Non si dovrebbe mai dimenticare che la sapienza genera sapienza e l’ignoranza genera ignoranza. Un mio collega di liceo soleva dire “l’ignoranza si appiccica”. Aveva ragione, è come l’edera. Si attacca e fa morire qualsiasi cosa a cui si attacca. Sappiamo da tempo che si è attaccata a Teramo, alla nostra città, e la sta facendo morire, di ignoranza, di consunzione. Sono tantissime le cose che parrebbero strane e inspiegabili in questo nostro borgo, una volta città capoluogo, se non trovassero una spiegazione nel fatto che l’ignoranza si sta diffondendo come la malaria, come la gramigna. Dallo stato delle nostre strade, dalla sporcizia che si nota ovunque, nell’incuranza, nell’ipogeo, nel corso e nei materiali usati per la sua pavimentazione, nell’abbandono e nella desertificazione che non si può spiegare solo con il caldo e con la paura del terremoto e con la crisi.
Il cinema, la letteratura e altre forme d’arte hanno descritto quanto d’agosto anche le grandi città possono sembrare a volte disabitate. Pensiamo ad alcuni film del neorealismo in cui Roma sembra vuota e le canzoni che hanno descritto Parigi d’agosto (una su tutte quella di Aznavour, intitolata appunto “Parigi d’agosto”). Ma qui siamo in un “altrove”. Su Facebook si susseguono foto della nostra Teramo, scattate in varie ore, in cui non si vede in giro anima viva. Si lagnano i commercianti per i loro esercizi vuoti, si lagnano tutti perché tutto sembra andare alla deriva in luoghi una volta decantati per la loro meraviglia, uno per tutti la nostra Villa Comunale con il laghetto dei cigni.
Voglio accennare ad un fenomeno che mi pare paradigmatico (è un termine che mi piace molto) e spiega bene quanto e come l’ignoranza proliferi e produca altra ignoranza, nonostante si continui da parte di qualcuno a blaterare di cultura. Alcune testate giornalistiche per ritirare un po’ su le vendite, che in estate calano ancora di più, hanno assunto l’iniziativa di vendere in allegato alcune pubblicazioni a corredo, tra cui un fumetto sui grandi protagonisti della scienza e una collana di giochi matematici del grande Martin Gardner. Bene (anzi male), a Teramo sono diventati introvabili e la causa è proprio l’ignoranza che governa la nostra città.
La distribuzione dei periodici risente degli stessi mali di cui risente quella dell’editoria in genere e dei libri, anzi peggiori. Nei computer dei distributori vengono registrate le consegne alle edicole e le rese, il numero delle copie di questi allegati consegnati ad ogni singola edicola è pari a quello delle copie vendute. Se un’edicola rende tutto, all’uscita successiva non gli viene consegnata alcuna copia, così, mentre a Pineto riuscivo ogni settimana a procurarmi presso le edicole la mia copia del fumetto scientifico, a Teramo non ne ho trovato una. Anzi, gli edicolanti sono del tutto all’oscuro di queste uscite. Hanno reso tutte le copie alla prima uscita e non hanno più visto consegnarsi quelle successive. Chi volete che a Teramo si interessi di un fumetto sui grandi della scienza? Nel corso degli anni, tutta l’ignoranza che abbiamo accumulato a Teramo ha prodotto altra ignoranza e strato su strato essa si è accumulata come la polvere, ammantando ogni cosa. Non è facile spolverare i mobili quando lo strato di polvere è troppo spesso. Chi potrà riuscire a rimuovere tutti gli strati di ignoranza che si sono accumulati sulla nostra città?
