Ci sono a volte delle mazzate che ti arrivano tra capo e collo in maniera così violenta che rimani tramortito e incapace di risollevarti in piedi. Possono essere materiali, morali o anche metaforiche, ma sempre mazzate sono.
Quella che si è abbattuta sul calcio teramano è stata davvero tremenda, con l’esclusione dalla serie B, conquistata sul campo e sottratta a tavolino con un’accusa infamante quanto del tutto indimostrata, almeno compiutamente.
Molti appassionati di calcio non si sono risollevati, dopo la grande delusione seguita ai festeggiamenti per la promozione, e hanno annunciato che mai più seguiranno il calcio locale, che ormai sono così schifati dal non voler più vedere una partita, che non vogliono più nemmeno sentir parlare di palle e di palloni.
Non pochi hanno invitato il presidente Campitelli a lasciar perdere tutto, a non iscrivere più la sua società ad alcun campionato, a far ricorso al Tar facendosi così radiare dalla FIGC.
Molti hanno davvero temuto che Campitelli non ce la facesse a rialzarsi dalla botta tremenda subita e che davvero dopo 102 anni il calcio teramano fosse destinato a sparire per sempre. In effetti per un paio di giorni, forse per qualche ora, s’è visto un presidente Campitelli affranto, in lacrime, fantasma di se stesso, vagare come un automa e incerto sul da farsi.
Ma è durato poco ed eccolo annunciare che nulla è perduto, che si riparte, dopo aver chiesto scusa ai tifosi per qualche errore commesso, per qualche eccesso di fiducia accordata a qualcuno che non se la meritava.
Devo riconoscere che, pur avendo avuto motivi per credere che Campitelli fosse un imprenditore valido e determinato, non me lo aspettavo così coriaceo.
Mi chiedo quanti al suo posto avrebbero ora la stessa scorza e la stessa durezza. Io stesso, lo confesso, al suo posto mi sarei sentito così depresso che quasi certamente non sarei stato in grado di dare un calcio alla brutta sorte, di far finta di nulla, e di affrontare un nuovo, difficile capitolo, in una fin qui vittoriosa avventura da manager calcistico.
Gli va dato atto del suo coraggio e tutta la città, tutti gli appassionati, tutti i teramani, devono dargliene atto e sostenerlo in questo suo sforzo.
Campitelli riparte e non da zero, e nemmeno da tre.
Riparte da più di tre, dicendo che il budget di cui doterà il Teramo in una disperata rincorsa alla rivincita clamorosa è di più di tre milioni di euro. Alla faccia! Altri manager sportivi e imprenditori teramani si sono spaventati e si sono arresi per molto meno.
Campitelli ha preso una botta tremenda, che lo ha fatto finire a terra, ma si è rialzato, si è dato una spolveratina al vestito, si è passato una mano sulle ammaccature, si è dato una leccatina alle ferite, ed eccolo ancora ai blocchi di partenza.
Non ci stava, non ci sta, vuole scoprire cosa ci sta dietro l’angolo.
E’ certo che questa volta sarà più prudente, più furbo, più accorto, ma anche più spietato ed ancora più voglioso di vincere.
Sa che, come diceva Machiavelli, bisogna unire le astuzie della volpe alla forza del leone.
Immagino quanta rabbia covi dentro e in fondo le sue lacrime sono state lacrime di rabbia.
Devo usare per forza un’espressione che odio e la devo usare proprio per Luciano Campiteli: “Non me l’aspettavo!” Ma chapeau!
E’ nei momenti difficili che i condottieri sono chiamati a mostrare sui campi di battaglia il proprio valore.
Campitelli è pronto.
Lo vedo, come Capitano Uncino che chiama a raccolta la sua ciurma. Il coccodrillo gli ha mangiato una mano?
Che importa, ha messo al posto della mano un uncino ed è pronto ad usarlo come un’arma acuminata per sventrare chiunque gli si parerà davanti e per agguantare quello che gli è sfuggito.
Il sogno è ancora quello: riconquistare la B perduta.
E’, oltre che un sogno, un dovere.
Almeno per lui. Occorre però che questa volta anche Peter Pan sia suo alleato e gli dia una mano, invece di essere suo nemico.
Tutta Teramo è chiamata a farglisi intorno, ad aiutarlo come può e come sa, nessuno si tiri indietro.
La vendetta dovrà essere collettiva.
Trasformiamo il “Bonolis” in una fossa dei leoni. Coltello tra i denti, comandante! All’arrembaggio! Hasta la victoria siempre.
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Commenti
Eroico Tifoso, uomo da mille battaglie che ci mette la faccia, le rispondo volentieri.
Per quanto mi riguarda non mi sento rappresentato dalla società del Teramo Calcio.
Non posso prendere come esempio gli uomini del Presidente Campitelli o lo stesso numero uno del sodalizio aprutino.
Io rispetto la squadra e la curva.
Il resto non mi vedrà spettatore di una società lontana dal mio senso del calcio.
Il Teramo, Il Diavolo, non è di Campitelli, lui è solo di passaggio come tutti i presidenti, un gestore.
Il Teramo è dei teramani.
Punto.
Ognuno ha i propri eroi.
Apologia di uno xxxxxxxxx.
Il problema non è campitelli o di giuseppe, il problema sono le persone come Serpentini. Ma vi pare possibile che di giuseppe abbia fatto tutto da solo? Vi pare possibile che potesse disporre così facilmente di tali somme? Campitelli ha sbagliato? Allora lo dicesse chiaramente : "abbiamo avuto paura di perdere, si diceva che l'ascoli si stava comprando le partite, e allora abbiamo provato a combinare la gara". Il resto è da omertosi, delinquenti e finti furbi. Chi esalta o difende queste persone è peggio di loro!
Caro Marco Tifoso, ovviamente manterrò la mia promessa.
Io tifo per il Teramo non per Campitelli.
Cara Buch, se è fatta, sarà un problema suo ;)
Accetto tutto, anche il vilipendio da se-dicenti tifosi del Teramo, pur avendo dedicato alla storia del calcio teramano GRATUITAMENTE due volumi di più di 500 pagine ciascuno, il libro per il centenario con dvd accluso, la mia partecipazione ai 5 dvd degli Amici del Calcio Teramano,
MA ASSOLDATO no, non lo accetto. non sono mai stato AL SOLDO di nessuno, né di un partito, né di un club, né di una Loggia, di nessuno. Scrivo per questo blog GRATIS ed è stata l'unica condizione posta a Giancarlo Falconi accettando di scrivere qui, dopo aver tenuto a lungo la stessa rubrica su un quotidiano teramano alle stesse condizioni.
Con il mio GRATIS mi sono comperato il diritto di scrivere quello che voglio, e continuerò a farlo, fino a quando mi sarà riconosciuto.