Scrive Luisiana Gaita sul fattoquotidiano.it " L'obbligo di un accordo forte tra esecutivo ed enti locali preliminare alla realizzazione di progetti energetici era stato inserito nella Legge di Stabilità 2016, che recepiva - rendendoli di fatto inammissibili - sei dei sette quesiti referendari sulle trivelle. Dopo pochi mesi, però, in gran segreto Palazzo Chigi ha modificato una norma del 1990, aggirando e depotenziando quel vincolo. Risultato: lo Stato ha mano libera, così come emerso nella vicenda della raffineria di Taranto, dove confluirà il petrolio del megagiacimento Tempa Rossa, senza l'assenso della Puglia. Coordinamento No Triv: "Traditi milioni di italiani e cancellata una delle principali conquiste dei territori".
Vi ricordate il referendum No Triv?
Quello che fu accusato di essere ideologicamente ambientalista?
Commenta il professore di diritto Costituzionale, Enzo Di Salvatore
" Meno male che il referendum no triv era "ideologico", come ripeteva allora il Presidente della Regione Abruzzo, l'ambientalista D'Alfonso, quando decise di sfilare la Regione Abruzzo dal fronte delle dieci Regioni.
È andata così: nel settembre 2015 inserisco nel "pacchetto" referendario un paio di quesiti finalizzati a cancellare le norme che non garantivano una effettiva partecipazione delle Regioni alle decisioni sui progetti energetici e petroliferi. A dicembre 2015 il Governo propone al Parlamento di accogliere la richiesta di cancellazione di quelle norme, per evitare la celebrazione del referendum. Il Parlamento accoglie la proposta e la inserisce nella legge di stabilità. A Gennaio 2016 la Cassazione stabilisce, quindi, che il referendum debba celebrarsi solo sulle trivellazioni in mare e non più sul resto, essendo le norme sulla partecipazione delle Regioni ormai modificate. A giugno 2016, però, il Governo modifica le norme inserite dal Parlamento nella legge di stabilità: non abrogandole espressamente, ma agendo, per così dire, sulla "base" legislativa che le rendeva applicabili: le norme accolte dal Parlamento, infatti, prevedevano che le Regioni partecipassero alle decisioni dello Stato sui progetti energetici petroliferi attraverso una intesa in senso "forte" e che in caso di reiterato dissenso il Governo avrebbe potuto comunque procedere all'autorizzazione dei progetti, ma secondo le garanzie stabilite dall'art. 14-quater della legge 241/1990. Ebbene, quelle norme esistono ancora, ma il punto è che l'art. 14-quater dice oggi ben altro".
Speriamo che coccole Dalfonsiane sia qui terminate.
Grazie.
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