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Quell'Abruzzo che si tuffa nel mini idroelettrico

di Susanna Ciminà
17 minuti

Più ci saranno gocce d'acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza
(Madre Teresa di Calcutta)

L’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato, con la risoluzione 65/154, che il 2013 sia “Anno Internazionale della Cooperazione nella Sfera dell’Acqua” con l’obiettivo forte di sensibilizzare alla risorsa. Valorizzerà la storia e le iniziative di successo delle cooperazioni sulla materia dell’acqua e identificherà i temi emergenti e più urgenti.
E’ interessante sottolineare che dal 1° gennaio di quest’anno, fino alla fine del 2013, gli sforzi di questo programma stanno andando verso una direzione che permette di fomentare un miglioramento della gestione delle risorse idrauliche, per assicurare che l’assegnazione e lo sfruttamento dei servizi relativi a questa risorsa vengano svolti in maniera giusta, responsabile, sensibilizzando i cittadini.

La Gestione dell’acqua è tema complesso.
E’ tema intriso di storia, di racconti, di politica. Nell’acqua scorre la vita, è essenza, l’acqua. C’è energia “pulita” nell’acqua, quell’energia che potrebbe sanare molti bilanci da “profondo rosso” e farlo in modo “pulito” .

La tecnologia

La tecnologia in campo idroelettrico è attualmente giunta a piena maturità, e il suo uso industriale ha raggiunto una amplissima diffusione.
Nel nostro Abruzzo l’idroelettrico copre attualmente una grande fetta del fabbisogno di energia.
Siamo l’unica Regione del centro Italia che si distingue per l’utilizzo di fonte idraulica con 57 installazioni (quelle di grande taglia fanno la parte del leone!) e 1002 MW di potenza istallata. Il potenziale per una ulteriore istallazione degli impianti di grande potenza è ormai saturato.
Rimangono invece spazi interessanti di sviluppo negli impianti di piccola scala. È il caso di piccole turbine (da pochi kW ad alcune centinaia di kW) che consentono di produrre energia anche con portate o salti idraulici modesti.
Si parla di mini-idroelettrico.

Ma cosa è il mini idroelettrico?

Con il termine mini idroelettrico si intendono impianti la cui potenza nominale non supera i 3MW .
Tali impianti, in sintesi, trasformano l’energia potenziale (cioè dovuta alla quota)  dell’acqua in energia elettrica,  sfruttando modesti salti idraulici, anche solo di qualche metro.
Quest’ applicazione utilizza turbine di  diverso tipo (Kaplan, Pelton o Francis - chiedo perdono per il “necessario” tecnicismo!) a seconda delle necessità contingenti, oppure tecnologie meno “convenzionali” come le coclee, conosciute come viti senza fine, o i rotori, praticamente i classici “mulini”.
Esistono anche impianti molto molto piccoli, con potenza inferiore a 10 kilowatt, utilizzati per l’autoconsumo nelle zone rurali, come i rifugi appenninici, i campeggi o le malghe.

Perchè il mini idroelettrico?

Dire mini idroelettrico significa dire micro generazione diffusa, e quest’ultima, assai di moda ultimamente, consente di ridurre fortemente l'estensione e quindi l'impatto ambientale della rete di interconnessione in alta e media tensione, limitando, al contempo le possibilità di black-out zonali e le perdite di trasmissione che sono invece presenti quando la generazione è concentrata su impianti di grande taglia e deve essere poi distribuita alle utenze.
Oggi, invece, dobbiamo imparare a recuperare  piccole grandi opportunità di generazione elettrica pulita, che potrebbero contribuire grandemente al raggiungimento degli obiettivi previsti dagli accordi di Kyoto, evitando che comunità e enti locali siano chiamati a pagare importanti penali, secondo le regole del "burden sharing" (Decreto Ministeriale “Sviluppo 15 marzo 2012”), che prevedono che ciascuna comunità paghi se non raggiunge il suo obiettivo di riduzione di CO2 e di generazione rinnovabile.

L’esempio.

In Abruzzo ci sono numerosissimi corsi d’acqua. Il nostro territorio è infatti ricco di migliaia di canali, ruscelli, fiumiciattoli e cascatelle.
Per chi usa la saggezza per sfruttarla bastano 2 metri di salto, ovvero anche una cascatella torrentizia alta 2 metri, ed ha la possibilità di fornire energia a più di 350 famiglie!!!
E' il caso di Cerano in provincia di Novara, dove una centrale appena inaugurata ottiene una potenza costante di 660 kW utilizzando un sistema del tutto innovativo anche se di antica concezione: la vite di Archimede. Quest’ultima detta anche còclea, è un dispositivo elementare in genere usato per sollevare  acqua, con la particolarità che restituisce buoni rendimenti per salti  idraulici che vanno da 1 a 10 metri e con  portate d'acqua relativamente basse (dai 0,5 a 5,5 m³/sec.).
La caratteristica che l’ha resa “vincente” è che continua a funzionare anche con i corsi d'acqua dalle portate irregolari, di cui il territorio italiano e l’Abruzzo, in particolare, è irrorato.

