“IL MANOSCRITTO DI PIANELLA”
Un catechismo massonico dei primi dell’Ottocento è tornato alla luce, dopo quasi un secolo, in un fondo dell’Archivio di Stato di Teramo tra le pagine di un antico processo a carico di un pianellese, Vincenzo Cipriani, al quale venne sequestrato nell’ottobre 1824 e che, per averlo detenuto, fu condannato.
La straordinaria caratteristica del catechismo massonico ritrovato a Teramo è di essere manoscritto. Catechismi massonici a stampa sono alquanto comuni e ne sono apparsi diversi nei tre secoli di storia della Massoneria italiana, di diverse Obbedienze e di diversa tradizione esoterica, ma i catechismi massonici manoscritti sono estremamente rari e ne esistono avvero assai pochi. Il “Manoscritto di Pianella” si affianca al “Manoscritto di York” del 1370, ai “Manoscritti di Sloane” del 1640 c.a, al “Manoscritto di Ingo Jones” del 1655, al “Manoscritto di Edimburgo” del 1696. al “Manoscritto Chetwod Crawley” del 1700, al “Manoscritto Trinity” del 1711, al “Manoscittto Kevan” del 1714, al “Manoscritto Graham” del 1726. al “Manoscritto di Essex” del 1750.
L’eccezionale documento è stato studiato e analizzato in tutti i suoi aspetti, storico, esoterico, filologico e filosofico, da tre ricercatori: Elso Simone Serpentini, Loris Di Giovanni e Roberto Carlini (quest’ultimo è il ricercatore che lo ha materialmente rinvenuto). Ne è nato un libro, intitolato “Il manoscritto di Pianella. Un catechismo massonico abruzzese dei primi dell’Ottocento”, il primo edito dall’appena costituito Ce.S.S.M.A. (Centro Studi sulla Storia della Massoneria Abruzzese), che, in collaborazione con Artemia Nova Editrice, ha avviato una collana, “Documenti Massonici Abruzzesi”, nella quale verranno pubblicati testi e documenti relativi alla libera muratoria abruzzese. Ne seguiranno altri, tutti molto interessanti.
Il “Manoscritto di Pianella” presenta caratteristiche significative e singolari, per essere dei primi dell’800, per essere stato tradotto dal francese e per il fatto di contenere elementi di grande interesse: due tavole di loggia sui Misteri Eleusini e la Religione degli Egizj e il Cristianesimo, e un alfabetico massonico, ricordi ed istruzioni per i fratelli visitatori della loggia, l’istruzione al grado di Compagnone, le qualità generali dei Liberi Muratori, i precetti di Noè, un discorso pronunciato nella solennità di San Giovanni Battista da un Fratello Oratore di una Loggia di Chieti.
Quest’ultimo elemento è il più significativo sul piano storico, essendo l’oratore in questione nientemeno che Carlo Crocefisso Ungaro, Duca di Montejasi, che successe a Pierre-Joseph Briot nell’incarico di Intendente di Abruzzo Citra (Chieti) dal 1807 al 1815. Finora l’appartenenza di Montejasi alla Massoneria non era conosciuta né documentalmente certificata, al contrario dell’appartenenza alla carboneria e alla massoneria del suo predecessore.
Un altro elemento di grande rilevanza è la presenza, nel libriccino di 49 pagine più la copertina che contiene il catechismo massonico, di tre poesie di ispirazione massonica dell’abate calabrese Antonio Jerocades (1738-1803), una delle quali, intitolata “Il duolo e lo sdegno”, è ispirata all’uccisione di Hiram Abif, che nella convenzione massonica è indicato come l'architetto capo della costruzione del tempio di Salomone, edificato attorno all'anno 988 a.C., trucidato per non aver voluto svelare i segreti della propria arte. Jerocades fu a fine ‘700 un massone assai attivo nel napoletano, nel quale importò la tradizione libero muratoria della Mere Lodge di Marsiglia ed ebbe contatti anche con massoni abruzzesi, quali l’atriano Trojano Odazj (1741-1799).
Analizzato e studiato nei suoi vari aspetti e inquadrato nel proprio tempo dai tre autori, l’eccezionale documento storico viene proposto al lettore anche in trascrizione integrale. Esso apparteneva a Vincenzo Cipriani di Pianella, o forse, come lo stesso dichiarò ai giudici, a suo padre Ignazio, giudice di pace a Città Sant’Angelo. Fu comunque sequestrato in casa sua, insieme con un diploma carbonaro della Vendita “La Perseveranza” di Pianella (di cui finora si sapeva l’esistenza, ma non l’intitolazione), che lo attestava appartenente alla Carboneria sin al 1813 e dal 3 settembre 1820 con le funzioni di Maestro esperto;, un foglio di carta nel quale venivano trascritti e svelati i segni simboli e di riconoscimento della Setta dei Calderari e varie lettere dirette a Cipriani quando era tenente della Legione.
Insieme con il catechismo massonico, questi documenti arricchiscono il campo della conoscenza storica sulla carboneria e sulla massoneria abruzzese, già tratteggiata da due degli autori, Elso Simone Serpentini e Loris Di Giovanni, nel loro “Storia della Massoneria in Abruzzo”, uscito pochi mesi sempre con i tipi di Artemia Nova Editrice e presentato in numerose località della regione, oltre che recensito da autorevoli riviste nazionali del Grande Oriente d’Italia.
Video https://www.youtube.com/watch?v=saQvqmP7ev4
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