Aveva ragione Pitagora " Le due parole più brevi e più antiche, sì e no, sono quelle che richiedono maggior riflessione".
Un si o un no, possono aprire o chiudere scenari di evoluzione o involuzione.
I Rifiuti possono inquinare menti e ambienti.
Il tema dei Rifiuti.
Quanti rifiuti produciamo? Troppi, questa è la risposta corretta, secondo un recente articolo pubblicato su Nature: “Environment: Waste production must peak this century” (Ambiente: la produzione di rifiuti raggiungerà l’apice questo secolo). E, secondo il rapporto della Banca Mondiale (2012), entro il 2025 la produzione di rifiuti raddoppierà ancora.
La produzione di rifiuti è un problema più importante nelle aree urbane che nelle aree rurali: per esempio, secondo l’articolo, negli USA una persona media getta via l’equivalente del suo peso corporeo ogni mese, mentre ii Paesi OECD, tutti insieme, producono circa 1,75 milioni di tonnellate di rifiuti/giorno.
Ma anche nelle città emergenti i rifiuti sono un problema serio: abbiamo discariche che ricevono più di 10.000 tonnellate di rifiuti/giorno (come quelle vicino a Shanghai, Seoul, Mexico City e Rio de Janeiro).
La produzione attesa di rifiuti per i paesi dell’OECD raggiungerà il picco entro il 2050 e per i paesi della zona Asia-Pacifica entro il 2075. Seguendo questo trend, nel 2100 produrremo più di 11 milioni di ton/giorno di rifiuti (oggi ne produciamo circa 1/3), mentre il picco potrebbe arrivare nel 2075.
Quindi, dobbiamo ridurre la produzione di rifiuti.
Come? Ci sono alcuni esempi virtuosi, secondo l’articolo: San Francisco, negli US, vuole raggiungere l’obiettivo “zero waste”, Kawasaki, in Giappone, risparmia 565.000 t di potenziali rifiuti ogni anno, grazie ai suoi processi industriali migliorati.
È importante occuparsi della gestione dei rifiuti in Africa, perché sarà teatro di una rapida urbanizzazione.
Altri metodi per ridurre i rifiuti sono per esempio: nuove strategie di costruzione per riutilizzare i materiali esistenti e il concetto di “ecologia industriale”.
E in Abruzzo che strategia pensiamo di utilizzare, per far fronte a questo tema?
Contattiamo la politica per saperne di più.
Tuuuuu Tuuuu. Occupato.
Ok, provo io a buttare giù qualche idea.
Il Riciclaggio
Secondo la direttiva comunitaria 2008/98/CE il riciclaggio è una componente chiave della gerarchia per la gestione dei rifiuti ("Ridurre, Riutilizzare, Riciclare"). Il riciclaggio deve essere condotto secondo i principi esposti nella normativa vigente di: “efficacia, efficienza, economicità e trasparenza” (D.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii).
Il riciclaggio permette solitamente risparmi energetici e riduzione dell’inquinamento, evitando sia l’estrazione e l’uso di materie prime vergini, che lo smaltimento dei rifiuti.
In funzione del tipo di materiale (ad es. metalli, plastica, carta, vetro, materiali tessili ed elettronici), il riciclaggio può essere effettuato con diverse tecnologie e processi, al fine di ridurre la quantità di rifiuti da smaltire e sostituire le materie prime tradizionali utilizzate nella preparazione di prodotti.
I termini produzione primaria e produzione secondaria indicano rispettivamente la produzione di un certo materiale a partire da materie prime vergini o da materiali da recupero, separati dal resto del rifiuti tramite operazioni di raccolta differenziata.
Il riciclaggio finalizzato alla produzione secondaria di materiali prevede diverse fasi:
la raccolta differenziata dei materiali riciclabili;
la selezione dei materiali;
il processo di riciclaggio vero e proprio.
Entrambe le fasi di selezione e riciclaggio generano dei residui, la cui quantità dipende dalla qualità del materiale in ingresso, dal tipo di raccolta effettuata a monte (porta a porta, stradale o in area attrezzata, mono-materiale o multi-materiale) e dalla tecnologia utilizzata.
In particolare, nei casi di raccolta multi-materiale, è necessaria anche una prima fase di separazione dei materiali di diversa natura, fase che a sua volta genera residui.
Dunque il riciclaggio permette il recupero di una frazione del materiale in ingresso minore del 100%, che dipende dall’efficienza complessiva del sistema di selezione e riciclaggio.