Dall’ignoranza dipende non solo la mancanza generalizzata di cultura, ma anche la più completa intolleranza di ogni forma di dissenso, sì che chi amministra e decide le cose di tutti non sopporta la minima critica, ostracizza chi dissente e mette alla gogna il pensiero duale, la proposta alternativa, il pensiero a due dimensioni. Accade così che un ex assessore alla cultura, che è stato tuo amico così come lo era suo padre, al quale hai detto, quando ha accettato l’incarico, che non gli avresti risparmiato critiche, all’occorrenza, e che ti ha risposto che non le avrebbe solo tollerate, ma gradite, dopo che ne hai avanzate alcune ad una iniziativa nemmeno sua, ma da lui in fondo subita, come la vergognosa organizzazione degli Stati Generali della Cultura, esca fuori dal seminato e dal senno al punto… Al punto da rivolgersi, dopo che tu lo hai salutato sempre amichevolmente, a sua figlia, minorenne, e dirle: “Papà, ti ricordi quando ti dissi che agli Stati Generali della Cultura c’era un pezzo di m…? Bene, il pezzo di m… era lui”, per poi voltarti le spalle ed andarsene senza darti la possibilità di replicare nulla. Ecco, l’intolleranza del dissenso è la più antipatica classica forma di ignoranza e la più capace di generare se stessa..
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Neorealismo?
Scienza?
Il massimo cui il teramano medio può approcciarsi è un cinepanettone oppure le perle di saggezza di un Giacobbo televisivo, salvo reperire ogni genere di informazione online e atteggiarsi a premio Nobel.
Pasolini potrebbe essere stato un calciatore, Truffaut e Godard dei pregiati vini francesi.
Se questa città è ridotta così è colpa soprattutto dei suoi abitanti, i teramani si... quelle creature mitologiche metà aperistreet e metà calcio.
Invito l'ex assessore alla cultura che si è sentito chiamato in causa a trovare il coraggio di scrivere qui, o altrove, ma pubblicamente, quello che gli è sembrato naturale scrivermi in privato, in sms.
Ci sono critiche e critiche.
Ma quando diventano viscerali, rancorose e dettate dalla contrapposizione, sempre, a tutti i costi ,ad ogni costo, succede che trionfano e governano l'insipienza e l'ignoranza, che sopportano e supportano ogni cosa, a tutti i costi ad ogni costo. Nessuno si salva, tutti colpevoli, ognuno responsabile.
Che triste e diffuso scenario di pezzi di me !!!!!
Sono per e con Marco !
evidentemente era assessore ad una cultura di merda, forse era meglio che si dava alle colture... usando la zappa.
Che cazzo me ne frega a me tando quesctanno ce ne andiamo in Seriebbì e dopo torna il torneo di calcetto di piazza Martiri huhuhuhu (verso della scimmia)
occorre una via di mezzo, troppi sapientoni in giro.
Carissimo Elso, francamente non so cosa significa “mancanza generalizzata” della cultura e non lo so non perché non avverta il degrado ambientale e culturale della città ma in forza di una considerazione che dovrebbe essere abbastanza ovvia per chi ne parla con i toni e le argomentazioni da te usati. Da quando ci capita di ricevere, ascoltare, leggere articoli, frequentare i social con il profluvio di storie racconti “vissuto” condivisioni e bufale che essi contengono la nostra esperienza del giornalismo è assai cresciuta, la consapevolezza di essere immersi in “villaggio globale”,come diceva massmediologo McLuhan, avrebbe dovuto farci capire che lo scrivere su un determinato argomento senza il supporto dei numeri, rilevando sì - e opportunamente, beninteso - ciò che non va nel nostro ambiente concentrando tuttavia il nostro aire solo su un esperienza personale, una sensazione, non aiuta a capire bene ciò che è pure giusto denunciare. Insomma per farla breve non mi piace quando si fa di tutt’erba un fascio. È anche vero che non tutto quel che si dice debba necessariamente possedere il crisma di un saggio critico, tuttavia l’empito polemico molte volte non aiuta. Ovviamente non sono d’accordo sul tuo giudizio tranchant su gli Stati Generali della Cultura che è stata forse l’unica occasione che ci sia stata data di parlare di cultura a Teramo, proporre progetti, ipotizzare scenari nei vari campi del sapere, dell’arte, della letteratura ecc, fornendo ai pubblici poteri non pochi stimoli e argomenti solo che chi di dovere avesse voluto farne buon uso. Per me è stata una bella esperienza e si è capito che in essa non ti sei sentito a tuo agio, fatto di per sé assai giustificabile ma che non autorizza definire quella esperienza sciagurata ben sapendo che per altri non è stato così ad esempio per i tanti giovani che vi hanno preso parte.