Il mini- idro in sintesi=?

Un concentrato di: dinamica semplice, rendimenti all'avanguardia, potenzialità vastissime, costi e rischio idrogeologico minore rispetto al solare e all’eolico.
Crescita lenta ma costante.
Ad oggi 1021 comuni italiani hanno almeno un mini-impianto Idroelettrico (fino a 3 MW), con i quali coprono il consumo energetico dell'8% delle famiglie italiane.
Facendo una rapida ricerca ho individuato in Italia più di 10mila piccoli salti d'acqua di almeno 1,5 metri facilmente utilizzabili senza grandi spese. Senza contare i 18mila km di canali d'irrigazione che da soli potrebbero dare elettricità a 250.000 abitazioni. Basta installare una turbina, un alternatore e un sistema di controllo: la produzione di elettricità è praticamente ininterrotta, al contrario di quel che avviene con i pannelli solari e le pale eoliche.

Un po’ di business.

E’ attualità.
E’ stato pubblicato il bando (http://www.agensud.it/)per le risorse da destinare ai mini impianti da parte del Ministero delle Politiche Agricole (Art. 59, comma 7, del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito in legge 7 agosto 2012, n. 134), al fine di avviare piccole autoproduzioni di energia idroelettrica.
Il bando, che stanzia 20 milioni di euro, prevede l’assegnazione delle risorse a consorzi di bonifica del Centro e del Sud che dispongano già di infrastrutture utilizzabili per la produzione di energia elettrica dall’acqua.
Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna sono le Regioni interessate dal bando: oltre ai 20 milioni di euro pubblici, si prevedono finanziamenti complessivi di circa 60 milioni di euro, grazie al sostegno di investitori privati. Il commissario Roberto Iodice, ha spiegato:
“È un’iniziativa innovativa, la prima in Italia, che consente, con pochi spiccioli di investimento, di produrre ingenti quantità di energia elettrica. In un anno solare, ogni consorzio potrà produrre 8.000 kWh di energia elettrica equivalente al consumo per un intero anno solare di 13.000 famiglie medie. Il totale della programmazione consentirà di produrre l’ equivalente dell’energia elettrica consumata da 1.000.000 di cittadini italiani.”
Quanti in Abruzzo sapevano? Quanti enti pubblici potrebbero esserne i fruitori? Quanti ospedali, aziende agricole, famiglie? ... E’ una buona occasione, meditiamola.

Sui meccanismi di incentivazione.

Come recita il lunghissimo D.M. del 6 luglio 2012, attualmente, in Italia, il mini-idro beneficia di incentivi, erogati con il meccanismo della tariffa onnicomprensiva (per impianti inferiori ad 1 megawatt ed entrati in esercizio in data successiva al 1° gennaio 2013)o, in alternativa, con il meccanismo dello scambio sul posto(per taglie fino a 200 kilowatt).
In breve, esageratamente breve, la Tariffa onnicomprensiva consiste nel riconoscimento di 0,219 € per ogni KWh di elettricità netta prodotto e immesso nella rete elettrica da impianti tra 20 e 500 kW e 0,155 € da impianti tra 500 e 1000 kW. Incentivo, questo, viene corrisposto per un periodo di 20 anni
In alternativa “Il servizio di Scambio sul posto”, secondo la definizione dell’AEEG, “consiste nel realizzare una particolare forma di autoconsumo in sito, consentendo che l'energia elettrica prodotta e immessa in rete possa essere prelevata e consumata in un momento differente da quello nel quale avviene la produzione [...]".
Ad ogni modo si rimanda i più curiosi allo “spoglio” del decreto ministeriale.
 
La fattibilità

NOTA BENE. Sorvolando il tecnicismo, in genere poco caro ai lettori è interessante affrontare il punto di vista autorizzativo. Il possesso della “Concessione di derivazione di acque pubbliche superficiali per uso idroelettrico”, è infatti, uno dei requisiti principali. Ed udite, udite ….per le "piccole derivazioni" d'acqua, che identificano impianti con potenza di concessione inferiore ai 3 MW, l'ente incaricato del rilascio della Concessione è la Provincia.

Mmmmm… L’acqua è politica. Si, è anche politica. Quella politica che spesso rallenta …ma che potrebbe anche “proporre” e “risolvere”… e che, sono certa,  non resterà sorda a questo eco.