Avete capito bene? Si parla di efficienza del sistema di riciclaggio. Cioè se il meccanismo non funziona o s’inceppa… la percentuale di successo di questa metodologia è bassissima.
Approfondiamo…
Riciclaggio del vetro: la raccolta differenziata del vetro avviene solitamente per mezzo di apposite campane o tramite “porta a porta”.
Il rifiuto è conferito in genere senza distinzione di colore. Il Co.Re.Ve. (Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggio in vetro) si occupa poi di far sì che il vetro sia avviato al riciclo in vetreria.
Prima di poter essere riciclato, però, il vetro subisce un processo di selezione per rimuovere corpi metallici, ceramiche e altri rifiuti conferiti erroneamente. Tali passaggi sono realizzati sia per mezzo di macchinari sia manualmente dagli operatori. Infine, il vetro viene inviato nelle vetrerie come rottame di vetro “pronto forno” da cui si produrrà materia prima secondaria.
Riciclaggio della carta: gli imballaggi di carta e cartone vengono gestiti dal 1997 da Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica).
Il macero viene conferito ad appositi impianti, in cui avvengono le necessarie trasformazioni, come l’eliminazione preliminare di tutti i materiali non cellulosici presenti. Successivamente vengono prodotte grandi balle di carta da macero che le cartiere utilizzano per produrre una pasta omogenea che verrà impiegata per dar vita a nuova carta e cartone. A loro volta, anche questi ultimi potranno essere riciclati con un numero massimo di cicli di riciclo che si pone attorno a 5-6.
Perché la carta da macero sia utilizzabile, è necessario sottoporla a una serie di processi, tra cui: spappolamento, cernita in sospensione acquosa, centrifugazione, vagliatura, de-inchiostrazione, sbiancatura. Una volta terminate tali operazioni, la pasta può essere inserita nel ciclo di produzione assieme eventualmente alle materie prime naturali.
Riciclaggio dell’alluminio: l’alluminio è un materiale estremamente versatile, utilizzato spesso per produrre beni durevoli nel tempo (eccetto gli imballaggi). Il riciclo dell’alluminio e delle sue leghe risulta economicamente conveniente dal momento che:
-la sua qualità non è penalizzata qualitativamente con il riciclo;
-dal punto di vista energetico, a pari quantità, la produzione di alluminio dai rottami necessita di solo il 5% del fabbisogno energetico della produzione di alluminio a partire dal suo minerale (la bauxite).
I trattamenti a cui sono sottoposti i rifiuti di alluminio comprendono la separazione da eventuali altri materiali o metalli tramite separatori a correnti indotte e la fusione in fonderia, fino a ottenere lingotti che, dal punto di vista qualitativo, sono uguali al materiale originale.
Riciclaggio della plastica: esistono diverse tecnologie di recupero degli imballaggi di plastica: riciclo meccanico, riciclo chimico, feedstock recycling e recupero energetico.
Il riciclo di tipo meccanico consente di ottenere manufatti a partire da plastiche omogenee (ossia composte da un solo polimero) o miste (composte, per esempio, da PE, PP, PVC, PET, PS), attraverso una serie di processi, come: classificazione dei contenitori integri, triturazione, selezione, lavaggio, essiccamento, estrusione. Il riciclo di tipo chimico, detto anche depolimerizzazione, prevede la scomposizione dei polimeri nei monomeri che possono essere nuovamente utilizzati per produrre plastiche. Il feedstock recycling comprende processi di idrogenazione, pirolisi e gassificazione per la produzione di prodotti petrolchimici. In alternativa, si può attuare un recupero energetico visto l’elevato potere calorifico delle plastiche: in questo caso, si può avere una mono o co-combusione (ovvero le plastiche possono essere bruciate da sole in forni dedicati o possono essere mescolate con altri rifiuti per aumentarne il potere calorifico).
Riciclaggio del legno: in Italia è attivo Rilegno, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno, che si occupa di avviare al riciclo i rifiuti di legno da imballaggi, con cui si realizzeranno, per esempio, pannelli truciolari. Il processo prevede la selezione del legno per separarlo dai corpi estranei, la triturazione (chips), l’essiccazione e la pressatura. A volte il legno riciclato trova anche impiego come pasta cellulosica per cartiere o come materia prima nella bioedilizia.
