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Il Confronto: Laboratori del Gran Sasso contro Forum H2O. Nata prima l'acqua o i laboratori?

12 minuti

Laboratori.
 

Non c’è stato difetto di istruttoria da parte dei Laboratori del Gran Sasso

La richiesta di autorizzazione all'utilizzo della sorgente radioattiva è stata presentata seguendo le istruzioni di tale procedura, in particolare quella di fornire indicazione precisa del luogo ospitante la sorgente presso i Laboratori sotterranei del Gran Sasso. Questo è stato fatto con dettaglio e chiarezza. La procedura prevede poi il coinvolgimento delle altre Amministrazioni per valutare se l'istanza si pone in contrasto con altri interessi che possono precludere l'autorizzazione, o condizionarla con riserve o prescrizioni. Non c’è quindi alcun difetto di istruttoria imputabile ai Laboratori del Gran Sasso.

Il paragone con Fukushima

Il confronto, o anche la semplice associazione di idee, tra il disastro di Fukushima e l’esperimento SOX non si fonda su argomenti concreti né realistici, ed è un’operazione mediatica scorretta che ha come effetto quello di diffondere tra le persone uno stato di ingiustificato allarme.

·A SOX non possono essere associati i rischi connessi a una centrale nucleare perché non è un reattore nucleare, e non può esplodere, neppure a seguito di azioni deliberate, errori umani o calamità naturali.

·La sorgente di SOX è una sorgente, sigillata, come quelle che vengono usate, sia pure con una diversa potenza e differenti finalità, negli ospedali delle nostre città per eseguire esami diagnostici e terapie.

·Una sorgente come quella di SOX non dipende da alcun sistema di controllo attivo (sia esso elettronico, meccanico o idraulico), e non può quindi in nessun caso "guastarsi" o “andare fuori controllo”.

·SOX si basa su una sorgente che decade spontaneamente costituita da circa 40 grammi di polvere di Cerio 144, con una radioattività - al massimo - di 5,5 PBq.

·La potenza termica della sorgente di SOX non è paragonabile a quella di una centrale nucleare. La sorgente di SOX ha la potenza termica di un ferro da stiro, 1200 Watt, contro 1.000.000.000 di Watt di un reattore.

·La polvere di Cerio 144 di SOX è sigillata in una doppia capsula di acciaio, che a sua volta è chiusa all’interno di un contenitore di tungsteno dello spessore di 19 centimetri, del peso di 2,4 tonnellate, realizzato appositamente per SOX con requisiti più alti rispetto agli standard di sicurezza richiesti, e in grado di resistere fino a 1500 °C.

·Il contenitore di tungsteno è resistente a impatto, incendio, allagamento e terremoto, secondo studi rigorosi che sono stati svolti come previsto dalla legge e verificati dalle autorità competenti.

·La sorgente dell’esperimento SOX, per il quale si è seguito con rigore tutto l’iter di autorizzazione previsto per legge per il suo impiego, rimarrà nei Laboratori il tempo necessario allo svolgimento dell’esperimento, cioè 18 mesi, dopodiché sarà riconsegnata all’Istituto francese che ne è proprietario. I Laboratori del Gran Sasso sono un’infrastruttura di ricerca. La presenza nei Laboratori di sostanze radioattive è legata alle attività in corso, durante le quali sono costantemente gestite in sicurezza.

 