Tornando all’’elemento più critico, ebbene sì, esso è rappresentato PROPRIO dai tempi di autorizzazione.
Molto lunghi.
In Italia, come si accennava, le competenze per gli impianti di potenza inferiore ai 3 MW sono in capo alle Province, che impiegano mediamente dai due ai quattro anni per l’autorizzazione.
Oltretutto in alcune Province è in atto una moratoria, per cui il rilascio di nuove autorizzazioni è fondamentalmente bloccato. Inoltre in molti casi per lo stesso sito sono in concorrenza più richieste di concessione e questo contribuisce a complicare l’iter aumentando il rischio di controversie e di ricorsi.
Insomma storie di “italica” memoria.

$$$$$ Costi & Ricavi di un mini impianto. $$$$$
Un esempio…
Studi di Fattibilità condotti dal Dipartimento di ingegneria ed economia agrarie dell’università di Bologna (http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/Infoagri/10ia11/4908_web.p…) hanno stimato i seguenti costi e ricavi, per un ipotetico impianto mini-idro da 40 kilowatt ad acqua fluente:

-4.500 euro/kW per il costo d’impianto (in cui sarebbero incluse: Progettazione e Concessione, Opere Civili ed Opere Idrauliche, Opere elettriche ed accessorie) ;
-2180 euro/kW per la coclea (alias turbina) completa;
-1760 euro/kW il ricavo dell’energia elettrica ( ipotesi di 7500 ore di funzionamento con tariffa di concessione dell’energia elettrica a 0.22 euro/kWh);
-407 euro/KW  l’utile all’anno al netto delle imposte (imposte dirette ed indirette  quota 50% dell’utile).

Per un impianto mini-idro ipotetico da 40 kW di potenza installata, la stima ha previsto un rientro d’investimento con SOLE 4500 ore di funzionamento annuale( a fronte delle 7500 ore dell’analisi), e che il punto di pareggio tra costi e ricavi si consegue dopo 6 anni dall’attivazione dell’impianto.
Si ricorda che la vita utile, del mini-idro, in media è stata stimata di 25-30 anni, con buone possibilità di arrivare ai 50!
E’ evidente la convenienza, sè e solo sè (con un TERZO sè d’obbligo) l’impianto è progettato correttamente!

VA PRECISATO CHE: quello presentato non è uno studio di fattibilità di riferimento, ma solo un studio consultato per avere un’ ordine di grandezza dei numeri in gioco. L’impianto in esame, era infatti “ipotetico” senza caratterizzazioni e senza specifiche, se non generali.
D’altra parte è difficile pensare di omologare un modello di analisi della convenienza alla realizzazione di impianti di diversa potenza e ubicati in situazioni idrogeologiche difformi. Questo limite è legato a due principali componenti: in primo luogo ogni sito ha caratteristiche proprie e le opere complementari all’impianto possono avere un’incidenza sui costi totali completamente distinte; in secondo luogo, la costanza della portata del corso d’acqua è indubbiamente la variabile più importante da indagare su cui si basa l’intera convenienza della fattibilità del progetto.

Ora, gioco il Jolly.

Impianti Idroelettrici su acquedotti esistenti.
Ebbene si.
Oltre agli impianti ad acqua fluente, esiste inoltre un modo per ricavare energia elettrica con una riduzione ulteriore dell’ impatto ambientale  e sfruttando le risorse disponibili sul territorio mediante l'utilizzo dell’acqua degli acquedotti potabili.
E’ interessante notare che in tutti i casi in cui si ha una rete acquedottistica, è già disponibile un sistema di condotte forzate atte alla distribuzione della risorsa idrica alle utenze. Normalmente in questi casi l’acqua a destinazione potabile arriva all’utenza con una pressione eccessiva e, per essere utilizzata preservando il sistema delle condutture, gran parte della sua energia idraulica deve essere addirittura dissipata mediante delle valvole di riduzione della pressione.
L'energia residua e quella dissipata, anziché essere sprecate, possono essere trasformate in energia elettrica, inserendo nella condotta una turbina idraulica con generatore elettrico.
Un impianto idroelettrico posto su un acquedotto potabile ha bisogno di alcuni accorgimenti rispetto ad un impianto normale ad acqua fluente in quanto deve permettere l’utilizzo dell’acqua a scopo potabile in tutte le circostanze.
Sorvolando la sua caratterizzazione tecnica mi sembra interessante sottolineare che gli investimenti, relativi a questi impianti, risultano contenuti rispetto ai sistemi ordinari poiché buona parte delle opere impiantistiche sono già realizzate e disponibili. Pertanto i tempi di rientro del capitale investito sono piuttosto bassi (anche 5 - 6 anni a seconda della tipologia di impianto).

Il mio SI al mini-idro in Abruzzo.

Siamo nell’ambito di una tecnologia dalle grandi potenzialità, dai rendimenti elevati, dai bassi costi e dal basso impatto ambientale.
Un settore che nei documenti programmatici sulle fonti rinnovabili è considerato tra quelli con maggiori possibilità di sviluppo.
Ricapitoliamo un po’…
Le centrali interessate hanno taglia inferiore ai 3 MW, presentano costi di installazione relativamente ridotti e, basandosi sulle tecnologie già ampiamente consolidate negli impianti maggiori, risultano molto efficienti.
Come tutto il settore idroelettrico, anche il mini-idro fornisce un’energia rinnovabile, alternativa e pulita. In un’epoca che vede i Paesi emergenti costruire dighe imponenti, in mezzo a continue proteste e mobilitazioni, l’Italia, grazie alla conformazione del suo territorio, potrebbe porsi all’avanguardia nell’ambito del mini-idro.