Riciclaggio dell’acciaio: in Italia è attivo il CNA (Consorzio Nazionale Acciaio), che ha lo scopo di promuovere la raccolta e il riciclo degli imballaggi di acciaio che provengono da utenza domestica o industriale. Gli imballaggi di acciaio, prima di essere avviati al riciclo, sono separati da eventuali altri materiali per mezzo di sistemi magnetici, quindi subiscono operazioni di pulitura, destagnazione (separazione dello stagno), frantumazione e riduzione volumetrica tramite pressatura. Infine, il materiale è inviato in acciaieria, dove viene fuso per produrre nuovo acciaio. Grazie alle sue proprietà, è possibile riciclare l’acciaio al 100% mantenendone inalterata la qualità. Gli imballaggi di acciaio di grandi dimensioni, invece di essere riciclati, possono essere rigenerati, ovvero vengono sottoposti a operazioni per ripristinarne le caratteristiche originarie.
I Trattamenti Biologici
La stabilizzazione biologica della frazione biodegradabile dei rifiuti si ottiene attraverso processi di compostaggio, digestione anaerobica e trattamenti meccanico-biologici, e genera diversi prodotti finali e residui in base al tipo di tecnologia applicata. Di seguito sono illustrate in breve le caratteristiche di ciascun trattamento:
Compostaggio
Con il termine compostaggio si intende quel processo aerobico di decomposizione e stabilizzazione biologica che consente l’abbattimento della materia organica in sostanze più semplici, realizzato da diverse popolazioni di microrganismi in condizioni controllate. Alla fine si ottiene un prodotto stabile, esente da microrganismi patogeni, caratterizzato dalla presenza di composti umici che possono essere utilizzati come ammendanti e nutritivi per il suolo, in sostituzione dei fertilizzanti chimici. I materiali che possono essere inviati al compostaggio sono, per esempio: la frazione umida degli RSU proveniente da raccolta differenziata, residui vegetali, scarti di legno e cotone di varia natura, cascami, juta e canapa, sottoprodotti della macellazione e dell’industria agroalimentare, scarti dell'industria enologica e fanghi di depurazione.
Esistono tre principali tecnologie per il compostaggio: pile aperte (coperte con plastica o teloni), pile areate statiche o in vaso (tamburo rotante).
I sistemi di compostaggio si sono dimostrati efficaci nei Paesi in via di sviluppo come in quelli industrializzati. Nei primi, in cui gli investimenti tecnologici nella gestione dei rifiuti sono bassi e i rifiuti presentano alto contenuto organico e di umidità, il compostaggio rappresenta una soluzione più pratica rispetto alle più avanzate tecnologie di incenerimento.
I trattamenti meccanico-biologici (TMB), definiti anche “trattamenti a freddo”, combinano il processo di stabilizzazione biologica con quello meccanico.
La fase biologica avviene in ambiente chiuso, in presenza di aerazione forzata, e dura in media 1-2 settimane. I TMB possono essere suddivisi in due gruppi a seconda di quale sia il fine ultimo del trattamento:
-Trattamenti finalizzati alla produzione di CSS (Combustibili Solidi Secondari):in questo tipo di impianto si associano processi di biostabilizzazione e di raffinazione meccanica per ottenere CSS (Combustibile Solido Secondario); di solito il CSS prodotto è pari anche al 50-55% in massa del rifiuto in ingresso. A sua volta, il CSS sarà poi utilizzato in trattamenti successivi volti al recupero di energia, quindi, di fatto, in questo caso il TMB può essere considerato un pretrattamento;
-Trattamenti finalizzati al recupero di materia: in questo caso la raffinazione meccanica associata alla biostabilizzazione serve per recuperare materiali riciclabili (es. carta, plastica, ferro, alluminio…). Inoltre si ottiene anche la frazione organica stabilizzata in uscita dalla biostabilizzazione, che può essere smaltita in discarica, e CSS di bassa qualità.
Questo sistema, però, non funziona efficacemente se è presente un’alta percentuale di raccolta
differenziata sul territorio.
Digestione anaerobica
La digestione anaerobica è un trattamento in cui i rifiuti organici (deiezioni animali, residui colturali, scarti di industrie agroalimentari e di macellazione, fanghi di depurazione, FORSU e colture non alimentari a scopo energetico come mais, foraggi…) vengono digeriti da specifici batteri in un reattore chiuso, in assenza di ossigeno.
Il processo produce un gas principalmente costituito da metano (60-70%) e biossido di carbonio, chiamato biogas. Il sottoprodotto solido, noto come digestato, può essere a sua volta riutilizzato nel settore agricolo come ammendante.
