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Riflessioni sull'Urbanistica di Teramo. Come salvare il Centro Storico.

di Anonimo
9 minuti

In urbanistica il Centro Storico, a differenza di altre aree urbane, per la sua peculiarità morfologica, per la sua specificità architettonica e per la variegata offerta commerciale, è la parte più ricca di una città: è il luogo della mixité, dell’incontro, del passeggio, delle compere e dello svago in una cornice unica.
E’ l’area urbana che custodisce la storia e l’essenza di un posto e, quindi, va preservata, poiché può facilmente tramutarsi nella parte più vulnerabile della città.

  Il sempre più crescente utilizzo delle automobili (e spesso solo per colmare distanze molto brevi), il traffico caotico, i rumori e lo smog, la velocità inadeguata all’interno delle piccole vie interne ed i parcheggi selvaggi, legittimati dall’assenza di controllo, finiscono non solo per ridurre l’attrattività del Centro Storico, ma restringono anche il campo di fruizione pedonale e ciclabile, abituando il cittadino a dimenticare la propria città e a viverla da autista.     Le aree pedonali, quindi, diventano lo strumento urbanistico fondamentale per la città, perché elevano gli standard di tutela dei beni dell’area antica della città, della sua vivibilità sociale ed ambientale e del benessere psico-fisico degli abitanti.   A Teramo, le zone nel Centro Storico riservate esclusivamente ai pedoni hanno dimensioni particolarmente ridotte, in quanto si estendono solo su due strade principali (Corso San Giorgio e Corso Cerulli) raccordate tra loro da Piazza Martiri. Ed è una percentuale di spazio veramente minimo rispetto alla grandezza del Centro Storico. Vien da sé che, con la chiusura del Corso principale per i lavori di restyling, Teramo si sia svuotata non avendo altri luoghi idonei alla ricreazione dei propri cittadini.     Al di fuori di questa “zona dorata”, considerata come l’unica area viva della Città Storica, le parti restanti sono inaccessibili perché sommerse dalle macchine e fatalmente condannate all’incuria, al degrado ed all’oblio: palazzi, piazze e vicoli sono inghiottiti e nascosti dall’incombente presenza di tanta ferraglia che impedisce ai viandanti di stupirsi della bellezza di molti angoli (che pur c’è!), di avere una chiara visione di ciò che hanno davanti agli occhi e, di conseguenza, di prendersene cura.   Emblematico è il caso dell’Anfiteatro Romano. In quell’area hanno realizzato, in mancanza di un marciapiede, un percorso a terra riservato ai pedoni, completamente inutilizzabile perché occupato dalle auto in sosta. Il risultato è che non è nemmeno più possibile affacciarsi, dal lato di Via Paris Luigi, sulle antiche vestigia, diventate ormai solo uno sfondo sbiadito di una scena che, sicuramente, meritava ben altro. Per non parlare di Via Irelli, ancora in pieno Centro eppure trasformata in periferia dalle macchine ammassate in sosta selvaggia. Via di Porta Romana, Largo Proconsole e Via Trento e Trieste, poi, sono aree in perenne stato di "Lavori in corso” contraddistinte dalla presenza di numerose impalcature (alcune lasciate sul luogo dal 2009 a seguito del terremoto de L'Aquila) che conferiscono alla zona un'aria trasandata. Attrazione dell’area: il palo spezzato riempito di sampietrini fuoriusciti dalla strada e sostituiti con colate di asfalto, rifiuti di vario genere e sacchetti contenenti escrementi di cani buttati lì da padroni che ritengono troppo lontano il cestino posizionato nella piazzetta, a nemmeno 3 metri di distanza. Troppa strada da fare!   Oltre i posti menzionati, quanti altri luoghi, quante piazze, quante vie caratteristiche e preziose sono state convertite in aree maledette, sprovviste di identità perché non più riconoscibili e, soprattutto, prive di ogni forma di vita.   Nel Piano della Mobilità di Teramo sono previsti interventi sul sistema infrastrutturale finalizzati a rendere la città meno congestionata ed il traffico più scorrevole. Tuttavia, l’efficienza infrastrutturale non è data dal numero di interventi atti a migliorare la rete su gomma: ogni tot anni abbiamo una nuova galleria, una nuova strada, una serie infinita di rotatorie per evitare i tempi dei semafori, eppure il traffico persiste ed aumenta a causa della domanda indotta, perché le reti infrastrutturali più funzionali inducono gli utenti ad usare con più frequenza e maggiormente il mezzo privato, automobili o motocicli che siano.   