La nostra Regione, in particolare, risulta quanto mai ricca di canali, ruscelli, fiumiciattoli e cascatelle: si parla di migliaia di piccoli salti d'acqua con un’altezza compresa tra 1,5 e 3 metri, in grado di produrre migliaia di kWh di energia
Un patrimonio di grande valore che, grazie all’esperienza maturata in molti decenni con l’idroelettrico tradizionale, potremmo sfruttare con risultati ottimali.
Potremmo pensare di alimentare elettricamente gli edifici pubblici, gli ospedali, potremmo condizionarli gli ospedali, potremmo dare luce alle biblioteche, alle scuole….
Ci pensate? E’ bellissimo, potremmo fare luce con acqua!

Basti sapere che l’ultimo rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili” conta ben 1.021 municipi in Italia dotati di un impianto idroelettrico di taglia inferiore ai 3 MW per una potenza totale di 1.123 MW (nel 2006 si arrivava appena a 17,5 MW).
Energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre un milione e 700mila famiglie.
Dati che fanno ben sperare in importanti sviluppi futuri del mini idroelettrico.
Un settore che richiede sì esperienza e professionalità, ma anche un pizzico di ingegno e fantasia. Doti che ai cervelli italiani certo non mancano.
Doti che a Noi abruzzesi “fieri e cortesi” invidiano.

Poi…aggiungo io, occorrono volontà, dedizione, “cocciutaggine”.
Non basta, ovviamente l’accensione della lampadina (L’EUREKA!).
Occorre professionalità, tempo, volontà per definire, validare, concretizzare l’idea, per realizzare il prototipo, ingegnerizzarlo e renderlo commerciabile.

T.A. EDISON diceva: 10% inspiration, 90% traspiration.

Il Ruzzo ha un buco di 70 Milioni di euro. (f.te. Stampa ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/02/22/news/teramo-l-acquedotto-del-ruzzo-ha-70-milioni-di-debiti-1.6581163 ) 70 con 6 zeri. 70 milioni di buchini. Sono tanti, troppi. 
L’acqua si è fatta mini,…per passarci attraverso.
Abruzzo. Che dici? La lasciamo passare? 
 

