Si chiamavamo, e ancora si chiamano, strade provinciali.
Ma non possiamo più chiamarle così. Non più. Perché la Provincia non c’è più.
O, meglio, c’è ancora, ma è come se non ci fosse. C’è, ma non c’è.
Le Province sono state abolite, quindi la Provincia di Teramo non c’è più, ma c’è ancora.
Come è possibile che ci sia e non ci sia al tempo stesso? Per capirlo occorre far riferimento alla logica renziana, secondo la quale una cosa può essere stata abolita ma esserci ancora.
Che la Provincia di Teramo ci sia ancora a dimostrarlo basterebbe il semplice fatto che c’è un presidente della Provincia. Non ci sono più le elezioni provinciali, ma la Provincia c’è ancora, però non ha soldi da spendere e non ha il modo come spenderli.
Quindi le cose che prima la Provincia finanziava, adesso non le può finanziare più. Metti le strade provinciali.
Si chiamavano provinciali perché le gestiva la Provincia, con propri fondi. Poi ha smesso di finanziarle, perché è stata abolita, anche se c’è ancora. Così le strade provinciali che provinciali più non sono, anche se continuano ad essere provinciali, stanno andando in rovina senza che la Provincia cacci più per la loro manutenzione un solo euro.
Il Presidente, dopo essere riuscito ad uscire finalmente dai ranghi e a finire in prima fila, sta cercando di capire quale trampolino usare per il gran salto in parlamento; i suoi collaboratori pensano a quale rinoceronte aggrapparsi per continuare a “parassitare” la propria vita; i dirigenti rimasti si fregano le mani per la soddisfazione; quelli trasferiti se le fregano nei nuovi posti e i dipendenti stanno cercando di capire da chi prenderanno lo stipendio, certi come sono che lo prenderanno comunque, anche continuando a non fare niente, come d’altro canto molti di loro già facevano prima. Intanto la macchina è in moto per puntare ad obiettivi assai concreti, quali quelli che dovrebbero consistere nel mettere a frutto il patrimonio immobiliare, non vendendo però, ma affittando, sia pure a canoni al di sotto di quelli del mercato e con bandi di gara che hanno il profumo di zolfo. Si cerca di cambiare destinazioni d’uso di immobili vincolati ad usi specifici come quelli culturali e di interpretare le norme e il vocabolario in modo da far sembrare che tra una biblioteca e una rivendita di libri non ci sia alcuna differenza.
E’ vero: una libreria non è solo una rivendita di libri e ha altre funzioni nobili, però la cultura non può essere una foglia di fico che possa coprire e giustificare ogni uso e ogni realtà.
Orfane le strade, orfane le librerie, orfane le rivendite, orfani i patrimoni. La provincia in disarmo affronta la sua Caporetto cercando di trasformare i caporali in generali di corpo d’armata e i propri Cadorna in Diaz. Avanti popolo, alla riscossa! Una volta a questo grido avanzava davvero il popolo, a seguito dei propri capi. Oggi il grido è passato in disuso e chi lo gridava cercando di capeggiare il popolo avanza ormai da sé, fregandosene del popolo, chi lo gridava seguendo il capo si è accorto che il capo va per i fatti suoi, magari desideroso di andare in qualche supermercato per comperarsi un figlio. Vuoi mettere la soddisfazione!... Non c’è paragone con quella che si prova comprando una lavatrice nuova, anche se non ti danno nemmeno un anno di garanzia e non accettano la restituzione in caso di cattivo funzionamento.
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Caro ttl, il suo commento era querelabile.
Il problema?
Il mio dovere è quello di proteggere i lettori dalle querele, quindi mi ringrazi.
Si possono dire mille cose senza offendere le persone.
Mi dispiace ma le ripeto ciò che non si comprende da parte di chi scrive sono le offese sottointese.
Per questo esiste chi modera e l'ufficio legale.
Ripeto la stessa cosa si può dire in mille modi.
Tutto qui.