Il traffico si comporta come i gas, cioè si adatta allo spazio che lo contiene: non importa quanto sia grande il contenitore, poiché le molecole occuperanno sempre tutto lo spazio disponibile. Saranno sempre di più le strade, ma troverete comunque le code. Aumenteranno i parcheggi, ma non troverete comunque posto. Elimineranno i semafori, ma comunque dovrete attendere che le file di auto scorrano.   Più diamo spazio alle auto, maggiore sarà la certezza di vederle ovunque.   Per ottenere una città più vivibile ed un sistema di mobilità davvero sostenibile, sia dal punto di vista funzionale che da quello ambientale, bisogna ridurre l’uso dell’auto.   E’ vero che qualsiasi tipo di cambiamento, inizialmente, è fastidioso, poiché presuppone una rivisitazione delle proprie abitudini, ma, se si considerano i costi sociali reali, poiché evidenti, che l’uso eccessivo dell’auto impone a tutti noi, questa limitazione potrà essere compresa come necessaria ed avvenire in maniera spontanea: traffico, stress, ansia, perdita di tempo nelle code e nella ricerca di un posteggio, emissioni di particelle inquinanti, problemi alla salute (malattie cardiovascolari, patologie respiratorie, eccessiva sedentarietà, obesità, problemi posturali, ecc...), scarsità di spazi pubblici per lasciare posto a strade e parcheggi e, soprattutto, depauperamento delle nostre aree urbane, ridotte per lo più a quartieri dormitorio, dove i bambini non giocano più per la strada e la vita sociale è praticamente annientata, sono solo alcuni dei prezzi che paghiamo quotidianamente.   L’uso dell’auto nuoce a tutti; di questo, ormai, dobbiamo prendere atto e di fronte dell’immobilità politica, che non procede ad una revisione del sistema della mobilità per incentivare l’uso di mezzi alternativi all’automobile, siamo noi cittadini a dover modificare le nostre abitudini per migliorare la qualità della nostra vita, della nostra città e stimolare gli amministratori ad intraprendere azioni adeguate.   La conservazione dei beni storici, artistici, paesaggistici e la effettiva riqualificazione e valorizzazione del Centro Storico, non può prescindere dalla partecipazione attiva del cittadino che deve, ora più che mai, vivere la propria città e riappropriarsi dei suoi spazi. I residenti ed i commercianti del Centro Storico dovrebbero acquisire consapevolezza del fatto che una apparente limitazione alla mobilità privata comporterebbe per loro molti vantaggi.   Solo per citarne alcuni: Il Centro Storico si trasformerebbe in un’isola desiderata da tutti, libera da inquinamento atmosferico ed acustico, accessibile anche alle fasce della popolazione più deboli, disabili, anziani e, soprattutto, bambini che, come in molte città europee, potrebbero essere liberi di giocare per le vie del Centro o, addirittura, muoversi da soli in un contesto architettonico e urbanistico che avrebbe molto da offrire. Con la creazione di aree dedicate alla ricreazione dei cittadini e con l’incentivazione di progetti che assicurino una sempre maggiore affluenza (e non solo nelle arterie principali), il Centro Storico diverrebbe un’opportunità di investimento residenziale e commerciale di ben altro livello rispetto all’attuale situazione e potrebbe tornare ad essere il Luogo dell’incontro, del confronto, della passeggiata, delle compere, dello svago, della rigenerazione e del gioco, innescando vivaci processi economici, basati sulla valorizzazione delle bellezze e dei prodotti locali, capaci di rivitalizzare l’intera città.   Tutto ciò è davvero possibile, soprattutto se saranno i cittadini, con le loro piccole azioni quotidiane, a compiere scelte decisive per la trasformazione del luogo in cui viviamo.   Ps. Coloro i quali suggeriscono convinti che lo svuotamento del Centro Storico sia momentaneo e causato dalla paura del terremoto continuano a fare quello che hanno fatto per anni: far finta di nulla per non iniziare a fare qualcosa.             Arch. Alice Tramaglini

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Che un abitante di Teramo confonda un teatro romano con un anfiteatro è plausibile, visto il livello culturale medio della popolazione. È grave quando tale confusione contribuisca ad alimentarla il Sindaco di Teramo, con la sua intervista a Vera TV, in occasione della recente manifestazione del presepe vivente. È intollerabile quando la confusione la coltivi qualcuno che si firma Architetto.