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Commenti

Ci voleva tanto? Noi siamo la GReen economy e ancora parlano di Ombrian amre 1 o 2. Forza Ciminà e dai con questi pezzi. Politici sveglia. http://www.repubblica.it/ambiente/2012/05/11/news/mini_idroelettrico-34…
Giancarlo mi serve il numero dell'Ing Ciminà sono molto interessato a mediare alcuni investimenti. Grazie. Invitala a Roma nei prossimi giorni. Tanto ora che si svegliano a Teramo, abbiamo progettato tre mini idroelettrici.
Cara Ciminà, il Ruzzo potrebbe fare economia e investimenti. Il ruzzo non ha politica e siamo arrivati a molti più milioni di euro a cui la sua gentilezza ha sottolineato. Il mini idroelettrico, il solare, l'eolico, siamo una regione da terzo mondo. Speriamo nella vostra nuova generazione. Speriamo che la mediocrità vi dia spazio. Lo spero per me e i miei figli. Tornate da noi a lavorare.
Si prevede a breve la nascita del movimento No-idro. :)))))
Ing. Ciminà ha omesso i vincoli dettati dal parco sull'installazione di queste centrali... tutti i comuni rivieraschi hanno salti di dimensioni modeste forse deve rifare i conti!
I vincoli del parco?
Ci sono concessioni già assegnate e società pronte. Che cosa mancano? I permessi come al solito. La POlitica sempre pronta a non fare, a non dichiarare, a non essere.
Splendido articolo, mi ha aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo. Grazie Susanna!!!
Essendo il sottoscritto un conoscitore molto profondo del ns. territorio ed in particolare di quello montano, mi sono sempre chiesto perchè non sfruttare tutti i salti torrentizi che abbiamo per produrre energia elettrica? Lo penso quando passo lungo Rio Arno dove esiste da tempo un'antica mini centrale. Lo penso anche quando faccio footing e arrivo al ponte Stucchi del Vezzola dove il torrente si getta nel letto sottostante con un salto di diversi metri. Lo pensiamo quando andiamo a pesca nei ns. toorenti montani pieni di bellissime cascate. Credo che la gente debba aprire gli occhi perchè la politica in questa nazione ha prodotto e produce solo un mare di danni, anche per servilismo nei confronti di quei monopoli che oramai incancreniscono la vita di tutti. Invece se ci ponessimo delle domande su ciò che è stato ci renderemmo conto che esiste la possibilità di produure un mare di energia anche pulita ed a buon mercato.
Bravissima Ing. CIMINA' complimenti per il bell'articolo. Davvero semplice chiaro e stimolante a fare invece di rimanere a guardare e non fare nulla come i politici! Io essendo un inventore, tra le mie invenzioni folli... Più di 75 ne ho un paio proprio sull'idroelettrico e una può fare a meno delle concessioni!!! Purtroppo sono senza soldi e non trovo nessuna banca che mi aiuti a partecipare ai bandi regionali ed europei che finanziano fino ad un massimo del 50% e comunque senza il restante 50% é impossibile partecipare a questi bandi come da Lei suggeriti! Se ci fosse una Banca o Venture Capital interessato chiamatemi al 340-09.49.116. Grazie Ludovico
Vorrei approfondire l'aspetto dell'impatto ambientale (solo perché non conosco bene la struttura di questi impianti). Un impianto idroelettrico per ogni ruscello o torrente come potrebbe essere realizzato senza stravolgere il greto degli stessi e l'aspetto naturale circostanze. Nell'acquedotto l'idea mi sembra plausibile perché si interviene su infrastrutture esistenti e quindi la fase di scavo e messa in opera ha meno impatti. Sui ruscelli e torrenti invece come si procede? Mi chiedo questo perché immagino che occorrerà scavare, trasformare, installare impianti di erogazione dell'energia prodotta. Questi interventi sono contenuti oppure si rischia di dover spianare alcune aree di bosco modificando l'habitat di flora e fauna? Ammetto la domanda nasce dalla mia scarsa conoscenza dei mini impianti. Conosco bene quelli grandi e so cosa determinano in termini di produzione, installazione, inquinamento acustico ed elettromagnetico. Quindi colgo l'occasione per approfondire questa tecnologia e per comprendere come utilizzarla nei nostri corsi d'acqua nel rispetto degli altri esseri viventi (Lo ammetto ho poca fiducia negli esseri umani, soprattutto quando ci sono in ballo interessi economici, anche a fronte di un'energia pulita) Un saluto e un grazie per questo interessante e vivace punto di discussione
Cara Katia, ti ringrazio per avermi dato modo di affrontare anche questo aspetto. Hai assolutamente ragione quando dici che qualsiasi intervento umano modifica in modo irreversibile l'ambiente che ci circonda, ma d'altra parte non si può pensare di "avere" qualcosa senza "perdere "qualcos'altro. Insomma non ci sono pasti gratis... E' il secondo principio della termodinamica che ce lo ricorda! L'idea è che bisogna essere un attimino coerenti e capire che se si vogliono elettricità e confort vari, e non si vuole vivere "al buio", da qualche parte questa energia deve sbucare fuori! Per prestare attenzione agli aspetti ambientali, l'ingegnere bravo, deve quindi cercare di trovare soluzioni che minimizzino il degrado del territorio e che allo stesso tempo producano energia in modo efficiente. Il mini idroelettrico è nato, anche sotto questa stella! E' giusto anche sottolineare che la proliferazione di allestimenti a piccola scala sulla rete idrografica può avere anche conseguenze negative dal punto di vista dell’alterazione dello stato ecologico e della qualità morfologica dei corsi d’acqua. Spesso infatti a piccoli impianti non corrispondo piccoli impatti, specialmente quando è necessaria la costruzione di nuove opere in alveo o quando tratti di fiume inalterati vengono sottesi da nuove derivazioni. Ci sono comunque alcune tipologie di impianti che hanno impatti nulli otrascurabili, la cui