Che cos’è accaduto ad agosto 2016

Parlare di “incidente” e “fuorisciuta di diclorometano” in riferimento all’evento che si è verificato nell’agosto 2016 è improprio. In quell’occasione è stata rilevata nell’acqua una concentrazione di diclorometano (DCM, un comune solvente) pari a 0,335 microgrammi/litro, e le analisi della AUSL l'hanno segnalata come un’anomalia. Tuttavia, questa concentrazione non ha rappresentato assolutamente una criticità: l'Organizzazione Mondiale della Sanità per le acque potabili raccomanda un limite di 20 microgrammi/litro. Questo raffronto dimostra che ci si è trovati di fronte a valori ben al di sotto dei limiti: 60 volte inferiori. La sostanza, sebbene in concentrazioni notevolmente inferiori ai valori limite, è stata efficacemente rilevata dal sistema di monitoraggio delle acque, e di conseguenza si è adottata una corretta scelta precauzionale che ha determinato la “messa a scarico” delle acque. Dunque, le concentrazioni estremamente basse di DCM non hanno determinato alcuna contaminazione. L’acqua potabile immessa in rete in quei giorni non ha mai rappresentato un pericolo per la salute pubblica. In quei giorni erano in corso nei Laboratori operazioni di pulitura con diclorometano di alcuni cristalli di un esperimento, operazioni che erano già state condotte in precedenza seguendo gli stessi protocolli, e che non avevano mai portato alla presenza di diclorometano nelle acque. 

 

L’episodio di maggio 2017

I Laboratori vogliono anche ribadire la loro estraneità rispetto a un episodio verificatosi nel maggio 2017 quando, a seguito di una disposizione del SIAN dell’AUSL di Teramo, il 9 maggio è stata dichiarata la sospensione dell’uso a fini potabili delle acque in uscita dal Traforo del Gran Sasso, a seguito dei prelievi effettuati il giorno 8 maggio che ne rilevavano la non conformità per odore e sapore. In quei giorni l’acqua captata nell’area dei Laboratori non veniva immessa nell’acquedotto. È quindi impossibile che questo episodio sia da ricondurre alle attività dei Laboratori e nessuna responsabilità si può quindi imputare ai Laboratori. Oltretutto, dai monitoraggi costantemente eseguiti durante quei giorni dai Laboratori, le acque di scarico in uscita sono sempre risultate pulite e assolutamente conformi ai requisiti previsti per le acque potabili.

 

I Laboratori e la captazione

·La captazione è stata realizzata successivamente alla costruzione dei Laboratori. Durante i lavori di costruzione dei Laboratori, all’inizio degli anni ’80, sono state individuate falde acquifere, le cui acque sono state inizialmente convogliate a scarico, per evitare allagamenti all’interno dei Laboratori. In seguito, tali acque sono risultate di una qualità apprezzata per fini potabili ed è stato deciso da parte delle Istituzioni competenti di utilizzarle per l’approvvigionamento idrico. La costruzione dei Laboratori del Gran Sasso è quindi precedente alla realizzazione della captazione.

·Circa 80 l/s delle acque captate nell’area dei Laboratori confluisce nell’acquedotto rispetto agli 800 l/s complessivamente prelevati dall’acquedotto dal versante occidentale della falda acquifera del Gran Sasso. Il 90% delle acque provenienti dal Gran Sasso sono captate lungo l’autostrada.

·I Laboratori sono dotati di un sistema di gestione ambientale nel rispetto dei relativi standard internazionali, e rispettano la zona di tutela assoluta (10 metri) prevista in materia ambientale dall’articolo 94 del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006. Per quanto riguarda la zona di rispetto (200 metri), poiché l’infrastruttura dei Laboratori sotterranei è anteriore all’entrata in vigore del decreto legislativo e con evidenza non è possibile il suo allontanamento, l’Istituto è continuamente impegnato a garantire la messa in sicurezza delle proprie attività, rendendosi da sempre disponibile ad attuare ulteriori miglioramenti, ove necessari.

·La valutazione della qualità dell’acqua potabile captata dal Gran Sasso non è chiaramente di pertinenza dell’INFN. I controlli su tali acque sono effettuati dalle autorità competenti. L’Istituto comunque monitora di continuo esclusivamente le acque convogliate a scarico con strumentazione altamente tecnologica (spettrometro di massa) e recentemente si è dotato di un secondo spettrometro per garantire la ridondanza delle misure e la possibilità periodica di calibrare gli strumenti (fase in cui lo strumento non è in misura).

 

Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso

Gran Sasso, nata prima l'acqua o i laboratori?
Surreale interpretazione normativa dall'INFN: un'infrastruttura non deve adeguarsi alle leggi attuali per le nuove attività proposte? Si applicano le norme di 30 anni fa?
Sversamento dell'agosto 2016 del diclorometano da sequela di errori; non si trasformò in catastrofe solo per la scarsa quantità di prodotto usato. E con SOX? E con Borexino e LVD che usano migliaia di tonnellate di sostanze pericolose?