Ringrazio il gentile contributo offerto dall'Arch. Alice Travaglini che, purtroppo,restera' lettera morta sia per i nostri amministratori e sia per buona parte dei miei concittadini. Al di la' di qualsiasi considerazione di sensibilita' culturale che potrebbe apparire altezzosa ed irriverente alle orecchie di molti, credo che l'amore o pseudo amore che i teramani hanno piu' volte pensato di manifestare nei confronti della citta' in occasione di manifestazioni di campanile legate a vittorie nel campo dello sport, dovrebbe essere esternato con comportamenti consoni al sentimento ed in sollecitazioni pressanti nei confronti degli amministratori affinche' il decoro urbano sia assicurato attraverso anche un controllo stringente ed anche, perche'no, repressivo nelle situazioni di violazione delle regole e delle leggi. Certo la perenne violazione dei regolamenti attraverso il parcheggio selvaggio della Porsche e della Aston Martin in Corso Cerulli in prossinita' del Bar del Corso con accesso da Via Muzi per aggirare l'ostacolo dell'accesso controllato, l'invasione selvaggia con le auto parcheggiate nella corsia pedonale in prossimita' dell'Anfiteatro e tante altre violenze quotidiane fatte alla citta' ed ai cittadini sono testimonianza dello stato di degrado della citta' di Teramo.
Ottime e condivisibili argomentazioni. Complimenti all'autrice. Lo sostengono da sempre. Abbiamo a Teramo delle autentiche risorse, soprattutto tra i giovani. Purtroppo non le valorizziamo e il sistema non p in grado di usufruirne, tanto è vero che ad amministrare la città abbiamo degli zotici e degli ignoranti, che più sono tali più voti prendono.
E' evidente che per progettare e attuare il miglioramento della città nel senso auspicato dall'Architetto Tramaglini ci vorrebbe una classe "dirigente". Da molto tempo però sono convinto che gli amministratori eletti e quelli nominati siano non più che una classe "susseguente". Non sono innanzi al popolo con una visione di lungo respiro bensì si adeguano ai desiderata dell'uomo della strada, della piazza del bar. I pur insufficienti miglioramenti urbanistici degli ultimi decenni hanno dimostrato che, a fronte di qualche opposizione iniziale da parte di qualche soggetto direttamente interessato, il miglioramento viene successivamente apprezzato praticamente da tutti. Esempio principe, a questo proposito è stata la pedonalizzazione di piazza Martiri della Libertà. Quindi il problema è chiaro: manca una classe dirigente con una visione e con la determinazione necessaria nel perseguire il progetto conseguente. Ma quanti elettori chiedono ai candidati i dettagli della visione che propongono e intendono attuare? Dico in termini concreti: ad esempio quali aree pedonalizzare, o come gestire l'accesso al centro alle auto dei residenti ed ai trasporti per le attività produttive, ecc. Elettori disinteressati alla selezione di amministratori capaci e candidati di pochi mezzi, questo è il mix perfetto per scendere la china.
Ha ragione. La ringrazio per il Suo intervento, Blade Runner.
teatro o anfiteatro cambia poco, sono 20 metri........Blade Runner non fare il filosofo.
