive Melissa Di Sano sul Fatto Quotidiano" E gli enti lo sapevano almeno dal 2004. Eppure, se siamo qui a parlarne, è grazie al guizzo di un professore di Chimica di Torre de’ Passeri, Fausto Croce. A seguito del primo sequestro, fatto a marzo del 2007 dalla Forestale di Pescara, della discarica Tremonti a Bussi, alcuni cittadini partendo dal sospetto instillato in loro dal professor Croce, si rivolgono al Wwf e al Forum Acqua. Sono i loro rappresentanti a eseguire le analisi (private) all’acqua dei rubinetti della Val Pescara, scoprendo la presenza di numerose sostanze contaminanti, pericolose e tossiche. Fanno subito una segnalazione agli enti, pensando che non ne siano al corrente. Ma non è così. E’ il 12 luglio del 2007, quando Maurizio Acerbo, allora deputato di Rifondazione comunista, presenta un’interrogazione parlamentare indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute e al Ministro dell’Ambiente relativa alla “presenza di sostanze pericolose per la salute umana nell’acqua che normalmente bevono, o comunque utilizzano, i cittadini della Val Pescara”.
Intanto, dagli enti Acquedotto e Ato arrivano le prime risposte alle associazioni: nei loro confronti, solo minacce di denuncia per procurato allarme. Ma le associazioni non si fermano. Chiedono accessi agli atti a tappeto, scoprendo che gli enti sapevano dell’inquinamento dei pozzi chiamati Sant’Angelo almeno dal 2004, e che la Asl, nel settembre dello stesso anno, aveva segnalato alla Procura l’apertura di un fascicolo a riguardo. In tre anni, c’erano state riunioni ripetute e addirittura un intervento del Ministero dell’Ambiente, a giugno del 2005, in cui si rilevava la pericolosità di sostanze cancerogene nell’acqua distribuita ai cittadini. Anni di consapevole silenzio, in cui alla gente nessuno ha detto niente. In questa faticosa ricerca della verità, gli attori sono stati pochi e contrastati, a volte minacciati. Ma non basta, in quegli anni di silenzio, la Regione ha inviato una lettera ad una serie di enti, invitandoli a “procedere con la massima cautela per evitare inutili allarmismi nei cittadini interessati dall’inquinamento in atto”. Considerando che le leggi sulla potabilità obbligano gli enti a informare i cittadini nell’immediatezza, nulla di questo è stato fatto"

I cittadini che diventano il megafono della Pubblica Amministrazione.
Un avvilente scaricabarile.
Intanto la fobia, la paura di aver contratto malattie del sangue, dei reni, del fegato e qualsiasi altra patologia sta crecsendo nella popolazione.

A Teramo?

I miei soliti dubbi.
I serbatoi di accumulo del Ruzzo una volta, tanto tempo fa con una certa programmazione, venivano svuotati e puliti ogni 3/4 anni.
Ormai sono anni, molti anni che queste operazioni non vengono svolte.
Per quale motivo? Basta versare cloro?
Che cosa si potrebbe trovare sul fondo dei serbatoi?
Ci piacerebbe un controllo dell'Asl o dell'Arta.
Sulle opere di presa delle sorgenti posizionate ad alta quota, vengono costantemente eseguite le dovute manutenzioni?
Come viene affrontato il problema delle greggi estive?

Il ruzzo si affida a un laboratorio esterno per le analisi di potabilizzazione.
La spesa è di diverse centinaia di migliaia di euro.
Eppure esiste una relazione previsionale e programmatica 2011/2013 dell'Ato, che " prevede la realizzazione di un laboratorio di analisi interno ove si affettuino le prime analisi, con possibilità di steps successivi, onde consentire l'ottimizzazione dell'uso delle risorse interne e pertanto la riduzione dei servizi esterni".

Nonostante la presenza di esperti biologi nella pianta organica, perchè il laboratorio non funziona a pieno regime?
Quanti soldi si potrebbero risparmiare ogni anno?
Esistono le contro analisi di potabilità?
Chi controlla il controllore?

In questi mesi il Presidente Forlini sta cercando di garantire il massimo dei controlli organizzando la costituzione di un laboratorio all'interno della Ruzzo.
Le professionalità interne sopite e non utilizzate nei precenti 20 anni di gestione.
Perchè?

Vi assicuro che non finisce qui...presto novità....
 