Anche nei reparti di radiologia degli ospedali le captazioni idriche sono vietate.

Abbiamo letto l'ultima nota di ieri dei Laboratori Nazionali di Fisica Nucleare e, parafrasando un vecchio dilemma, uno si potrebbe chiedere a questo punto se sia nata prima l'acqua o i laboratori.

Ricordiamo che in qualsiasi progetto, anche quello dei comuni cittadini per una casa, è il proponente a dover illustrare agli enti lo stato di fatto e il regime dei vincoli.

Capiamo le enormi difficoltà dell'INFN di spiegare perchè ha clamorosamente omesso negli elaborati progettuali le captazioni, un'informazione dirimente ai fini della possibilità di ricevere le autorizzazioni per SOX. 

Crediamo che il passaggio del loro comunicato relativo al fatto che la costruzione dei Laboratori negli anni '80 possa permettere di non rispettare le norme di legge entrate in vigore nel frattempo sia letteralmente surreale.

In una raffineria, realizzata diciamo negli anni '50 del secolo scorso, se si deve aggiungere un reparto, si costruisce seguendo le leggi del 1950?

Ma che ragionamento è? Sox è un nuovo esperimento, pianificato dal 2011 per la cui autorizzazione ci si è attivati nel 2014, 8 anni dopo l'entrata in vigore del Testo Unico dell'Ambiente che impone una zona di rispetto di 200 metri in attesa della pianificazione di dettaglio della regione che, come abbiamo denunciato, è a sua volta inadempiente da 11 anni su questo versante.
 

Il riferimento dell'INFN allo sversamento di diclorometano dell'agosto 2016 è estremamente interessante anche ai fini dell'analisi di rischio per SOX anche se avevamo spiegato nel dettaglio la questione a suo tempo in comunicati e esposti, ricordando che comunque le concentrazioni erano sì inferiori ai limiti per la potabilità ma superiori del doppio ai limiti ambientali del Testo Unico dell'Ambiente,  

La sequela di errori compiuti nei laboratori in quel frangente sarebbe tragicomica se non avesse comportato 4 mesi di dichiarazione di emergenza idrica nell'intero territorio teramano. Ricordiamo brevemente (siamo a disposizione per fornire la relazione sull'accaduto del Direttore dei Laboratori Ragazzi ottenuta con accesso agli atti): 
1-operazione avvenuta all'interno in sotterraneo mentre poteva essere svolta esternamente; 
2- avvio dell'attività con lo spettrometro in manutenzione e quindi senza possibilità di evidenziare eventuali perdite come poi è avvenuto; 
3-malfunzionamento della cappa; 
4-mancata comunicazione dell'avvenuto a numerosi livelli visto che ancora a dicembre 2016 la prefettura di L'Aquila, teoricamente addetta a coordinare le questioni della sicurezza dei laboratori, non sapeva nulla dell'accaduto.
 

Ebbene, quel fatto ci racconta che 
a)le norme di comportamento possono essere violate dagli operatori; 
b)i macchinari possono funzionare male. 

La perdita del diclorometano non si è trasformata in vero dramma solo perchè avevamo a che fare con una piccola quantità di materiale contaminante in partenza nella vaschetta usata per pulire i cristalli. L'impatto è stato abbastanza limitato ma si conferma la fragilità del sistema.
 

Con SOX e i suoi 5,55 petaBecquerel invece qualsiasi imprevisto o malfunzionamento potrebbe trasformarsi in catastrofe. Per questo l'esempio del diclorometano sta lì a segnalarci proprio l'azzardo di condurre alcuni esperimenti con materiali pericolosi o radioattivi in un luogo del genere mentre altri esperimenti, la maggioranza, sono compatibili. 
 

