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Le continue bugie sulla Bolkestein

di Anonimo
8 minuti

Il 26 Maggio 2012 in un mio precedente articolo dal titolo “PD contro PD”, ripercorrevo la storia della “Direttiva Servizi” e stigmatizzavo il comportamento scorretto, tenuto da alcuni dirigenti del Partito Democratico, secondo cui, attraverso una mozione provinciale si proponeva di sostenere presso tutte le sedi opportune le ragioni dei Balneatori.
Manovre azzardate già eseguite in Regione Abruzzo attraverso l’emanazione della legge bi-partisan del 18/02/2010 n.3, dove si estendevano le concessioni demaniali per altri vent’anni, in barba agli accordi presi dall’Italia con l’UE e contro tutte le leggi che regolano il pubblico demanio.

Nonostante abbiano cercato di farla passare sotto il massimo silenzio, onde evitare che lo Stato se ne potesse accorgere, i geni della politica regionale si vedranno bocciare sonoramente la loro creazione artistico-legislativa in poco più di un anno con sentenza della Corte Costituzionale n.213 del 2011, impareggiabili. 
Ma cosa chiede la famosa direttiva servizi  all’Italia? Semplicemente di rispettare i basilari criteri d’imparzialità, trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei concessionari evitando che una concessione demaniale venga detenuta vita natural durante da un singolo ed esclusivo concessionario.
La mancata applicazione di questi elementari principi ha già comportato l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia nel 2009, chiusa successivamente nel 2010, con la promessa di riordinare il comparto entro il 2015.

E’ bene ricordare che l’apertura di una nuova procedura d’infrazione europea comporta il pagamento immediato di 8 milioni di euro e ulteriori 650.000 euro al giorno di penalità, ossia quasi 240 milioni di Euro all’anno, che tutti i cittadini italiani dovranno pagare e che in parte hanno già pagato nel 2009, per far fronte da una parte ad una politica incapace di riordinare il settore e dall’altra ad una potente lobby, quella dei titolari delle concessioni, che non vogliono perdere i loro privilegi.
Dopo mesi di feroci discussioni interne, nel dicembre 2012 con l’emanazione del Decreto Sviluppo si è stabilita una proroga di 5 anni alle concessioni demaniali marittime, tuttavia questo emendamento blindato all’interno del decreto, aveva trovato la ferma opposizione del Governo Monti per ovvie ragioni legali.

Infatti, l’emanazione di tale decreto e la sua conversione in legge, espone l’Italia all’apertura di una nuova procedura d’infrazione, mettendo in grave pericolo quei soggetti che investiranno nel settore marittimo nei prossimi due anni.
Nei primi mesi del 2013, dalla commissione europea presieduta dal commissario europeo Michel Barnier, responsabile del mercato interno e dei servizi, arriva una risposta chiara ed inequivocabile ad un’interrogazione scritta posta il 12 novembre dall’Eurodeputata della Lega Nord Mara Bizzotto e prima ancora, il giorno 7 novembre da Sergio Cofferati (PD).
Entrambe le interpellanze, in sostanza, chiedono se sia possibile estendere alle concessioni demaniali marittime italiane la deroga di 75 anni concessa dalla modifica della Ley des Costas spagnola ad alcune zone del demanio iberico.

Per completezza d’informazione vi riporto le risposte del commissario:
(8 gennaio risposta del Commissario Barnier alla Bizzotto)
Come la Commissione ha spiegato nella recente risposta all’interrogazione P-10112/2012, la direttiva sui servizi impone agli Stati membri di garantire la parità di accesso al mercato quando il numero di autorizzazioni disponibili è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali. A tal fine, in questi casi l’autorizzazione deve essere concessa per un periodo limitato di tempo, di durata tale da consentire al prestatore di recuperare il costo degli investimenti e ottenerne un giusto rendimento.
La proroga per altri settantacinque anni delle concessioni prevista nel progetto di riforma spagnolo a cui l’interrogazione fa tra l’altro riferimento non riguarda le autorizzazioni rilasciate a prestatori che forniscono servizi sulle spiagge avvalendosi di infrastrutture mobili, come bar e chioschi. Per le autorizzazioni all’uso delle spiagge a questi scopi, il progetto di riforma stabilisce una durata massima di quattro anni. Per questo motivo, il progetto di riforma non sembra sollevare problemi di incompatibilità con i principi stabiliti dalla direttiva sui servizi.

