“Più ci saranno gocce d'acqua pulita, più il mondo risplenderà di bellezza”
(Madre Teresa di Calcutta)
L’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato, con la risoluzione 65/154, che il 2013 sia “Anno Internazionale della Cooperazione nella Sfera dell’Acqua” con l’obiettivo forte di sensibilizzare alla risorsa. Valorizzerà la storia e le iniziative di successo delle cooperazioni sulla materia dell’acqua e identificherà i temi emergenti e più urgenti.
E’ interessante sottolineare che dal 1° gennaio di quest’anno, fino alla fine del 2013, gli sforzi di questo programma stanno andando verso una direzione che permette di fomentare un miglioramento della gestione delle risorse idrauliche, per assicurare che l’assegnazione e lo sfruttamento dei servizi relativi a questa risorsa vengano svolti in maniera giusta, responsabile, sensibilizzando i cittadini.
La Gestione dell’acqua è tema complesso.
E’ tema intriso di storia, di racconti, di politica. Nell’acqua scorre la vita, è essenza, l’acqua. C’è energia “pulita” nell’acqua, quell’energia che potrebbe sanare molti bilanci da “profondo rosso” e farlo in modo “pulito” .
La tecnologia
La tecnologia in campo idroelettrico è attualmente giunta a piena maturità, e il suo uso industriale ha raggiunto una amplissima diffusione.
Nel nostro Abruzzo l’idroelettrico copre attualmente una grande fetta del fabbisogno di energia.
Siamo l’unica Regione del centro Italia che si distingue per l’utilizzo di fonte idraulica con 57 installazioni (quelle di grande taglia fanno la parte del leone!) e 1002 MW di potenza istallata. Il potenziale per una ulteriore istallazione degli impianti di grande potenza è ormai saturato.
Rimangono invece spazi interessanti di sviluppo negli impianti di piccola scala. È il caso di piccole turbine (da pochi kW ad alcune centinaia di kW) che consentono di produrre energia anche con portate o salti idraulici modesti.
Si parla di mini-idroelettrico.
Ma cosa è il mini idroelettrico?
Con il termine mini idroelettrico si intendono impianti la cui potenza nominale non supera i 3MW .
Tali impianti, in sintesi, trasformano l’energia potenziale (cioè dovuta alla quota) dell’acqua in energia elettrica, sfruttando modesti salti idraulici, anche solo di qualche metro.
Quest’ applicazione utilizza turbine di diverso tipo (Kaplan, Pelton o Francis - chiedo perdono per il “necessario” tecnicismo!) a seconda delle necessità contingenti, oppure tecnologie meno “convenzionali” come le coclee, conosciute come viti senza fine, o i rotori, praticamente i classici “mulini”.
Esistono anche impianti molto molto piccoli, con potenza inferiore a 10 kilowatt, utilizzati per l’autoconsumo nelle zone rurali, come i rifugi appenninici, i campeggi o le malghe.
Perchè il mini idroelettrico?
Dire mini idroelettrico significa dire micro generazione diffusa, e quest’ultima, assai di moda ultimamente, consente di ridurre fortemente l'estensione e quindi l'impatto ambientale della rete di interconnessione in alta e media tensione, limitando, al contempo le possibilità di black-out zonali e le perdite di trasmissione che sono invece presenti quando la generazione è concentrata su impianti di grande taglia e deve essere poi distribuita alle utenze.
Oggi, invece, dobbiamo imparare a recuperare piccole grandi opportunità di generazione elettrica pulita, che potrebbero contribuire grandemente al raggiungimento degli obiettivi previsti dagli accordi di Kyoto, evitando che comunità e enti locali siano chiamati a pagare importanti penali, secondo le regole del "burden sharing" (Decreto Ministeriale “Sviluppo 15 marzo 2012”), che prevedono che ciascuna comunità paghi se non raggiunge il suo obiettivo di riduzione di CO2 e di generazione rinnovabile.
L’esempio.
In Abruzzo ci sono numerosissimi corsi d’acqua. Il nostro territorio è infatti ricco di migliaia di canali, ruscelli, fiumiciattoli e cascatelle.
Per chi usa la saggezza per sfruttarla bastano 2 metri di salto, ovvero anche una cascatella torrentizia alta 2 metri, ed ha la possibilità di fornire energia a più di 350 famiglie!!!
