Si aggirano nelle reti televisive pubbliche e private alcuni soggetti politici la cui fortuna mi risulta sorprendente, per via delle eventi incapacità perfino logiche di comunicazione e dei tormentati e serpeggianti percorsi che li hanno visti militare in partiti e schieramenti diversi, senza mai dare alcune spiegazione sui contorcimenti e sui mutamenti di campo. Spesso mi affido a metafore che dall’antropologia si spostano all’etologia, così mi viene spontaneo pensare di definire questi soggetti come roditori, appalesandosi alla mia osservazione come forniti di robusti denti, con i quali cercano di addentare qualsiasi cosa capiti a tiro della loro voracità.
Mi pare, però di dover dire che meglio li definisca una metafora diversa. Mi somigliano, piuttosto, a delle zecche, zecche della democrazia.
Si sono istallati nel sistema democratico, di cui fanno sperticati elogi, come le zecche fanno quando si attaccano ai cani, ai gatti o ad altri animali, succhiando il sangue e infettando l’organismo di cui diventano parassiti.
Per non restare nel vago, dico subito che eccellono in questa funzione quasi tutti i deputati e senatori che, dopo aver appoggiato Monti e il suo governo - impegnati entrambi a massacrare l’Italia, la sua sovranità nazionale e gli italiani - quando il loro capo è de-caduto si sono affrettati ad abbandonare, come fanno le zecche, l’animale dal quale non riuscivano più a succhiare il sangue, per passare ad un altro, dove avevano a disposizione maggiori risorse. Sono passati da uno schieramento che si definiva di centro ad uno che si definisce di centro-sinistra e hanno perfino aderito ad uno specifico partito di questo schieramento, continuando a ricoprire ruoli ed incarichi di primo piano.
Eccelle in questo ruolo il vice ministro Zanetti, che pontifica in tv e spara a zero sul direttore dell’Agenzia delle Entrate. Ma anche altri suoi colleghi ex-montiani si comportano come zecche perfette nell’interpretare il loro ruolo di parassiti. Ce n’era uno l’altra sera in tv che teorizzava che rubare melanzane e ciliegie (come confessava di aver fatto tante volte), entrando di notte sui fondi agricoli altrui, era reato di troppo poco conto perché potesse risultare elemento di allarme sociale e aver diritto a una qualche forma di difesa da parte del derubato. Accanto a lui c’era un migrante civilizzato, datosi alla politica (ovviamente di sinistra), il quale sosteneva una teoria vetero-comunista, ma vetero davvero, secondo cui chi ruba e rapina è mosso, sempre, dalle sue condizioni sociali, dall’indigenza e dalla povertà, e quindi va non solo giustificato socialmente ed eticamente, ma perfino sottratto ai rigori della legge.
Altre zecche di democrazia di questo tipo si affannano a girare per le reti televisive per spiegare che l’attuale governo ha impegnato molti mezzi per combattere l’evasione fiscale, la criminalità piccola e grande, la corruzione e la mafia, per rinnovare la scuola, la cultura, le istituzioni e per renderle più democratiche. Anche dalle nostre parti alcune zecche auto-referenti si mostrano come persuasi e convinti filantropi, quando invece i ruoli che ricoprono sono soltanto i mezzi pubblici di cui si servono per perseguire i loro fini privati. Una comune caratteristica di questi parassiti è il cambio di casacca in corsa, salgono e scendono dai partiti come fossero dei taxi, procedono saltellando tra destra e sinistra come chi, attraversando un fiume, poggia ora il piede sinistro ora il destro su questa o quella pietra emergente dalla corrente.
Zecche pericolose. Viscide. Squallide. Fanno ribrezzo. Altro che sepolcri imbiancati! Sono peggio. Si definiscono “scelta civica”, ma le loro scelte sono incivili, si definiscono di destra, o di nuovo centro destra, ma appoggiano governi di sinistra, si dicono di sinistra ma attuano politiche di destra. Dicono di aver abolito le province e il Senato, ma continuano a tenerli in piedi. Dicono di tenere molto alla nostra salute, ma la mettono ogni giorno sempre più in pericolo. Dicono di volere il nostro interesse, ma continuano a infilare le loro mani dentro le nostre tasche, alla ricerca del nostro portafoglio. La democrazia ormai ha il vello pieno di queste zecche, che continuano a succhiarle il sangue fino a stremare la sua struttura
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