realizzazione è possibile grazie ai recenti sviluppi tecnologici nel campo delle macchine idrauliche e delle opere di sbarramento. La caratteristica fondamentale degli impianti a basso impatto è quella di appoggiarsi a opere già esistenti, o di sfruttare il reticolo idraulico artificiale, evitando l’artificializzazione di nuovi tratti di corsi d’acqua naturali. Quest’ultimo aspetto è molto significativo dal punto di vista ambientale, in quanto i piccoli impianti vengono generalmente installati sui torrenti nelle zone più elevate del bacino idrografico, che a oggi sono le meno sfruttate, ma che conservano un patrimonio naturalistico bisognoso di essere tutelato. Esempi di tipologie di impianti a basso impatto sono: - gli impianti sulla rete acquedottistica, - gli impianti sul reticolo idraulico artificiale ; - gli impianti su manufatti esistenti. Tra i mille aspetti da considerare è interessante sottolineare, per gli impianti sulla rete acquedottistica, ( quelli di cui abbiamo parlato con maggior enfasi) che, in genere, le turbine utilizzate devono avere caratteristiche particolari per non alterare le caratteristiche organolettiche dell’acqua con cui vengono a contatto: devono infatti essere rifinite con vernici alimentari e lubrificate con oli biodegradabili e non tossici. L'idea è che prima di un qualsiasi intervento sul territorio, è buona norma fare delle analisi ambientali e sincerarsi dello stato del sito in cui si intende operare. Piacere mio, questo momento di scambio e di crescita. Invito chiunque sia interessato all'argomento ad intervenire, per aiutarCi a migliorare e a conoscere nuovi e non indagati aspetti.
I costi di progettazione sono assolutamente sottostimati. Ai sensi delle NTC '08 occorre infatti predisporre un adeguato piano di indagini geotecniche e geofisiche da condursi verosimilmente in ambinte difficilmente raggiungibile e che dovrà essere predisposto alle indagini Una relazione geologica per un'opera del genere quanto dovrebbe costare?
frL'articolo è ben strutturato e analizza con passione un tema caldo, importante e alla portata dell'interesse pubblico. Anche se risulterebbe scontato ammetterlo, ricordiamoci che tutto ciò che passa nella politica è gestito dalla mafia.
Gentile Anonimo, L'ordine di grandezza dei costi per l'impianto e' quello ( circa 6000 euro/kW) , se lei propone un'altra valutazione, la prego di mostrarmela. La relazione geologica particolareggiata viene in genere redatta durante lo svolgimento della pratica di autorizzazione integrata ambientale ex legge 387 a valle dell'ottenimento della concenssione alla derivazione. Se non si è in possesso di un'autorizzazione il metterla " in piedi" vuol dire sprecare soldi.! Poiché come dicevo, le stime dipendono fortemente da molti fattori, posso dirLe che l'ordine di grandezza di questi studi geologici particolareggiati spazia dai 30000 ai 100000 euro. Capirà bene che su in investimento da circa 2 milioni di euro ( per una centrale da 500 kW) incide pochino. E' interessante sapere invece che in sede di pratica per l'ottenimento dell'autorizzazione viene in genere condotta una relazione geologica di carattere più generale, che ha un costo relativamente contenuto.
Come sempre un articolo davvero interessante ing. Ciminà, complimenti. Mi chiedo solo se non esistano altre possibili applicazioni del mini-idro, nient'altro oltre ai ruscelli e agli acquedotti? Sicuramente una tecnologia vincente sotto più punti di vista: dall'impatto ambientale a quello economico (solo 5/6 anni per rientrare a fronte di una vita utile di almeno 25 anni!! ma ci rendiamo conto!!). E' anche vero però che tra la fase di progettazione e quella di esercizio dell'impianto vi possono essere degli imprevisti che determinano ritardi nella realizzazione e quindi un aumento dei costi, ma nonostante questo a quanto pare le premesse ci sono tutte, speriamo che le istituzioni non si lascino sfuggire l'occasione.
Gentile Ing.Cimina', L'argomento e' di assoluto interesse ed è importante aprire una discussione ed evidenziare i fondi disponibili per implementare tale tecnologia. Credo che con il mini-idroelettrico si possa avere un impatto ambientale tutto sommato controllabile e migliore di quello portato dal fotovoltaico o dall'eolico dato che spesso le installazioni andrebbero ad occupare spazi già interessati da infrastrutture.Per gli altri siti bisognerebbe avere la necessaria attenzione non solo paesaggistica ma anche per l'impatto che una variazione sul flusso d'acqua potrebbe avere localmente. Tornare verso l'idroelettrico sembra quasi ri-scoprire l'uovo di Colombo ma ben venga se ci consente di ottenere energia pulita con costi ammortizzabili in un arco di tempo accettabile. Ci sono stati già simposi dove la ricerca ha discusso in maniera approfondita di vantaggi/svantaggi della tecnologia e delle sue realistiche potenzialità a breve termine?L'attenzione dei media non mi sembra ancora molto focalizzata sull'argomento,forse è una questione di mode... Grazie dell'attenzione e delle informazioni. Francesco
