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Fabio Di Carlo e quella morte che non è vita...

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Non è vita.
La fede come può spiegare l'ennesima morte di un giovane nella nostra provincia?
Quel male che ci tormenta.
Isola del Gran Sasso e la triste Trignano che oggi, alle 11, piangeranno Fabio Di Carlo.
Venticinque anni.
Conoscere un curato di barba come Fernando Di Francesco significa amare anche il gioco delle bocce.
Significa avere avuto la possibilità di comprendere la differenza minima tra puntista e bocciatore.
Significa aver assistito a quella gara vinta contro San Benedetto.
Era emozionato.
Arbitrava il maestro Fernando. 
Significa aver visto giocare una giovane promessa come Fabio e di godere di un bel sorriso, una faccia pulita, quella stretta di mano che sapeva di educazione e altri tempi.
Quelli lenti di chi ama il quotidiano.
La cucina e il senso da Chef.
Niente da fare.
Le cure sperimentali, l'America.
Tutto più forte anche delle nostre speranze.
Il suo passaggio?
Nel dolore di chi lascia.
La Famiglia, l'amore, gli amici.
Fabio vivrà in quei cuori e nelle condoglianze di tutto il mondo de I Due Punti.

foto da facebook...
 

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