Rispetto al compostaggio, questa tecnologia richiede una pre-selezione più spinta del rifiuto in ingresso, si basa su un processo biologico di più difficile gestione e presenta costi di processo più elevati. Il processo permette tuttavia di estrarre tra il 50 e il 70% dell’energia contenuta nella materia organica e il biogas, che possiede un elevato contenuto di metano, può essere utilizzato:
-Come combustibile in caldaia per la produzione di calore;
-Per produrre energia elettrica con un’efficienza pari al 30-40%;
-Per produrre energia elettrica e calore in cogenerazione (conferendo il biogas a un motore ).
Ai fini della valutazione di efficienza complessiva del sistema è necessario considerare le emissioni e le perdite del sistema, quali metano e protossido d’azoto.
I Trattamenti Termici.
I trattamenti termici consistono nell'ossidazione di atomi che costituiscono i rifiuti per generare composti completamente ossidati. I rifiuti contengono i seguenti elementi: C, H, O, N, S, e Cl, P, Br, vari metalli, e materiale "inerte". Durante la combustione, questi elementi vengono rilasciati nei flussi di effluenti (gassosi, liquidi e solidi). Vari fattori, tra cui la miscelazione incompleta, le considerazioni di equilibrio, le limitazioni nel trasferimento di calore o tempo di reazione, rendono di complessa determinazione la composizione chimica degli effluenti reali. Le fasi principali del processo di combustione sono:
- essiccazione e degasaggio durante le quali il contenuto volatile viene rilasciato (es. idrocarburi e acqua) a temperature generalmente tra 100 e 300° C. Il processo di essiccazione e degasaggio non richiede alcun agente ossidante e dipende solo dal calore fornito
- pirolisi e gassificazione, la prima consiste nella decomposizione di sostanze organiche in assenza di un agente ossidante a circa 250-700° C, mentre la gassificazione dei residui carboniosi è la reazione dei residui con vapore acqueo e CO2 che avviene tipicamente a temperature comprese tra 500 e 1000° C, ma è possibile anche a temperature fino a 1600° C, in questo modo la frazione solida e la materia organica vengono trasferite alla fase gassosa. Oltre alla temperatura, acqua, vapore e ossigeno supportano questa reazione
- ossidazione, durante la quale i gas combustibili creati nelle fasi precedenti vengono ossidati e rilasciati nelle emissioni gassose a temperature generalmente tra 800 e 1450° C, a seconda del metodo di incenerimento selezionato.
Le singole fasi in genere si sovrappongono, ciò comporta che la separazione spaziale e temporale di queste fasi durante l'incenerimento dei rifiuti è possibile solo in misura limitata, infatti i processi avvengono parzialmente in parallelo e si influenzano a vicenda. Tuttavia è possibile, utilizzando le diverse tecniche di combustione, influenzare questi processi in modo da ridurre le emissioni inquinanti. Tali misure comprendono la progettazione del forno, la sua distribuzione e controllo.
I trattamenti termici offrono i seguenti vantaggi:
-riduzione volumetrica del rifiuto trattato;
-disinfezione attraverso la distruzione della contaminazione patogena, dei componenti organici e dei materiali biologicamente attivi;
-recupero energetico;
-abbattimento dei combustibili cancerogeni nei trattamenti con torcia al plasma
Accanto ai vantaggi enumerati si riscontrano alcuni svantaggi:
-problemi operativi, dovuti a variazioni nelle caratteristiche dei rifiuti che rendono molto complesso il controllo della combustione e richiedono frequenti operazioni di manutenzione
-alti costi di investimento iniziale e durante il funzionamento
-impatti secondari dovuti alle emissioni di inquinanti generate dal processo di combustione (SOx, HCl, CO, IPA, NOx, particolato, ecc), alle emissioni acquose dei sistemi di abbattimento inquinanti ad umido, e ad altri residui (ceneri pesanti e volanti)
-gestione dei materiali residui (scorie, residui di trattamento dei gas)
Incenerimento
I processi di incenerimento consentono il recupero del contenuto energetico e dei minerali presenti nei rifiuti attraverso al combustione.
I moderni impianti di incenerimento sono equipaggiati con: (i) tramoggia e sistema di alimentazione, (ii) camera di combustione (forno a griglia o letto fluido), (iii) sistemi di trattamento delle emissioni, (iv) camino.
