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Il corrosivo: Di giornali e di libri, si muore o si vive?

di Elso Simone Serpentini
5 minuti

Questa mattina su RAI 3 per commemorare Luca De Filippo, recentemente scomparso, è stata trasmessa una commedia di suo padre, il grande Eduardo: “Gli esami non finiscono mai”. C’è una battuta che, a risentirla dopo tanto tempo, mi ha sollecitato nuovi e diversi interrogativi. Annunciando ai suoi famigliari, al termine di un contrasto, di volersi ritirare a vita strettamente privata, senza uscire più di casa, trascorrendo il tempo solo a leggere giornali e libri, Eduardo dice: “Di giornali e libri si può anche morire”. Capisco bene il senso che Eduardo voleva dare a questa battuta, sia quello specifico nella commedia rappresentata, sia quello metaforico teso a rappresentare una vita condotta senza alcun altro interesse per la vita, da sconfitto, in una ritrosia indifferente. Però è suonata lo stesso assai sgradevole al mio orecchio e una parte di me, istintiva e razionale al tempo stesso, ha replicato: “Di giornali e di libri non si muore. Si vive”.
Nonostante si faccia un gran parlare di cultura in Italia, abbiamo il minor numero di lettori di giornali e di libri in Europa, in Abruzzo il minor numero di lettori di giornali e di libri in Italia e a Teramo il minor numero di lettori di giornali e di libri in Abruzzo. Insomma, noi teramani siamo agli ultimi posti. Ricordo che a lungo nelle classifiche del Sole 24 Ore la nostra provincia si trovava negli ultimissimi posti della classifica del numero di librerie esistenti sul territorio. Personalmente conosco professionisti, anche di grido, che non entrano mai in una libreria e che non leggono nemmeno un libro all’anno.

Quando insegnavo al Liceo Classico, eravamo in quattro, su un centinaio quasi, i professori che compravamo e leggevamo il giornale. Molti che dicono che i libri costano troppo mettono mano al portafoglio al bar per aperitivi e stuzzichini spendendo con disinvoltura una somma di denaro che riterrebbero troppo esosa per l’acquisto di un libro.
Di giornali e di libri si muore? No, si vive, E’ senza giornali e libri che si muore, lentamente, ogni giorno, si muore dentro, nello spirito, in un analfabetismo di ritorno che risulta vergognoso. Chi non conosce il fascino di aprire un libro appena acquistato e, cominciando a leggere, affrontare con piacere un affascinante viaggio insieme con l’autore e i suoi personaggi, sia che si tratti di narrativa che di saggistica, è cieco, sordo e muto, anche se crede di vedere, di parlare e di ascoltare.

Un tale che si definisce mio amico e che certamente povero non è, anzi, un giorno mi chiese: “E’ possibile che di tutti i libri che hai scritto, non me ne hai regalato mai uno?”.
Gli risposi: “E’ possibile che di tutti i libri che ho scritto, tu non ne abbia mai comperato uno?
Vestiti, panini, cene, generi diversi... c’è gente che spende il proprio denaro, anche adesso che si spende meno, senza rimpianti, ma davanti all’acquisto di un libro, anche quando gli viene la tentazione, tentenna e preferisce rinunciare. Certo, le agenzie educative non fanno nulla per promuovere la lettura di giornali e di libri. Le famiglie, le scuole, le associazioni non rivolgono ai figli, agli studenti, agli associati inviti ed esortazioni alla lettura. C’è chi acquista libri solo a Natale per regalarli, perché regalare un libro costa poco e non si sbaglia mai. Ma è il massimo che fa e regala libri che lui non leggerebbe mai. Perfino Renzi, nell’annunciare l’elargizione di 500 euro ai giovani neo-diciottenni, ha fatto degli esempi di spese culturali: teatri, musei, ma si è scordato di inserire tra gli esempi l’acquisto di un libro. Si legge poco e qualcuno si giustifica dicendo che i giornali e i libri sono scritti in modo da non farsi capire facilmente. In realtà, a via di non leggere si comprende sempre meno quel che si legge quando si legge. Perché di lettura (di giornali e di libri) si vive e della non lettura si muore a poco a poco.   

Non pochi esperimenti tra quelli che sono stati condotti in Europa hanno documentato che il livello di comprensione degli italiani di ciò che leggono è bassissimo. E dopo un po’ di tempo il basso livello di comprensione di ciò che si legge produce un altrettanto e conseguente basso livello di ciò che si ascolta e di ciò che si vede. Pensate che, partendo dal non capire, si arriva, come appunto accennavo sopra, al non vedere, al non sentire, al non parlare (il che equivale a non sapere quel che si dice). 

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Di giornali,e i giornalisti,liberi in Italia c'è ne sono davvero molto pochi! I giornali,escluso il Fatto,vivono grazie ai finanziamenti pubblici! A volte i giornalisti vengono uccisi o mandati in esilio...quindi di libri e giornali si muore...