Il periodo di settantacinque anni menzionato nell’interrogazione si riferisce a concessioni accordate ai proprietari per l’uso di fabbricati di loro proprietà costruiti in aree ritornate al demanio marittimo. Il progetto di riforma mira a garantire la certezza del diritto per i proprietari in considerazione delle ambiguità riscontrate nel vigente quadro giuridico sui fabbricati situati nella fascia costiera in Spagna.

(4 febbraio risposta del Commissario Barnier a Sergio Cofferati)
Il quesito posto dall'onorevole parlamentare fa riferimento alla proposta spagnola di riforma della Ley de Costas. In base alle informazioni in possesso della Commissione, e come ha spiegato la Commissione nella sua recente risposta all'interrogazione E-10266/2012, tale periodo si riferisce all'indennizzo concesso ai legittimi proprietari di fabbricati ubicati sul litorale demaniale per la conversione dei loro diritti di proprietà in diritti di occupazione del suolo (le cosiddette «concessioni») di durata limitata.
Scopo del progetto di riforma è migliorare la tutela delle zone costiere, assicurare una maggiore certezza del diritto e generare fiducia e sicurezza per i proprietari di alloggi ubicati sulla costa e per lo sviluppo delle attività economiche.

La Commissione è consapevole del fatto che diversi Stati membri regolamentano la concessione di licenze di occupazione del demanio costiero per attività private di servizi. Nella misura in cui le attività disciplinate dalla direttiva sui servizi sono contemplate anche dalla Ley de Costas, il periodo di validità della licenza dovrebbe essere tale da consentire un ritorno sugli investimenti effettuati da prestatori di servizi per l'esercizio della loro attività. Occorre altresì tener conto del fatto che le licenze concesse in applicazione della Ley de Costas non possono essere ulteriormente rinnovate. Per pronunciarsi sulla compatibilità della durata delle licenze con la legislazione dell’Unione, la Commissione dovrà attendere che vengano adottate misure di esecuzione della Ley de Costas. (legge che sta entrando in vigore proprio in questi giorni NdR)

In data 2 novembre 2012, il sottoscritto, nell’articolo Di Dalmazio e Monticelli alla Corrida”, si era già premurato di  fare una ricerca e tradurre questa famosa legge spagnola che, a detta di alcuni, consentirebbe agli spagnoli quel che agli italiani verrebbe vietato, spiegando dettagliatamente che quanto affermato dai politici abruzzesi (Monticelli e Di Dalmazio) e dalla categoria dei balneatori fosse una bufala montata ad arte.
Addirittura una settimana prima di Cofferati e dieci giorni prima della Bizzotto, senza consultare il commissario europeo Barnier, ero giunto alla conclusione che la legge spagnola non violava in alcun modo la “Bolkestein” anzi precisavo che all’equivalente spagnolo dei nostri stabilimenti balneari, i famosi Chiringuitos, veniva si concessa un’estensione della concessione, ma da 1 a 4 anni!

Il dibattito interno all’UE sulle concessioni demaniali è accesissimo e mensilmente gli europarlamentari si alternano in interrogazioni ed incontri con il commissario Barnier e i suoi collaboratori, che ricordo essere della destra europea del PPE, al fine di evitare una nuova procedura d’infrazione che spingerebbe l’Italia a far cessare improvvisamente tutte le concessioni in essere.
Il commissario europeo si è rivelato molto disponibile con gli eurodeputati italiani, al contrario dei parlamentari regionali come Di Dalmazio ( il quale, in un eccesso di protagonismo, è stato rispedito in Italia senza troppi complimenti in giugno) e infatti, nel nuovo processo di riforma del sistema dei servizi europei, le concessioni demaniali italiane sono state accantonate in attesa di una definizione che possa, da un lato soddisfare i principi della “Bolkestein” e dall’altro la categoria dei Balneatori.

Fermo restando che al momento non saranno tollerate proroghe di nessun genere, tanto meno quella che si sono concessi gli italiani in dicembre, si continua a mediare nella speranza che gli italiani si decidano una volta per tutte a riordinare il settore.

   Cordiali saluti
Stefano Alessiani

 

 

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