La regione Lombardia ha deciso la partenza dei saldi invernali. Il sette Dicembre. Un mese in anticipo. Un mare di polemiche.
La Confesercenti critica la decisione del Pirellone perchè teme per il colpo finale ai piccoli e medi commercianti.
In questo modo l'attesa dei saldi bloccherebbe la vendita di Novembre e i saldi di Gennaio non avrebbero motivo di esistere.
Rita Querzè sul Corriere.it intervista il Presidente di Federmoda Renato Borghi, che si dichiara favorevole ai saldi nel periodo di Sant'Ambrogio. "In questo momento l'abbigliamento non può stare fermo, sarebbe un suicidio. Anche perché sulle altre merceologie, dai computer ai telefonini, per esempio, le promozioni ci sono eccome», valuta il presidente di Federmoda, «E poi i dati dell'esperienza di giugno ci dicono che i saldi sono andati meglio proprio in Emilia Romagna, Trentino e Lombardia, le regioni dove è stato dato il via libera alle promozioni anticipate».
L'Abruzzo è ancora in fase attendista. Non si hanno notizie ma vi sono molti esperti del settore che propendono per imitare l'esempio della regione Lombardia. L'importanza di fare cassa sarebbe tra le ragioni più urgenti.
Il caro affitto, il costo del lavoro, un calo delle vendite che sfiora il 30% e con la pessimista previsione, che molti esercizi commerciali non riapriranno i battenti ad anno nuovo.
I dati teramani sono confermati da quelli nazionali di Confcommercio illustrati da Stefania Tamburello..." Secondo i calcoli della Confederazione dei commercianti, sono state costrette a chiudere i battenti oltre 105 mila imprese commerciali, di cui 62.477 punti vendita al dettaglio. Il saldo tra le nuove attività messe in piedi e quelle cessate è stato negativo per oltre 34 mila unità e guardando ai soli negozi la differenza, sempre in negativo, è stata di 18.648.
Nel 2012 dunque, visto il perdurare della diminuzione dei consumi, le cose non cambieranno certo in meglio. Anzi. Pur nella difficoltà di fornire stime e dati in questo settore, la differenza tra imprese nate e cessate dovrebbe far registrare un probabile peggioramento rispetto all’ andamento del 2011: da 18 a 20 mila nel solo comparto delle vendite al dettaglio. Cosa che vorrebbe dire la chiusura, nel corso d’anno, di 65 mila negozi.
Nel settore commerciale nel suo complesso, comprese quindi le aziende all’ingrosso e quelle di vendita di auto e moto, la cessazione delle attività potrebbero superare il numero di 105 mila e secondo qualcuno arrivare anche a 150 mila, con lo strascico inevitabile e doloroso della perdita di nuovi posti di lavoro".
La Redazione de I Due Punti
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