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La ricerca sulle leucemie acute può contare su un teramano… negli “States”.

di Giancarlo Falconi
6 minuti

Leggo e mi commuovo.
"Ciao Giancarlo, So che negli ultimi mesi le passeggiate sotto le nostre mastodontiche querce ti sono state precluse da un brutto, bruttissimo male. Mi dispiace moltissimo. Tu però sei fatto della stessa natura di quelle bellissime sculture di casa nostra: non ti sposti e resisti, e hai resistito. Più che augurarti tutto il bene, ti faccio i miei complimenti per la tempra".

La firma è di un ragazzo di qualche anno sotto i 40,  teramano che lavora negli Stati Uniti.
Luca Tottone da Teramo.
Luca Tottone dal quartiere Castello.

Non sentivo Luca da anni ma sapevo da compari, amici, parenti e silenzi che era diventato un ricercatore molto importante e stimato. Nessuna sorpresa. La sua vivace intelligenza era nota dalla notte del boschetto degli alpini. Ho dato a Luca un compito semplice. Chi sei e cosa fai negli Stati Uniti. Chitarrina, a parte.
Il Prefetto di Teramo, sua Eccellenza, Fabrizio Stelo, il sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto, il Magnifico Rettore, Dino Mastrocola,  potrebbero pensare a un encomio speciale.

Luca, chi sei? Che fai? Dove vuoi arrivare? 

"Proprio oggi 30 ottobre 2023, nella giornata sulla ricerca contro il cancro indetta da AIRC, il nostro Presidente della Repubblica richiama l’attenzione sulla mancanza cronica di fondi nel nostro paese 

(https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2023/10/30/mattarella-fondi-per-la-ricerca-sono-sotto-gli-standard_9abe6a3d-d470-4557-b81f-8ecf4e507459.html) . Ragazze e ragazzi che hanno raggiunto le più alte qualifiche accademiche, la cui preparazione è costata migliaia di euro alla collettività, costretti a lasciare il proprio paese per poter vivere del proprio mestiere; vedere i propri sforzi trasformarsi in risultati; poter contare sui fondi necessari a fare ricerca in maniera dignitosa e al passo coi tempi.

 

Io, laureatomi all’Universita’ di Teramo sotto la guida del Professor Dainese (che ringrazio e porto nel cuore), continuo a chiedermi con un sorriso tra lo stupito ed il divertito come ci sono arrivato ad essere un ricercatore negli “States”. Dopo la triennale in Biotecnologie ottenuta con lode ad UniTE, due anni di specializzazione in Biotecnologie Mediche alla Sapienza di Roma (anche qui con lode), e un Dottorato di ricerca in Medicina Molecolare ottenuto presso i laboratori di Patologia Molecolare della Professoressa Screpanti, (assegnatomi con gli onori della commissione) … io al massimo ambivo ad affacciarmi in Europa. Ho scoperto invece che malgrado i limiti del nostro sistema universitario, abbiamo tutte le carte in regola per volare alto, e “chi vale vola”, diceva Grunf di Alan Ford.

 

Nel 2018 la chiamata è arrivata dal New Jersey, in particolare da un gruppo capitanato da un brillantissimo e giovanissimo ricercatore spagnolo in America, il Dr. Herranz, che mi ha fatto da mentore per quattro lunghi (e durissimi) anni presso uno dei pochi National Cancer Institutes (NCIs) degli USA: il Cancer Institute of New Jersey (CINJ). Ero letteralmente da solo nella cittadina di New Brunswick, nella fascia centrale del New Jersey, un piccolo ma eccezionalmente florido stato sulla costa orientale degli Stati Uniti, con inverni a -17°Ced una Fiat 500 bianca che spariva sotto le fitte nevicate invernali. In Jersey ho consolidato le mie capacità di ricerca in campo oncologico. Grazie ai miei studi, improntati a comprendere i meccanismi di sviluppo, propagazione e resistenza delle leucemie acute a cellule-T, ho iniziato a vincere diversi fondi di ricerca: prima una borsa da parte del Dipartimento della Sanità dello stato del NJ; poi il premio “Outstanding Abstract Award” assegnatomi dalla prestigiosa Federazione delle Società Americane per la Biologia Sperimentale (FASEB); successivamente un’altra prestigiosissima borsa assegnatami dalla Società Americana di Ematologia (ASH). 