E' il caso di Cerano in provincia di Novara, dove una centrale appena inaugurata ottiene una potenza costante di 660 kW utilizzando un sistema del tutto innovativo anche se di antica concezione: la vite di Archimede. Quest’ultima detta anche còclea, è un dispositivo elementare in genere usato per sollevare acqua, con la particolarità che restituisce buoni rendimenti per salti idraulici che vanno da 1 a 10 metri e con portate d'acqua relativamente basse (dai 0,5 a 5,5 m³/sec.).
La caratteristica che l’ha resa “vincente” è che continua a funzionare anche con i corsi d'acqua dalle portate irregolari, di cui il territorio italiano e l’Abruzzo, in particolare, è irrorato.
Il mini- idro in sintesi=?
Un concentrato di: dinamica semplice, rendimenti all'avanguardia, potenzialità vastissime, costi e rischio idrogeologico minore rispetto al solare e all’eolico.
Crescita lenta ma costante.
Ad oggi 1021 comuni italiani hanno almeno un mini-impianto Idroelettrico (fino a 3 MW), con i quali coprono il consumo energetico dell'8% delle famiglie italiane.
Facendo una rapida ricerca ho individuato in Italia più di 10mila piccoli salti d'acqua di almeno 1,5 metri facilmente utilizzabili senza grandi spese. Senza contare i 18mila km di canali d'irrigazione che da soli potrebbero dare elettricità a 250.000 abitazioni. Basta installare una turbina, un alternatore e un sistema di controllo: la produzione di elettricità è praticamente ininterrotta, al contrario di quel che avviene con i pannelli solari e le pale eoliche.
Un po’ di business.
E’ attualità.
E’ stato pubblicato il bando (http://www.agensud.it/)per le risorse da destinare ai mini impianti da parte del Ministero delle Politiche Agricole (Art. 59, comma 7, del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, convertito in legge 7 agosto 2012, n. 134), al fine di avviare piccole autoproduzioni di energia idroelettrica.
Il bando, che stanzia 20 milioni di euro, prevede l’assegnazione delle risorse a consorzi di bonifica del Centro e del Sud che dispongano già di infrastrutture utilizzabili per la produzione di energia elettrica dall’acqua.
Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna sono le Regioni interessate dal bando: oltre ai 20 milioni di euro pubblici, si prevedono finanziamenti complessivi di circa 60 milioni di euro, grazie al sostegno di investitori privati. Il commissario Roberto Iodice, ha spiegato:
“È un’iniziativa innovativa, la prima in Italia, che consente, con pochi spiccioli di investimento, di produrre ingenti quantità di energia elettrica. In un anno solare, ogni consorzio potrà produrre 8.000 kWh di energia elettrica equivalente al consumo per un intero anno solare di 13.000 famiglie medie. Il totale della programmazione consentirà di produrre l’ equivalente dell’energia elettrica consumata da 1.000.000 di cittadini italiani.”
Quanti in Abruzzo sapevano? Quanti enti pubblici potrebbero esserne i fruitori? Quanti ospedali, aziende agricole, famiglie? ... E’ una buona occasione, meditiamola.
Sui meccanismi di incentivazione.
Come recita il lunghissimo D.M. del 6 luglio 2012, attualmente, in Italia, il mini-idro beneficia di incentivi, erogati con il meccanismo della tariffa onnicomprensiva (per impianti inferiori ad 1 megawatt ed entrati in esercizio in data successiva al 1° gennaio 2013)o, in alternativa, con il meccanismo dello scambio sul posto(per taglie fino a 200 kilowatt).
In breve, esageratamente breve, la Tariffa onnicomprensiva consiste nel riconoscimento di 0,219 € per ogni KWh di elettricità netta prodotto e immesso nella rete elettrica da impianti tra 20 e 500 kW e 0,155 € da impianti tra 500 e 1000 kW. Incentivo, questo, viene corrisposto per un periodo di 20 anni
In alternativa “Il servizio di Scambio sul posto”, secondo la definizione dell’AEEG, “consiste nel realizzare una particolare forma di autoconsumo in sito, consentendo che l'energia elettrica prodotta e immessa in rete possa essere prelevata e consumata in un momento differente da quello nel quale avviene la produzione [...]".
Ad ogni modo si rimanda i più curiosi allo “spoglio” del decreto ministeriale.
