Sono rimasto a lungo in silenzio e l’ultimo mio scritto su questa rubrica risale a un bel po’ di tempo fa. Ne sono rammaricato. Avrei voluto scrivere ancora, di più, ma non me la sono sentita. Confesso di essere stato preso da un grande scoramento, che ancora dura. Come dire? Mi sono arreso. Non trovo più parole per descrivere lo stato agonizzante di questa città che amo tanto, troppo. Non è che non ci siano stati fatti di cronaca che avrebbero meritato un commento, una considerazione, anzi... Ce ne sono stati fin troppi. Ma sono stanco di parole e di commenti. Sono stanco dei teramani, ai quali, a quanto pare, continua ad interessare solo il mangiare, il bere e starsene nei bar a consumare aperitivi, almeno quelli che possono permetterseli, gli altri se ne stanno rintanati nelle loro case, senza pensare ad altro che a se stessi. La prima vittima di una serie di delitti compiuti in questa città è lo spirito civico, morto ucciso già da molto tempo. Ma quel che colpisce è la totale assenza di spirito di reazione e di iniziativa. Teramani... ci stiamo lasciando morire.... senza far nulla.
Non abbiamo più amore per noi stessi, per la nostra città, per la nostra storia, per la nostra cultura, per la nostra identità. Siamo diventati niente e nessuno. Abbiamo conservato i vizi antichi (compreso il poco amore per il carnevale e il molto amore per la quaresima) e ne abbiamo aggiunti di nuovi alla nostra bisaccia morale, non abbiamo mai badato ad accrescere le nostre virtù, che ci limitiamo a riscoprire giusto un giorno all’anno. Tutto muore quaggiù... e io so quanto mi è caro questo che è il titolo di un articolo al quale sono molto legato, anche se non ho la voglia di spiegare perché e chi ne sia l’autore, perché lo spirito di rinuncia, alla fine, ha conquistato anche me, riducendomi all’afasia. Mi sono convinto: non c’è più alcuna possibilità di resuscitare l’orgoglio dei teramani, perduto per sempre. Sono rimasto in silenzio, perché solo il silenzio è ciò che meritano questi teramani di oggi, che restano indifferenti a tutto nella stragrande maggioranza: alle sentenze di giudici del lunedì che colpiscono il diritto di cronaca, allo strapotere dei politici del nulla, all’ignoranza degli amministratori, alla pochezza dei risultati ottenuti da una politica miope e senza speranza. Vuote le librerie, vuote le strade, le piazze e adesso vuoti anche i negozi di scarpe e di vestiti che sono stati gli ultimi ad ammainare le loro bandiere. Non sono solo metafora le passeggiate dei ratti lungo il corso, di notte per adesso, ma vedrete che cominceranno a farsi vedere anche di giorno. Ci aggiriamo per le vie della nostra città come fantasmi, in una regione dove dalfonsianamente regna il nulla e in una nazione dove renzianamente si susseguono annunci che sembrano, quelli si, di un re da Carnevale, di quelli di cartapesta. Anche il mito dell’Europa svanisce all’orizzonte coma una mongolfiera troppo gonfia e quello dell’Occidente si sbriciola in una caduta di rovine che fa ancora più paura perché avviene in silenzio... Il silenzio... ecco, il silenzio... Teramo non merita che il silenzio. Ssttttt... che nessuno disturbi il sonno di Aligi.
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