 

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Commenti

Ricordo che nell'estate del 2007 il traforo del gran sasso fu chiuso temporaneamente la notte e si procedette a doppio senso proprio nel periodo di maggior affluenza di persone sulle nostre coste.un amico che si occupava allora degli aspetti legali di tali delibere mi confidò che erano stati obbligati a farlo in quanto qualcosa di "tossico" permeava nelle nostre acque. Da allora non bevo più la nostra acqua.i casi di tumori sono aumentati negli ultimi anni tra i residenti dei paesi montani.ma nessuno ne parla. Date da bere agli assetati...
Ormai molti non bevono più acqua del rubinetto a Teramo perché nessuno si fida più delle amministrazioni che pensano solo ai loro tornaconto. Nel dubbio, quasi certezza , meglio Acqua minerale, difendiamoci da soli!
Si bere acqua minerale serve fino ad un certo punto. Come li lavi gli alimenti(verdura, frutta etc etc)?come ci laviamo noi stessi?
Il Presidente Forlini ha dichiarato che il Ruzzo non ha colpe se le tariffe aumentano, applica le tariffe deliberate dall'ATO.... !! Chi fornisce all'ATO i dati operativi di gestione sui quali l'ATO calibra le tariffe per assicurare l'equilibrio economico-finanziario del Ruzzo? Il Ruzzo, naturalmente..! Dalla lettura di quei dati operativi si deducono le folli scelte che hanno aumentato i costi e con essi le tariffe applicate dall'ATO. Occorre che tutti i cittadini che pagano le bollette con le tariffe aumentate si chiedano ciò che Falconi chiede da tempo, e agiscano di conseguenza: - eventuali assunzioni e le eventuali cessazioni effettuate dal 2009 a oggi, entrando anche nel merito della legittimità delle procedure di reclutamento seguite, come hanno inciso sull'incremento delle tariffe? -il personale comunque assunto è impiegato adeguatamente? quali risparmi ha prodotto rispetto alla preesistenti esternalizzazioni? - c'è un organismo di valutazione delle performances aziendali? - nei costi operativi sono presenti in maniera adeguata le incidenze per assicurare la valorizzazione del patrimonio pubblico o stiamo andando verso il progressivo decadimento delle reti e degli impianti e l'aumento degli sprechi e delle perdite idriche (e con esse l'aumento dei costi di distribuzione), nonostante gli aumenti delle tariffe? - i costi della morosità, che pagano i cittadini corretti e puntali, sono appostati a fronte di un efficace piano di recupero dei morosi, compreso il famoso condominio, oppure sono stati utilizzati per altre, amene, necessità? - i costi energetici sono ottimizzati (consumi parassitari, contratti da rinegoziare, forme di ottimizzazione del bilancio energetico..)? - c'è un consapevole presidio e monitoraggio interno dei rischi sanitari e dei rischi ambientali? quali sono i programmi in corso? - a che punto siamo con le norme anticorruzione? E' sufficiente aprire delle pagine bianche sul sito istituzionale? - c'è un piano degli investimenti sostenibile e calibrato in funzione del miglior rendimento? - come si possono emettere numerose fatture a consumo presunto senza leggere i contatori e poi imporre pagamenti ingenti ad una utenza abituata ad un diverso profilo di consumo? Potrei andare avanti a lungo, la salita per Forlini è appena iniziata e non vedo un buon ritmo .... attenzione alle apparenze, per il Ruzzo sono necessari interventi concreti e radicali, che non ci saranno mai: da una campagna elettorale all'altra...!!
Vorrei controbattere ai primi tre commenti, tranquillizzando i cittadini della Provincia di Teramo dell'ottima qualità dell' acqua del Ruzzo e invitandoli a non spendere soldi per le acque minerali che tra parentesi creano rifiuti che devono essere smaltiti. Da diversi anni il Ruzzo ha attivato un sistema pilota di Analisi on-line interno delle acque di falda che insistono nell'area dei laboratori I.N.F.N. e del bacino acquifero del Gran Sasso nel suo complesso. Codesto sistema consente di rilevare per mezzo di sonde l'eventuale superamento dei limiti di concentrazione di parametri sensibili sottoposti a controllo, dando l'allarme, repentinamente il personale tecnico incaricato recepisce l'allarme della sonda e manda l'acqua a scarico. L'erogazione viene ripristinata solamente nel momento in cui la ASL tramite l'ARTA certifica che i valori dei parametri sono rientrati nei limiti di legge. Non si può parlare della qualità dell'acqua del bacino acquifero del Gran Sasso teramano costantemente monitorata e contemporaneamente denunciare la gravissima situazione delle falde acquifere ormai compromesse del Comprensorio fra Pescara e Chieti.
Siete certi di bere "meglio" acquistando acqua minerale? Siete certi che i pacchi da 6 che acquistate in confezioni di plastica durante i trasporti non siano stati esposti a raggi solari o messi a contatto con sostanze a loro volta tossiche? E anche se ne siete certi, con cosa cucinate? Con cosa vi lavate? Per chi vive in campagna: con cosa irrigate i campi? Sono padre di due bambine, uso acqua filtrata tramite depuratore ma non sono per niente tranquillo e leggere determinate cose mi rende ancora più inquieto. Chi ci da la totale e dovuta tranquillità che non siamo tutti a rischio? D'altronde cosa possiamo aspettarci, in un mondo dove si guarda solo al dio denaro non pensando alle conseguenze ambientali ed umane come possiamo sperare di fare sogni tranquilli??