La fattibilità
NOTA BENE. Sorvolando il tecnicismo, in genere poco caro ai lettori è interessante affrontare il punto di vista autorizzativo. Il possesso della “Concessione di derivazione di acque pubbliche superficiali per uso idroelettrico”, è infatti, uno dei requisiti principali. Ed udite, udite ….per le "piccole derivazioni" d'acqua, che identificano impianti con potenza di concessione inferiore ai 3 MW, l'ente incaricato del rilascio della Concessione è la Provincia.
Mmmmm… L’acqua è politica. Si, è anche politica. Quella politica che spesso rallenta …ma che potrebbe anche “proporre” e “risolvere”… e che, sono certa, non resterà sorda a questo eco.
Tornando all’’elemento più critico, ebbene sì, esso è rappresentato PROPRIO dai tempi di autorizzazione.
Molto lunghi.
In Italia, come si accennava, le competenze per gli impianti di potenza inferiore ai 3 MW sono in capo alle Province, che impiegano mediamente dai due ai quattro anni per l’autorizzazione.
Oltretutto in alcune Province è in atto una moratoria, per cui il rilascio di nuove autorizzazioni è fondamentalmente bloccato. Inoltre in molti casi per lo stesso sito sono in concorrenza più richieste di concessione e questo contribuisce a complicare l’iter aumentando il rischio di controversie e di ricorsi.
Insomma storie di “italica” memoria.
$$$$$ Costi & Ricavi di un mini impianto. $$$$$
Un esempio…
Studi di Fattibilità condotti dal Dipartimento di ingegneria ed economia agrarie dell’università di Bologna (http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/Infoagri/10ia11/4908_web.p…) hanno stimato i seguenti costi e ricavi, per un ipotetico impianto mini-idro da 40 kilowatt ad acqua fluente:
-4.500 euro/kW per il costo d’impianto (in cui sarebbero incluse: Progettazione e Concessione, Opere Civili ed Opere Idrauliche, Opere elettriche ed accessorie) ;
-2180 euro/kW per la coclea (alias turbina) completa;
-1760 euro/kW il ricavo dell’energia elettrica ( ipotesi di 7500 ore di funzionamento con tariffa di concessione dell’energia elettrica a 0.22 euro/kWh);
-407 euro/KW l’utile all’anno al netto delle imposte (imposte dirette ed indirette quota 50% dell’utile).
Per un impianto mini-idro ipotetico da 40 kW di potenza installata, la stima ha previsto un rientro d’investimento con SOLE 4500 ore di funzionamento annuale( a fronte delle 7500 ore dell’analisi), e che il punto di pareggio tra costi e ricavi si consegue dopo 6 anni dall’attivazione dell’impianto.
Si ricorda che la vita utile, del mini-idro, in media è stata stimata di 25-30 anni, con buone possibilità di arrivare ai 50!
E’ evidente la convenienza, sè e solo sè (con un TERZO sè d’obbligo) l’impianto è progettato correttamente!
VA PRECISATO CHE: quello presentato non è uno studio di fattibilità di riferimento, ma solo un studio consultato per avere un’ ordine di grandezza dei numeri in gioco. L’impianto in esame, era infatti “ipotetico” senza caratterizzazioni e senza specifiche, se non generali.
D’altra parte è difficile pensare di omologare un modello di analisi della convenienza alla realizzazione di impianti di diversa potenza e ubicati in situazioni idrogeologiche difformi. Questo limite è legato a due principali componenti: in primo luogo ogni sito ha caratteristiche proprie e le opere complementari all’impianto possono avere un’incidenza sui costi totali completamente distinte; in secondo luogo, la costanza della portata del corso d’acqua è indubbiamente la variabile più importante da indagare su cui si basa l’intera convenienza della fattibilità del progetto.
Ora, gioco il Jolly.
Impianti Idroelettrici su acquedotti esistenti.
Ebbene si.
Oltre agli impianti ad acqua fluente, esiste inoltre un modo per ricavare energia elettrica con una riduzione ulteriore dell’ impatto ambientale e sfruttando le risorse disponibili sul territorio mediante l'utilizzo dell’acqua degli acquedotti potabili.