In camera di combustione viene distribuita aria primaria (sottogriglia) e secondaria (sopra-griglia) per favorire i processi di combustione.
Gassificazione
La gassificazione consiste in una serie di reazioni chimiche (ossidazione parziale, reforming, metanazione, etc.) che trasformano il carbonio in combustibili gassosi, combinando rifiuti con ossigeno e vapore ad alta pressione, generalmente a temperature superiori a 800° C. Il processo produce un gas di sintesi (syngas), contenente principalmente ossido di carbonio, anidride carbonica ed idrogeno. Dopo altri processi e trattamenti (raffreddamento, scambio acqua-gas, purificazione del gas) il syngas può essere utilizzato per generare energia elettrica e/o carburanti sintetici.
Pirolisi
La pirolisi è un processo termico condotto in assenza di ossigeno, con produzione di tre tipi di combustibile: (i) uno gasssoso (syngas) simile a quello ottenuto dalla gassificazione, (ii) uno liquido (olio pirolitico) e (iii) uno solido (char). La reazione avviene ad una temperatura di circa 450° C, che richiede un riscaldamento esterno e la conversione del contenuto di idrocarburi dei rifiuti in prodotti di pirolisi.
Il gas combustibile prodotto, che consiste principalmente di monossido di carbonio e idrogeno, è adatto sia alla generazione di energia elettrica che per fornire calore in caldaia. I prodotti solidi del processo di pirolisi sono costituiti da metalli, vetro, sabbia e char di pirolisi, che contengono carbonio residuo il quale non viene convertito in gas nel processo. Il char può essere ulteriormente elaborato per rilasciare il contenuto energetico del carbonio o utilizzato in altri processi termici. La pirolisi è un processo endotermico, il che significa che non genera calore, ma richiede invece calore per la reazione da sostenere.
Torcia al plasma
Il processo di massificazione con torcia al plasma prevede temperature molto elevate in un ambiente a basso tenore di ossigeno che decompone il rifiuto in ingresso in molecole semplici. I composti organici vengono completamente ridotti ai loro elementi costituenti e convertiti in gas di sintesi che consiste sostanzialmente di idrogeno (H2) e monossido di carbonio (CO), mentre i materiali inorganici vengono fusi e convertiti in scorie inerti vetrificate.
Nell’arco di una torcia al plasma un arco a corrente continua fornisce energia ad alta densità e alta temperatura nella regione tra i due elettrodi e, in presenza di un flusso di gas sufficiente, il plasma si estende oltre uno degli elettrodi sottoforma di plasma jet.
La temperatura nel nucleo del pennacchio del plasma può essere superiore ai 30000° C, mentre nelle zone più esterne la temperatura di funzionamento diminuisce rapidamente fino a 5000° C.
Grazie alle alte temperature in gioco, tutti i tar e le diossine vengono distrutti, quindi il syngas generato durante il processo di massificazione al plasma presenta minor contenuto di contaminanti rispetto ai normali processi di massificazione. La massificazione al plasma utilizza una fonte esterna di calore per gassificare i rifiuti, costituita da una o più torce ad arco plasma che producono un gas plasma ad elevata temperatura.
Dunque i principali vantaggi della tecnologia a plasma per il trattamento dei rifiuti sono la bassa concentrazione di emissioni nocive ed in generale un miglior controllo della composizione del syngas prodotto. Le torce al plasma disponibili sul mercato presentano valori di efficienza pari a circa 90% (efficienza definita come percentuale di potenza dell’arco generata dalla torcia che entra nel processo).
Le Discariche controllate.
Con discarica controllata (CONTROLLATA!!) si intende lo stoccaggio definitivo in sicurezza di rifiuti mediante il loro confinamento in un terreno predisposto e impermeabilizzato, in modo da minimizzare i rischi per l’uomo e per l’ambiente.
La messa in discarica consiste nella deposizione dei rifiuti in sezioni in linea, diffuse e compatte, ricoperte con terreno o materiali alternativi di copertura.
All’interno della discarica avvengono processi anaerobici di decomposizione delle sostanze organiche presenti, con la successiva produzione di percolato e biogas.
Una volta esaurito il volume di smaltimento per cui era stato dimensionato, il sito viene chiuso e recuperato, i rifiuti vengono coperti con uno strato finale sigillante che viene successivamente ricoperto di terreno, di modo da:
-Ridurre l’infiltrazione di acque meteoriche (riduzione della produzione di percolato);
-Controllare le fuoriuscite di biogas nell’atmosfera;
-Permettere la crescita di una copertura erbosa e vegetale sul sito.