Presentazione delle pompe e turbine che porteranno a una seconda rivoluzione industriale, correggendo gli errori energetici e della gestione idrica commessi nella prima. Pompe e turbine con la doppia alimentazione separata fino alla girante (deposito di brevetto internazionale PCTIT20160002002 del 31/08/2016 in cerca di partners). Questa presentazione riguarda anche le turbine idrauliche, ma è interessante soprattutto per le pompe. Le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante non esistono ma sono semplici da realizzare con semplici modifiche all’alimentazione della attuali pompe. Questa semplice invenzione è la più potente invenzione energetica dei nostri tempi, poiché consente di aggirare la forza gravitazionale e pressioni idrostatiche, pertanto, di produrre energia riciclando l’acqua, in qualsiasi condizione, anche nella versione mobile, sostituendo gli attuali motori termici, eliminando i combustibili e l’inquinamento. Ovviamente, da sola non basta. E necessario modificare anche gli impianti idraulici come riportato nei seguenti articoli disponibili in rete sul sito web http://www.sapawhe.eu: http://www.spawhe.eu/the-energetic-miracles-of-pumps-with-separated-dou…; http://www.spawhe.eu/hydroelectric-power-auto-with-torque-peripheral-to…; http://www.spawhe.eu/the-sustainable-future-of-environment-energy-food-…; http://www.spawhe.eu/relativty-and-technology-in-the-new-hydroelectric-…. I molti miracoli energetici consentiti dalle pompe e dagli impianti modificati, cercano partener pubblici e privati, come li hanno cercati gli impianti di depurazione sinergici globali riportati sullo stesso sito web, che purtroppo non li hanno trovati. Per il sottoscritto è evidente, che la classe dirigente mondiale, pubblica e privata, non ha il coraggio di ammettere gli errori commessi a livello scientifico tecnico ed economico, sia sui sistemi depurativi che su quelli energetici del presente e del passato. Ma se continuano a fingere di non comprendere anche invenzioni semplici e strategiche, come la presente, si continua a sprecare risorse pur sviluppando buone tecnologie in tutti i settori. Non è la somma delle tecnologie sviluppate a determinare il risultato globale, ma il ragionamento in grado di mettere insieme razionalmente gli elementi da sommare. Infatti, come una somma non si può realizzare se non si allineano correttamente gli addenti, nello stesso modo non si possono sommare gli effetti ambientali se gli impianti non sono progettati per realizzare cicli globali depurativi o energetici. E nemmeno per essere collegati tra di loro per completare i cicli incompleti. Meglio ancora se le energie che si utilizzano interagiscano positivamente con l’ambiente del punto di vista chimico, biologico o fisico. In ogni caso i cicli che si aprono devono essere chiusi negli impianti, non nell’atmosfera e nemmeno nelle acque dei fiumi laghi e mari. In SPAWHE ci sono molti esempi di impianti globali che chiudono i cicli fossili e biologici. Tutti gli impianti depurativi e termici per essere progettati globalmente avrebbero dovuto essere realizzati della dimensione giusta al posto giusto, affinché producessero insieme all’energia acque alcaline e concimi naturali senza dispersioni di calore e di emissioni nocive nelle acque e nell’atmosfera. Ma questo non è avvenuto perché la classe dirigente tecnica e scientifica, pubblica e privata, che li ha progettati, ha disposto a caso gli impianti sul territorio e se oggi si volessero chiudere i cicli correttamente sarebbe impossibile farlo, essendo sbagliati gli impianti nella dimensione, nella posizione e nei processi che non contemplano cicli globali. Chi ha dimostrato di non saper progettare impianti depurativi ed energetici fossili e biologici globali che non danneggerebbero l’ambiente, ha dimostrato anche di non saper progettare gli impianti idroelettrici senza realizzare grandi opere idrauliche che sfruttano il salto idraulico o correnti naturali di acque e onde, che apparentemente, sembrano vantaggiose, ma nella realtà non lo sono poiché sono comunque necessarie importanti opere di convogliamento e l’utilizzo dell’acqua è sempre a senso unico. Sarebbe molto più semplice ed economico progettare e realizzare impianti idroelettrici con il riciclo dell’acqua, poiché questi impianti, rispetto al salto idraulico consentono il riciclo dell’acqua senza sollevarla e rispetto all’energia termica, non devono chiudere cicli chimici o biologici ma soltanto fisici, per il recupero dell’acqua dopo che ha prodotto energia e reinserirla di nuovo nel ciclo di produzione energetico. Stando all’attuale stato dell’arte questa operazione oggi non è conveniente perché e necessario modificare le pompe e realizzarle con la doppia alimentazione fino alle girante, modificando anche il modo di progettare gli impianti. Infatti, oggi, in qualche caso, si effettua il recupero dell’acqua solo per non disperderla, essendo un bene prezioso, ma accettando i costi del sollevamento con le pompe tradizionali o con macchine reversibili (turbine –pompa). Per ridurre i costi si sollevano le acque nelle ore notturne, quando ci sono minori assorbimenti. Ma con l’invenzione delle pompe con la doppia alimentazione separata e i nuovi circuiti, appositamente studiati, cambia tutto e si potrà produrre energia in qualsiasi posto sfruttando regimi idraulici favorevoli al risparmio energetico nella fase di recupero dell’acqua mentre il sollevamento dell’acqua è eliminato realizzando bacini sempre pieni. Si sfrutta solo l’energia di posizione delle acque superficiali oppure l’energia di un cuscino di aria compressa, di cui non si fa disperdere l’energia di pressione mantenendoli a livello costante grazie alla pompa con la doppia alimentazione separata fino alla girante e la regolazione elettronica dei motori. Quest’ultimo sistema può essere realizzato anche in versione mobile per elettrificare qualsiasi mezzo di trasporto terrestre. E’ stata studiata è brevettata dal sottoscritto anche una versione di ingombro ridotto montabile sulle auto. la modifica da effettuare alle pompe e alle turbine per trasformarle con la doppia alimentazione separata fino alla girante, consiste nell’ampliamento della sezione di ingresso e nella divisione in quattro parti della stessa, continuando tale divisione anche nella parte interna del corpo pompa o turbina, fino alla girante in rotazione, seguendone perfettamente il profilo; la rotazione della girante, che