E’ interessante notare che in tutti i casi in cui si ha una rete acquedottistica, è già disponibile un sistema di condotte forzate atte alla distribuzione della risorsa idrica alle utenze. Normalmente in questi casi l’acqua a destinazione potabile arriva all’utenza con una pressione eccessiva e, per essere utilizzata preservando il sistema delle condutture, gran parte della sua energia idraulica deve essere addirittura dissipata mediante delle valvole di riduzione della pressione.
L'energia residua e quella dissipata, anziché essere sprecate, possono essere trasformate in energia elettrica, inserendo nella condotta una turbina idraulica con generatore elettrico.
Un impianto idroelettrico posto su un acquedotto potabile ha bisogno di alcuni accorgimenti rispetto ad un impianto normale ad acqua fluente in quanto deve permettere l’utilizzo dell’acqua a scopo potabile in tutte le circostanze.
Sorvolando la sua caratterizzazione tecnica mi sembra interessante sottolineare che gli investimenti, relativi a questi impianti, risultano contenuti rispetto ai sistemi ordinari poiché buona parte delle opere impiantistiche sono già realizzate e disponibili. Pertanto i tempi di rientro del capitale investito sono piuttosto bassi (anche 5 - 6 anni a seconda della tipologia di impianto).
Il mio SI al mini-idro in Abruzzo.
Siamo nell’ambito di una tecnologia dalle grandi potenzialità, dai rendimenti elevati, dai bassi costi e dal basso impatto ambientale.
Un settore che nei documenti programmatici sulle fonti rinnovabili è considerato tra quelli con maggiori possibilità di sviluppo.
Ricapitoliamo un po’…
Le centrali interessate hanno taglia inferiore ai 3 MW, presentano costi di installazione relativamente ridotti e, basandosi sulle tecnologie già ampiamente consolidate negli impianti maggiori, risultano molto efficienti.
Come tutto il settore idroelettrico, anche il mini-idro fornisce un’energia rinnovabile, alternativa e pulita. In un’epoca che vede i Paesi emergenti costruire dighe imponenti, in mezzo a continue proteste e mobilitazioni, l’Italia, grazie alla conformazione del suo territorio, potrebbe porsi all’avanguardia nell’ambito del mini-idro.
La nostra Regione, in particolare, risulta quanto mai ricca di canali, ruscelli, fiumiciattoli e cascatelle: si parla di migliaia di piccoli salti d'acqua con un’altezza compresa tra 1,5 e 3 metri, in grado di produrre migliaia di kWh di energia
Un patrimonio di grande valore che, grazie all’esperienza maturata in molti decenni con l’idroelettrico tradizionale, potremmo sfruttare con risultati ottimali.
Potremmo pensare di alimentare elettricamente gli edifici pubblici, gli ospedali, potremmo condizionarli gli ospedali, potremmo dare luce alle biblioteche, alle scuole….
Ci pensate? E’ bellissimo, potremmo fare luce con acqua!
Basti sapere che l’ultimo rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili” conta ben 1.021 municipi in Italia dotati di un impianto idroelettrico di taglia inferiore ai 3 MW per una potenza totale di 1.123 MW (nel 2006 si arrivava appena a 17,5 MW).
Energia elettrica in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre un milione e 700mila famiglie.
Dati che fanno ben sperare in importanti sviluppi futuri del mini idroelettrico.
Un settore che richiede sì esperienza e professionalità, ma anche un pizzico di ingegno e fantasia. Doti che ai cervelli italiani certo non mancano.
Doti che a Noi abruzzesi “fieri e cortesi” invidiano.
Poi…aggiungo io, occorrono volontà, dedizione, “cocciutaggine”.
Non basta, ovviamente l’accensione della lampadina (L’EUREKA!).
Occorre professionalità, tempo, volontà per definire, validare, concretizzare l’idea, per realizzare il prototipo, ingegnerizzarlo e renderlo commerciabile.
T.A. EDISON diceva: 10% inspiration, 90% traspiration.
Il Ruzzo ha un buco di 70 Milioni di euro. (f.te. Stampa ilcentro.gelocal.it/teramo/cronaca/2013/02/22/news/teramo-l-acquedotto-del-ruzzo-ha-70-milioni-di-debiti-1.6581163 ) 70 con 6 zeri. 70 milioni di buchini. Sono tanti, troppi.
L’acqua si è fatta mini,…per passarci attraverso.
Abruzzo. Che dici? La lasciamo passare?
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