Non ci hanno invitato.
Peccato.
Una cena tra il vincitore del comitato per il No, Paolo Gatti e lo sconfitto del derby costituzionale e capitolino, Alfonso Di Sabatino Martina detto Dodo.
Questa sera.
Ed è subito sera.
Una cena per programmare il futuro di Teramo, visto che la precedente Giunta Brucchi ci ha rubato il passato e il presente?
Una cena per far cadere il sindaco Brucchi?
Impossibile, il sindaco ha la ricostruzione dalla sua parte.
Impossibile, ma vero.
Fidatevi.
Una cena per concertare la musica da cambiare e un nome da proporre come nuovo direttore d'orchestra dell'ufficio tecnico?
Inutile, il sindaco Brucchi non ha eseguito la sinfonia scritta da Paolo Gatti e ha bandito un avviso pubblico a tempo determinato.
Una cena per definire le eleganti dimissioni dell'assessore, a due deleghe che non ricordiamo, Francesca Lucantoni?
No, se questi fossero gli argomenti, sarebbe stato più che sufficiente un caffè lungo.
Francesca Lucantoni è da sempre l'anello debole di Paolo Gatti.
Costretto a farla galleggiare tra incarichi politici e nuovi, inaspettati, successi privati anzi pubblici.
Vedi il comune di Nereto.
Vedi i due colloqui per gli avvisi pubblici all'Izs.
Che succederà?
Dodo pagherà il conto e lo scaricherà al sindaco Brucchi sotto la voce, " # L'Ultima Cena prima del tradimento ma se fai il buono ti concedo il mio solito ultimatum basta che ti ricorderai di noi".
Di Sabatino in questo momento ha la stessa credibilità di Rudy Di Stefano quando cita Calamandrei o la riforma costituzionale.
Talmente in discesa di consensi che Alfonso avrebbe deciso di usare un quinto nome.
Paolo III.
Ecco, il motivo della cena.
Buon appetito.
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