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La Protesta delle Virtù teramane contro la Rai di Geo & Geo

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Marcello Schillaci noto ristoratore, Cantiniere teramano e cultore delle tradizioni culinarie aprutine scrive su facebook " Questo pomeriggio per mezzo di una cuoca aquilana..all'interno della trasmissione televisiva GEO EGEO su RAI 3 le VIRTÙ TERAMANE sono state UMILIATE..con una presentazione e con prodotti che nulla hanno a che vedere con la tradizione e composizione del piatto....",
Centinaia di messaggi di protesta nei vari gruppi tematici di storia della cucina.
Scrive, per esempio, Marino " Neanche un odore dell'orto. E che schifo che mi ha fatto quando ci ha messo il passato di verdure. Nota ristoratrice aquilana.
Pasquale Di Ferdinando, presidente dell'associazione a difesa dei consumatori, Robin Hood, ha inoltrato una formale protesta alla Rai, in attesa di visionare la trasmissione televisiva.
Si legge " Nella trasmissione di oggi di Geo & Geo una cuoca ha cucinato e spiegato le Virtù terràmane. Dai commenti registrati pare si sia parlato di ben altro. Aspettiamo di acquisire il filmato per fare le rimostranze del caso e che riterremo più opportune. Ricordiamo agli amici del gruppo, al di là delle personalizzazioni infinite che ogni famiglia può fare, esiste un disciplinare presso la Camera di Commercio di Teramo. Su questa vicenda come in altre circostanze andremo sino in fondo. Trasmessa già email alla redazione con invio di disciplinare e prima contestazione".

Le tradizioni rappresentano l'anima e la storia culturale di un'intera collettività di cittadini.
L'ancora di salvezza italiana.
C'è bisogno di rispetto e di studio. 

www.geo.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-012f4630-62a6-4c44-a617-a65bfbbbaaa0.html