nel caso della pompa comporta una depressione al centro della girante stessa che coincide con la sezione di arrivo dei quattro flussi separati, pertanto, favorisce l’ingresso dei flussi anche se gli stessi sono alimentati con pressioni positive diverse, poiché vanno nella stessa direzione e si incontrano soltanto nella girante, alternandosi in successione negli stessi quarti di settore della girante in rotazione. Nel caso della turbina, invece, non c’è bisogno della depressione, basta la semplice divisione del flusso, fino alla girante e la precisione delle lavorazioni meccaniche che impediscono l’entrata di acqua con maggiore pressione statica nei settori paralleli alimentati con minore pressione idrostatica. Pertanto, sia per le pompe che per le turbine, se alimentiamo le bocche di ingresso con la stessa pressione funzionano con le stesse prestazioni delle pompe e turbine attuali. Se, invece alimentiamo le bocche di ingresso con pressioni diverse, all’uscita della pompa abbiano la somma delle portate e la massima pressione (statica + dinamica prodotta dalla pompa), anche se la pressione statica maggiore sta su un solo lato della pompa; mentre all’uscita delle turbine abbiamo la somma delle portate e la massima energia cinetica sfruttata, anche se la pressione statica maggiore entra attraverso una sola delle due bocche di alimentazione (principio di Pascal). Ovviamente i risultati di queste somme dovranno essere moltiplicati per i rendimenti che dipendono dal tipo di girante utilizzata e dalla precisione delle lavorazioni meccaniche e dalle perdite di carico. Ma questo, pur considerando un piccolo calo di rendimento, nel caso degli impianti idroelettrici con il riciclo dell’acqua, ci consente di recuperare attraverso la pompa con la doppia alimentazione separata l’acqua che ha prodotto energia nella turbina e di reinserirla con un bassissimo costo energetico nel volume di acqua dotato della massima pressione idrostatica, oppure nel circuito di riciclo dell’acqua pressurizzata di un’autoclave. Essendo questa invenzione molto semplice da realizzare nessuno ne ha compreso l’importanza, pertanto, può essere compresa soltanto attraverso la descrizione dei nuovi impianti inventati appositamente per il risparmio idrico e la produzione energetica, che senza l’impiego di tale pompa non potevano essere inventati. Questi impianti che sono illustrati negli articoli sopra citati sono già molti. Ma sono soltanto i primi di una lunga serie. Servono a far comprendere che questa invenzione se fosse arrivata prima avrebbe potuto evitare gli attuali problemi dell’inquinamento urbano della scarsità idrica e del riscaldamento globale. Per questo sono necessarie invenzioni sostenibili come quelle pubblicate su SPAWHE che pur non costando un solo euro ai contribuenti, dimostrano che con la potenza del ragionamento tecnico e scientifico, sopra gli interessi di parte, è possibile percorrere strade depurative ed energetiche mai percorse, che hanno infinite possibilità di superare gli attuali problemi ambientali ed energetici, basandosi non solo su singole tecnologie ma anche su invenzioni strategiche, trasversali a tutti i settori, come le pompe con la doppia alimentazione separata fino alla girante, che i rapporti di ricerca dell’ufficio brevetti europeo confermano che non esistono, nonostante l’esistenza di decine dei tipi di pompe diverse. La prima pompa centrifuga è stata inventata intorno al 1592 da un cittadino italiano che si chiamava Erone Alessandrino, a cui dovremmo essere tutti grati. Ma dobbiamo anche ringraziare i costruttori delle pompe e turbine che con lavorazioni meccaniche di precisine hanno consentito di realizzare ottimi rendimenti per ogni impiego, e consentono di realizzare anche questa soluzione per moltissimi tipi di pompe centrifughe. Tuttavia, la doppia alimentazione separata fino alla girante, essendo strategica, è la rinascita della pompa centrifuga, come strumento di risparmio idrico e di produzione energetica sostenibile, e anche per la difesa del territorio dalle acque alte, essendo l’unica invenzione in grado di aggirare la forza gravitazionale e la pressione idrostatica sulla mandata, portando l’energia di pressione anche sul lato aspirante della girante, senza interferire con l’alimentazione dell’acqua da sollevare che entra nella stessa girante. I costruttori di pompe e turbine che aderiscono a questo brevetto internazionale, non devono far altro che modificare l’alimentazione delle pompe e turbine che saranno utilizzate nei nuovi impianti fissi e mobili che diventeranno anche produttori di energia in grandi e piccoli impianti pubblici e privati, ma anche nel trasporto mobile terrestre. Potranno anche non farlo, tanto all’esterno le pompe saranno uguali alle altre. Ma le pompe modificate si riconosceranno dal tipo di alimentazione e chi non rispetta le regole della proprietà intellettuale, non potrà montarle, poiché anche la maggior parte degli impianti saranno protetti dalla legge. Io penso che per favorire lo sviluppo globale dell’ambiente e dell’energia sia meglio consentire a tutti lo sfruttamento di questa invenzione, riconoscendo all’inventore i propri diritti, tenendo presente che questi non vuole diventare un costruttore di pompe e turbine, ma tenendo anche presente, che questa semplice invenzione apre immense quote di mercato in impianti che oggi non esistono soprattutto nella distribuzione idrica e nella produzione di energia fissa e mobile. Grazie a questa piccola invenzione, è nata una nuova era dell’idrologia molto più efficiente e pulita dell’era dei combustibili fossili e delle altre rinnovabili, che hanno minori rendimenti e non sono utilizzabili sui mezzi di trasporto. Cordiali saluti Luigi Antonio Pezone