Leggendo l'articolo dell'arch. Tramaglini mi è venuto da pensare alla famosa scena del film di Benigni Johnny Stecchino... "Il probbblema di Palemmo è il ctraffco". Purtroppo il problema del Centro Storico di Teramo non è solo il traffico, il problema è lo stesso Centro Storico e mi spiego. Negli anni '80 un noto architetto di origini umbre, residente a Roma (dove pagava le tasse dei proventi guadagnati a Teramo) su incarico della Amministrazione Comunale, approntò un Piano Particolareggiato del Centro Storico che sovvertì totalmente le principali funzioni che vi si svolgevano. In pratica trasformò il Centro Storico di Teramo in "CENTER CITY", in pratica trasformò il centro di Teramo in "Città degli Affari", privilegiando l'insediamento di uffici pubblici e privati della più varia natura, mescolando le funzioni prettamente cittadine con quelle a carattere "territoriale" che già vi si erano insediate nel tempo. Il tutto è rilevabile leggendo la relazione di accompagnamento al Piano Particolareggiato. Tutto ciò ha comportato lo stravolgimento totale dell'area e si sono verificati alcuni fenomeni che hanno snaturato completamente il nostro piccolo centro: 1°) Vertiginosa diminuzione degli abitanti insediati; 2°) Estinzione delle botteghe artigiane, una delle caratteristiche peculiari; 3°) Estinzione del commercio al minuto, "esercizi di vicinato"; 4°) Proliferazione vertiginosa di studi professionali privati etc. etc... Il tutto condito con la sciatta mancanza di parcheggi, di aree pedonali e con le auto che di giorno si infilavano e continuano ad infilarsi dappertutto. La notte, poi, il totale svuotamento e la desertificazione. Oggi stiamo pagando le nefaste scelte di allora e, complice la crisi che sta facendo soccombere anche gli studi professionali, assistiamo al progressivo svuotamento del centro dove i negozi delle parallele al Corso aprono e chiudono nel giro di poche settimane, non avendo nessuno da servire, perché gli abitanti residenti sono ridotti a quattro gatti! La genialata, poi, di un centro commerciale (il Gran Sasso), ampiamente sovradimensionato per le esigenze di Teramo, l'Università collocata ... in montagna hanno fatto il resto. Non ci resta che piangere? No! Bisogna avere la forza di ripensare il Centro Storico, ripensarne le funzioni: riportare i residenti nel centro, portarvi i pochi studenti che restano a Teramo, portare fuori dal centro gli uffici a carattere territoriale : Prefettura, Provincia, Inps; portare fuori dalle mura parte delle scuole che intasano il centro di "mamme ansiose con SUV al seguito" etc. etc. etc. Solo allora si potrà pensare alla pedonalizzazione, ma creando altri parcheggi nelle zone limitrofe al centro attualmente non servite, perché le automobili ... da qualche parte bisogna pur metterle.
spero che piazza Martiri resti cosi con gli "ombrelloni" piuttosto che con i dehors chiusi come è stata fino a qualche mese fa. da un senso piu' libero e meno soffocante
Ok meglio gli ombrelloni che quella orrenda scatola di metallo. Ma cosa dire di uno dei più belli scorci di Teramo e parlo dell'area fra il duomo e l'ex seminario fino a piazza martiri sempre piena di vetture in sosta selvaggia? I vigili urbani dove sono? Vedo parcheggiate sempre le solite vetture.
Chiudere il centro storico alle auto è qualcosa che penso anch'io sia auspicabile. All'articolo però mancano almeno un paio di punti da chiarire, e cioè come effettivamente mettere in pratica questa chiusura del traffico e cos'altro serve per salvare il centro storico. Per quanto riguarda il primo faccio delle domande, così, su due piedi. Quali vie effettivamente rendere pedonabili? Per esempio, i miei sogni segreti sarebbero vietare completamente alle auto i Tigli a partire dalla chiesa dei Cappuccini (pensate, così bella eppure praticamente impossibile da osservare), piazza Dante e la Madonna delle Grazie, ma è praticamente fattibile? Eppoi, una volta pedonalizzate le vie del centro bisognerebbe potenziare il servizio di bike sharing oppure mettere autobus o navette gratuite? Dopodiché, le strade su cui le auto potrebbero continuare a circolare vanno bene così come sono oppure dovrebbero essere modificate in qualche modo? Infine, i parcheggi per lasciare le auto prima di entrare in centro storico ci sono già o dovrebbero essere costruiti, e da lì dovrebbero partire navette che fanno spola con il centro oppure sono già abbastanza vicini? Per quanto riguarda il secondo invece bisogna partire dall'assunto che non è soltanto eliminando le auto che il centro verrà restituito alla comunità. L'intervento di Anonimus dà qualche spunto di riflessione; io aggiungerei anche altro, come ad esempio sgravi fiscali per chi vuole aprire imprese o start-up (ho letto nei giorni scorsi che qualcuno ha pensato a qualcosa di simile per corso S. Giorgio), affitti di locali calmierati, maggior controllo da parte delle forze dell'ordine (in zona via D'Annunzio-via Scarselli-Milli oggi i ragazzi fanno quello che vogliono, si sbronzano e pisciano sui muri anche in pieno giorno, in un'atmosfera di totale impunità: questo chiaramente ha, tra i mille effetti negativi, quello di non portare giovamento alla vita di comunità), promozione delle attività culturali/museali, etc. Al tempo stesso comunque bisognerebbe fare attenzione al fatto che troppi interventi sul centro non siano a scapito delle periferie, come Gammarana o Cona o tutte le altre. Non ho scritto tutto questo per rimproverare la sig.ra (mi perdoni se non la chiamo architetto, ma firmarsi col titolo è così ottocentesco e autoreferenziale) Tramaglini, un articolo su un blog non dev'essere un programma elettorale e qui va bene anche abbozzare giusto qualche pensiero. Quello che mi auguro però è che ci sia un progetto dietro e che sia ben presentato e difeso nelle giuste sedi, perché di gente buona soltanto a urlare cosa c'è che non va e a sparare a caso soluzioni, senza spiegare se sono praticabili e come, ne è già pieno il web e certi ben più frequentati -senza nulla togliere a questo- blogghe.