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Commenti

Zuppa di virtù non si può sentire. Non capisco perché questa segretezza sul nome Nadia Moscardi chef del ristorante Elodia. Era in TV....
Ci anno tolto tutto, mancava che i togliessero anche le " virtù" Come vediamo ci sanno provando a spogliarci di atra tradizione culinaria secolare. Infatti la Rai non conosce la Citta di Teramo e indica l'Aquila ( capoluogo di regione) quale tenutaria di piatti caratteristici ed unici della nostra terra. Fra poco vedremo Chieti o Pescara che decantano le " scrippelle u'mbusse " e non dovremo meravigliarci perché Teramo fors e' più marchigiana che abruzzese.
Ci hanno tolto tutto, mancava che i togliessero anche le " virtù" Come vediamo ci sanno provando a spogliarci di atra tradizione culinaria secolare. Infatti la Rai non conosce la Citta di Teramo e indica l'Aquila ( capoluogo di regione) quale tenutaria di piatti caratteristici ed unici della nostra terra. Fra poco vedremo Chieti o Pescara che decantano le " scrippelle u'mbusse " e non dovremo meravigliarci perché Teramo fors e' più marchigiana che abruzzese.
Ma come, nessuno si scandalizza quando un noto chef abruzzese afferma candidamente che le nostre cucine tradizionali si debbono evolvere ed adesso tanto rumore. Se nen sì nu cazzitt li vertù li cunusce poche.
Ma mi chiedo...Come può una cuoca aquilana essere invitata in una trasmissione televisiva a fornire la ricetta delle virtù teramane? É come se una cuoca teramana andasse in televisione a spiegare una ricetta aquilana! Salviamo queste tradizioni, se si perdono anche queste é la fine!
La cuoca aquilana sta come i tortellini presenti in quelle virtù fatte e vendute il primo maggio a teramo
Invece l'altro giorno su sky arte hanno parlato in modo corretto delle virtù teramane,intervistando un bravo ristoratore teramano! https://www.youtube.com/watch?v=81lL02_5-6E
Rosita Di Antonio è la numero 1 per la vera cucina teramana.
Gli aquilani iniziano a rompere gli zebedei in molti settori. Adesso basta. Le virtù non si stravolgono. Si vogliono appropriare di tutto. Le virtú no. Quelle non si toccano. Altrimenti gli chiudiamo il traforo. Niente piú Teramo, niente piú mare, niente piú virtú! Chiaro?
La cucina aquilana e teramana rispecchiano i rispettivi versanti del Gran Sasso. Ogni paragone è impietoso.
Sul sito del ristorante indicato da Trissetto (http://www.elodia.it/i-segreti-degli-chef-con-nadia-moscardi) viene detto esplicitamente che la Moscardi propone una versione moderna delle virtù. La puntata non l'ho vista, quindi chiedo a chi l'ha fatto: la signora ha detto in tv che si trattava della ricetta tradizionale oppure che ne è una rivisitata? Perché un conto è il primo caso, ma se lei ha invece detto "guardate ora vi faccio vedere una versione che però non è l'originale, è una mia variante blablabla" non ci vedo nulla per cui scandalizzarsi.
@ Gianluca. Teramo= Mazzarelle, Scrippelle mbusse, Timballo, Chitarrina alla teramana, Virtú, Brodetto giuliese....devo continuare? Aquila=cicorietta ripassata, ???? Quali versanti rispecchiano le due cucine?
@Andrea In un'intervista post puntata la "chef" in questione dice che le virtù sono: - una zuppa - invece è una minestra - il piatto originale è un minestrone stracotto - a parte il fatto che prima dici che è una zuppa e poi lo fai diventare un minestrone, dire a un teramano che le virtù sono un minestrone potresti scatenare l'ira funesta. La "chef" dice che, essendo tale e non un cuoco da osteria, rielabora. Però sarebbe giusto che prima si studiasse il disciplinare delle virtù e avesse rispetto per il piatto di cui parla. Per quanto riguarda la questione della "sua" versione la "chef" ha detto che era una sua versione però: - la "chef" non ha mantenuto nulla della ricetta originale, a parte gli ingredienti del cibo in scatola che troverà a L'Aquila - I famosi aromi che caratterizzano il profumo del piatto non ci sono. - Le verdure passate..... Non sono nè virtù nè una rivisitazione, sono un altro piatto, spacciato volgarmente come rielaborazione per sfruttare il nome del piatto.
Rimane il fatto che, se al telespettatore è chiaro che quella è solo una rivisitazione e che il piatto originale è del Teramano, le urla di Schillaci o della Robin Hood sono fuori luogo secondo me. Non è meglio una reazione à la Serpentini, ironica e pungente, piuttosto che fare i gallettari senza, sempre secondo me, nemmeno motivo? Poi sul dare un nome diverso a piatti quasi del tutto stravolti posso anche essere d'accordo (penso al panettone vegano, che dell'originale ha solo la forma a malapena), e inoltre stando alla descrizione credo che continuerò a preferire di gran lunga le mie virtù!
Jamm anninz pacchiù.... chiunque può rielaborare, ma chiamateli ad esempio "cazzinbocchio all'aquilana" oppure " passatella alla madonna de li screppigne" ma non Virtù. Nelle vere osterie ovvero nelle "cantine" non si rielabora un ca.. tubo si mangiano solo e soltanto cibi tradizionalissimi, se non è così meglio mangiare a casa propria magari con un pranzetto preparato dalla nonna. Ah lu bell pappagalle!
i piatti di antiche tradizioni non possono essere REINVENTATI o RIVISITATI!! il piatto presentato dalla tizia chef e' una offesa al tradizionale piatto teramano delle virtu' .....quasi osceno o scena??
A me non risulta che il brodetto giuliese sia teramano...è giuliese! Toh al massimo qualcuno sa fare il baccalà... Invece le Virtù di mare decantate da molti ristoratori della costa possono essere una rivisitazione altrettanto blasfema, quanto l'aquilana. Ogni territorio ha le sue caratteristiche, e talvolta piatti dal nome analogo hanno la stessa base antica ma sviluppo diverso, per ragioni dovute alla presenza/assenza di particolari prodotti e caratteristiche in quel che in enogastronomia e nell'agroalimentare intelligente si chiama "territorio" . Poi gli uomini, le migrazioni e i matrimoni, il tempo, l'integrazione, l'uso creano la tradizione. Non so bene da dove lontano e da quanti secoli di tradizione vengano le "Virtù" teramane, ma già nella cultura ebraica, nota ancora oggi soprattutto nel quartiere ebraico di Roma, ci si avvicina alla Pasqua Ebraica, con la pulizia delle dispense, per far posto ai nuovi raccolti e preparare piatti in cui devono essere usati tutti i legumi, vegetali, carni e quant'altro sia presente in casa. Tradizioni e usi che vengono da lontano e in un'evoluzione convergente spingevano chi viveva del duro lavoro della terra a far tesoro e a non sprecare nulla che vi fosse in casa, che da "scarto" diventava "virtuoso" nutrimento del corpo e dello spirito. Non mi sembra prodotto così tradizionale, teramano né abruzzese, il tortellino, sempre presente. Blasfemia anche quello! Siamo ormai moralmente lontani dal concetto delle “Virtù” che ci si abbassa a tante intolleranze, volgarità, maschilismi (segno della mancanza di spessore intellettivo e di effettivi contenuti), senza soffermarsi a pensare e ad agire: se c’è qualcosa da promuovere non bisogna aspettare che qualcun’altro “approfitti”. Bisogna farlo prima, senza paraocchi, sfruttando il nuovo trend del Global-Local che si ottiene grazie ai media! Le mie “Virtù”, senza alcuni legumi ai quali sono allergica, e quelle di molte casalinghe soprattutto dei molti decenni passati, che non andavano ad acquistare all’occasione tortellini, pasta colorata e altro, escono fuori dal disciplinare ma tendono, sicuramente, al significato intrinseco e rituale di cui deve essere pervasa la pietanza. Altrimenti diventa un banale minestrone! Come l’agnello a Natale, la nutella ovunque, dai calcionetti ai bocconotti montoriesi…troppo piatto, banale e ricco! E non apriamo un capitolo sui dolci natalizi e sul vero calcionetto o bocconotto per favore! La tradizione abruzzese dal velino all’Adriatico è lunga e intricata, memoria di un passato contadino e davvero povero, in cui si “inventavano” i dolci con gli ingredienti più semplici e alla portata di tutti: castagne, ceci, uva, mele e talvolta solo acqua olio e farina e non si era altro che contadini o pastori, qualcuno pescatore. E il pasto era convivio, accoglienza.