Lo stesso si può dire con Borexino e LVD con le loro migliaia di tonnellate di Trimetilbenzene e Acqua ragia piazzate in uno dei posti a maggior rischio sismico in Europa. È vero che la captazione nei laboratori è una frazione di quella complessiva ma un incidente grave in uno di questi tre esperimenti potrebbe interessare l'intero acquifero e, quindi, anche le altre captazioni che sono comunque vicinissime.

Rispetto ai confronti con altri incidenti ricordiamo per l'ennesima volta che noi paragoniamo quello che ci interessa al fine di comprendere il potenziale impatto sul territorio e, cioè, le potenzialità emissive nell'ambiente. 

Dati ufficiali dell'Agenzia Atomica Internazionale alla mano il confronto con Fukushima è quindi assolutamente legittimo. Non si vuole usare Fukushima perchè lì vengono da un reattore? Abbiamo già confrontato con la nube di Rutenio106 che non viene da un reattore ma con ogni probabilità da una sorgente radioattiva e, dati dell'Istituto Nucleare Francese alla mano, la potenzialità emissiva di SOX è ben 50 volte quella della nube di Rutenio106. Ricordiamo che i francesi hanno scritto che in caso di emissione sul loro territorio avrebbero dovuto prendere misure di radioprotezione per la popolazione in un raggio di diversi km dal punto di rilascio. Questi sono fatti.  
 

Abbiamo già commentato le questioni attinenti prove di resistenza e certificazioni di SOX per cui, confermando quanto già detto, non ci ritorniamo anche perchè stiamo già lavorando su altri aspetti assolutamente inquietanti della condizione di sicurezza di quei laboratori. 

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Commenti

Hanno costruito un contenitore in tungsteno che dicono sia indistruttibile, e se così fosse staremmo tutti al sicuro, vado a leggere la scheda di valutazione della resistenza strutturale e cosa scopro? Hanno fatto un test di caduta da due metri d'altezza SIMULATO AL PC posizionando un tappetino assorbente in fase di movimentazione dal camion al posizionamento finale e il contenitore si è appena ammaccato!!! E se cade da tre metri che succede?? E da quattro?? Non hanno minimamente considerato tra i fattori di rischio il viaggio che dura un mese lungo mezza Europa!!! Reggerebbe ad un impatto contro un camion? E se gli cadesse sopra un cavalcavia (scenario purtroppo realistico come la recente storia ci ha insegnato)? Che poi, visto che i test li hanno simulati, perchè non simulare situazioni limite? Quello che dico non me lo sono inventato, ma proviene dall'analisi dei documenti ufficiali rilasciati dall' INFN dopo un accesso agli atti, non sono contrario a priori al progresso ma ci tengo alla pelle.....

Facciamo di tutto per assomigliare allo struzzo,come dice il proverbio... in realtà lo struzzo è un animale ben più intelligente di quanto noi possiamo pensare.La testa sotto la sabbia la mette non per nascondersi da un pericolo ma...per un motivo ben specifico che è quello di proteggersi dalle radiazioni solari. I nostri SCIENZIATI invece cercano di nascondere il pericolo reale di contaminare le nostre sorgenti idriche del Gran Sasso! cosa che non sarebbe stata possibile negli USA o in qualsiasi Nazione al mondo.

Sono certo che in nessuna altra nazione al mondo si permetterebbe di portare e mantenere per lunghi periodi sostanze chimiche pericolose e materiali radioattivi dentro un acquifero. Tutto questo senza nessun particolare controllo o precauzione stabilita da organismi terzi e competenti, ma lasciando il tutto nelle mani di scienziati che si sono dimostrati diciamo piuttosto approssimativi per essere benevoli e poco inclini a considerare le ragioni a presidio del bene acqua. E si parla pure di Medioevo incolpando chi cerca di ricondurre la vicenda a ragionamento di puro buon senso. Poveri noi! Spero finisca presto questo periodo di pazzia e ci si possa liberare al più presto di personaggi incoerenti, incapaci e truffaldini che si sono trovati a gestire a tutti i livelli, scienziati e enti di controllo, la vicenda del Gran Sasso.

ANCHE LA DIGA DEL VAJONT ERA UN CAPOLAVORO DI INGEGNERIA...