L'automobile non è né stupida né intelligente, lo è l'uso che se ne fa. Se si pensa che la maggior parte della giornata le nostre auto la passano parcheggiate, occupando spazio pubblico che potrebbe essere utilizzato diversamente, si comprende come l'uso massimo delle quattro ruote, per gli spostamenti urbani, risulta poco efficiente. Il centro storico di teramo è di estensione limitata e potrebbe ben essere percorso a piedi, mentre il resto della città potrebbe essere efficacemetne collegato con mezzi pubblici, scoraggiando l'uso dell'automobile. Ma occorre anche restituire gli spazi urbani a pedoni e, perchè no, a ciclisti. Ci sono zone di Teramo dove è impossibile avventurarsi a piedi, per l'assenza di marciapiedi e di spazi sicuri per i pedoni. Per non parlare dell'uso della bicicletta, riservato a pochi avventurosi. E anche quando sono stati creati percorsi appositi (vedasi Colleparco e la Gammarana), non si è avuta una visione a livello urbano, ma solo locale, con risultati, tra l'altro, anche poco apprezzabili (ricordiamo la pista ciclabile blu di Colleparco, realizzata contro ogni norma tecnica, e trasformata frettolosamente in percorso ciclopedonale per ovviare agli errori). Ovunque, in Europa, si punta a favorire gli spostamenti a piedi e sulle due ruote a pedali, integrandoli con il trasporto pubblico locale, su ruota e su ferro. In Italia, e nella nostra provincia, l'automobile rimane ancora uno status simbol irrinunciabile, e viene utilizzato anche per gli spostamenti minimi. A Teramo, poi, le scelte urbanistiche degli ultimi 40 anni, scelte che continuano nella stessa direzione anche oggi, hanno portato a creare una città diffusa, favorendo quello che gli urbanisti definiscono lo sprawl (letterarmente "stravaccamento") insediativo, senza curarsi dei collegamenti. Quartieri dormitorio spalmati sulle colline, con strade di collegamento degne di paesini alpini; servizi "esplosi" sul territorio senza un minimo di criterio (Ospedale a Villa Mosca, uffici ASL a Casalena, Università a Colleparco e Piano d'Accio, Palazzetto dello Sport a Scapriano, stadio a Piano d'Accio, Motorizzazione Civile a Villa Tordinia, e chi più ne ha più ne metta), con una stazione ferroviaria mai efficacemente valorizzata e un servizio di trasporto pubblico locale male organizzato. Che fare? La politica si riappropri del suo ruolo di indirizzo e, insieme a tecnici e cittadini, si ripensi una città a misura di abitante, magari domandandosi, finalmente, quale anima dare ad un capoluogo di procincia che sta inesorabilmente morendo.
Scusami Andrea delle 22:10 Le tue idee sulla chiusura del centro storico sono molto valide, sarebbe interessante avere aree pedonali molto più ampie, un bike sharing attivo a dovere; la chiusura di viale Mazzini la vedo impensabile visto che li insiste un' uscita del lotto zero. Sono contrario per l' utilizzo di bus navetta per incentivare il parcheggiare fuori le mura, solo a Teramo c'è l'usanza di parcheggiare dentro all'attività in cui ci si deve recare!!! Obbiettivamente si puo parcheggiare alla Madonna delle grazie o in via Diaz e farsi una passeggiata verso il centro.

Ma lo studio Architetica non esiste più? In via Trento e Trieste è chiuso da tempo.