 

Non si vive di sola ricerca, e dal Jersey inseguendo il cuore mi sono trasferito un po’ più a sud, in Florida, dove attualmente sono senior scientist presso un altro di quei pochi e prestigiosi NCIs di cui ti parlavo, il Sylvester Comprehensive Cancer Center dell’Università di Miami, sotto la direzione di un luminare della ricerca in campo leucemico, il Dr. Stephen D. Nimer. Qui sto continuando il mio percorso, con nuovi progetti e nuove idee, che proprio ad inizio ottobre mi hanno permesso di vincere un ulteriore fondo di ricerca assegnatomi dalla Fondazione sulla ricerca leucemica “When Everyone Survives” (WES). 

 

“Be ce n’è tanto da esser contenti mi dirai…” 

“Beato a te…”

“Hai fatto bene, non tornare mai…”

 

Queste frasi le sento spesso, e ringrazio sinceramente chi ha per me questi slanci di entusiasmo. Ma il sacrificio è grosso: vedo la mia famiglia una sola volta all’ anno per non più di due settimane (in “America” le ferie sono poche, e io ho appena 12 giorni all’anno da giocarmi). Durante il COVID sono rimasto bloccato, ce ne sono voluti due di anni prima di poter riabbracciare i miei. Crescendo poi, le preoccupazioni si mischiano con la delusione: la delusione di non poter contribuire all’ economia ed al successo accademico del nostro Paese utilizzando le competenze acquisite oltreoceano. 

 

Io dico soltanto che il nostro territorio, quello teramano, ti insegna alcune cosette: il campo lo devi seminare, e devi seminare bene; devi lavorarlo il campo, e lo devi lavorare bene; devi spenderti, e devi spenderti molto…se vuoi avere un bel raccolto, su e giù per quelle meravigliose colline. L’Italia semina poco, lavora sempre meno e spende ancora peggio di tanti altri, e così noi giovani ricercatori il raccolto ce lo andiamo a fare all’ estero, dove quantomeno il salario è dignitoso (non ricco, ma dignitoso) e la meritocrazia è un valore.

 

Per i viali dritti dei “blocks” statunitensi porto con me quell’affetto concreto e caratteristico della nostra città, la schiena dritta di quell’ Abruzzo forte e gentile che tanti emigranti ha regalato all’estero. Guardo al percorso fatto con orgoglio, con la speranza un giorno di poter restituire qualcosa al mio territorio. Per ora la scelta è obbligata, si continua qui negli “States”, che a dirla tutta sono anche molto meglio di come li dipingiamo a distanza di oceano. Occhio cara Italia, che dopo un po’ di anni, se nulla cambia, i biglietti diventano di sola andata.

 

Un abbraccio Giancarlo, vorrei che questa testimonianza fosse di supporto ai tanti ragazzi volenterosi della nostra provincia: studiate, che nella vita potete andare dove volete, il limite non è l’A24!".

Grazie Luca, ci vediamo sotto le nostre querce. 




 

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Commenti

Complimenti a questo meraviglioso ricercatore ...!
Mia nipote , ricercatrice dell'Alzaimer , è tornata dall'Inghilterra per amore ...! Insegna chimica e scienze all'ITI e al Liceo Artistico...!
Bisogna fare qualcosa per queste belle menti ...!

Purtroppo è uno dei tanti esempi di come il nostro Paese si stia suicidando

Sono tanti i giovani validi teramani andati all'estero in qualità di ricercatori jn diverse dottrine...è vero biglietto solo andata...qui non c'è nulla x loro...

Complimenti Luca, ti auguro il meglio!
Anche io così come alcuni miei colleghi proveniamo da esperienze lavorative all’estero dove è indubbio che ci siano possibilità è progettualità migliori.
Invito comunque tutti coloro che hanno la possibilità e la fortuna di vivere esperienze lavorative all’estero con sacrificio e soddisfazione a non abbandonare l’idea di tornare. Nel mio piccolo ho cercato di ricreare un sistema simile a quello che mi è stato offerto nel Regno Unito e con la collaborazione delle istituzioni e dell’azienda asl Teramo abbiamo rinnovato gran parte della tecnologia medica degli ospedali provinciali per la specialistica che mi compete e stiamo sviluppando progetti scientifici con i migliori centri medici Italiani ed esteri.
Fatevi sentire, bisogna spiegare a chi ci amministra ciò che si persegue e a volte si possono trovare i giusti interlocutori. Buon lavoro e un forte augurio di vedervi presto tra noi!