Le tecniche di impermeabilizzazione finale variano a seconda della tipologia di discarica (per rifiuti inerti, pericolosi e non pericolosi), seguendo le prescrizioni di legge.
Le discariche controllate devono essere dotate di un sistema di raccolta per il percolato e il biogas.
Cos’è il Percolato? il sistema drenante può essere costituito da tubazioni in HDPE forate o fessurate, deposte sul fondo della discarica, sopra lo strato impermeabile. È importante allontanare il percolato dal corpo discarica per evitare eventuali contaminazioni delle falde o la diminuzione della stabilità. Una volta captato, il percolato è convogliato verso un pozzetto di raccolta, da cui in genere è pompato e convogliato a una vasca di decantazione, in attesa di essere inviato al trattamento in un impianto di depurazione;
Cos’è il Biogas?
Il Biogas è composto da circa il 50% di metano (CH4) e diossido di carbonio (CO2) che, se rilasciato in maniera incontrollata in atmosfera, rappresenta la maggiore fonte di emissioni globali di gas a effetto serra prodotte dalle attività del settore dei rifiuti. Il biogas viene ottenuto attraverso un’apposita rete di captazione, costituita da tubazioni fessurate disposte orizzontalmente lungo tutto il corpo discarica che confluiscono in pozzi verticali. Da lì, attraverso un collettore, il biogas viene inviato a una torcia di combustione o a recupero energetico con produzione di energia elettrica.
Rispetto alla digestione anaerobica in reattore o al recupero energetico tramite incenerimento, i tassi di recupero di energia dai gas di discarica sono relativamente bassi!!
Letterina di Natale.
E’ Natale. Siamo tutti più buoni.
Lo sarò anch’io concedendomi qualche rapido pensierino sulla questione.
Chiaramente il mio scritto, non si propone di essere un piano per la gestione dei rifiuti per la Regione, ma un concreto elenco di possibilità fattuali e all’avanguardia relative a questo tema.
I Rifiuti, in Abruzzo, se non di celestiniana memoria, sono un problema.
I problemi, nei paesi civili, nascono per poter trovare una soluzione. E le soluzioni vanno cercate concretamente, non millantate in campagna elettorale.
Ho provato, ahimè senza successo, a cercare interlocutori che mi fornissero risposte su tema. Un fallimento mio? Può essere…ma sono coriacea e mi permetto di elencare qui, le mie perplessità, su cui gradirei avere risposte puntuali e non “parole diluite in polvere”.
1) Quante sono le discariche in Abruzzo? Chi le gestisce? E perché?
2) Ho parlato di discariche controllate, come possibilità di gestione rifiuti, siamo sicuri che le nostre lo siano? Chi le controlla e come?
3) Chi è la l’esponente regionale che si occupa di questo tema e qual è lo stato dell’arte della sua politica?
4) La raccolta differenziata? E’ solo questione di propaganda o ha prodotto dei concreti risultati. Quali?
5) Il riciclaggio, non è solo una parola con due “g”, ma è un concreto meccanismo di gestione previsto dalla Normativa, abbiamo capito come metterlo in pratica?
6) Avete mai pensato di usare cose intelligenti, come la cogenerazione…per fare teleriscaldamento? Ci sono degli scemi che la fanno…
7) Esiste qualche numero, diverso da quello del lotto, per ragionare sullo stato dei fatti?
La gestione dei rifiuti è tema serio, attuale, caldo… che pretende una risposta consapevole.
In fondo questa è solo una letterina di Natale con tante domande.
Spero per la befana di ricevere risposte.
Cenere e carbone, sono gradite solo in busta chiusa.
Grazie
Reference
NORMATIVE: direttiva comunitaria 2008/98/CE;
PUBBLICAZIONI: Nature: “Environment: Waste production must peak this century”;Life Cycle Assessment applicata alla gestione dei rifiuti urbani- Journal of Cleaner Production; Material and energy recovery in integrated waste management system. An evaluation based on life cycle assessment- Waste Management 31 (2011) 2092-2101; LIBRI:Riciclo dei rifiuti. Analisi del ciclo di vita dei materiali da imballaggio; La gestione integrata dei rifiuti; Tecnologie per il recupero di energia dai rifiuti solidi urbani.
Si ringrazia per l'aiuto ricevuto dai professori del Politecnico di Milano. Il materiale è di competenza e proprietà del Centro Studi Mater.
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