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Quando tuo figlio autistico non migliora anche per colpa della Scuola

1 minuto

Oggi mi sono recata al CRRA (centro referenziale regionale abruzzo) per un controllo a mio figlio di 9 anni il quale gli è stato diagnosticato nell'Agosto 2015 un lieve autismo con alta capacità cognitiva.
Prima di andare a questo controllo ho chiesto a tutte le insegnanti di mio figlio una relazione singola da portare alla dottoressa che vede mio figlio una volta l'anno per fargli il quadro del bambino a scuola.
Ore 10.00 avevamo la visita ci rechiamo io, mio marito e il bambino.
La dottoressa ci fa entrare immediatamente.
Inizia la conversazione con il bambino che si rifiuta di incrociare il suo sguardo e allora la dottoressa prova a fargli qualche domanda alle quali risponde in totale tranquillità.
Alla terza domanda ossia: ti piace la scuola? Mio figlio esplode in una crisi molto esagerata e inizia a urlare:la scuola non mi piace, le maestre non mi piacciono, il mio sostegno non c'è mai a che serve avercelo?
Tutto ciò lanciando oggetti.
La dottoressa mi prende in disparte e mi dice purtroppo tuo figlio è entrato in un autismo grave a causa della scuola e dei innumerevoli cambiamenti che ha subito.
In quel momento mi è crollato il mondo addosso perché io ho lasciato il mio lavoro per mio figlio.
Viviamo con uno stipendio solo per stare dietro a lui anche avendo altri tre bambini.
Io oggi volevo sentirmi dire che era migliorato.
Finita la visita rientriamo a Teramo e mi reco a prendere le altre figlie a scuola.
Una sua insegnante mi vede all'uscita e la sua domanda nel vedermi è stata: ha letto la relazione la dottoressa?
Le è piaciuta?
 Io ho il cuore infranto e un figlio regredito per colpa loro.
Ci vorrebbe solo un buon senso quando si hanno bambini così e invece è solo una corsa all'esibizionismo...

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Commenti

Cara sig.ra mi dispiace tanto e le credo. Purtroppo ci sono tante insegnanti non per vocazione a cui io non affiderei neanche il mio pesciolino rosso si figuri un figlio. Un insegnante prima di tutto deve essere un maestro di vita con una spiccata sensibilità e principalmente naturalmente portato e predisposto. Ora complice anche la mancanza di lavoro tanti/e si sono buttate nel mondo della scuola senza averne attitudine e preparazione. Dico io se uno si laurea, faccio un esempio, in economia e commercio o giurisprudenza e poi fa l'insegnante di sostegno non mi stia a raccontare che voleva fare quella professione....e' un ripiego e le cose fatte per ripiego escono male molto male.....e chi ne fa le spese sono i nostri ragazzi.

Gentile Sig.ra purtroppo "il meglio è fuori del tuo territorio", tra i compiti istituzionali del CRRA le riporto le indicazioni del sito:
d) Collegamento tra servizi
Nei disturbi complessi, come le sindromi autistiche, è molto frequente assistere al fatto che gli interventi sanitari e socio-assistenziali sono proposti "a pioggia", senza un reale progetto terapeutico globale che integri le attività effettuate secondo una logica coerente con le reali necessità del bambino. Tale aspetto, conduce frequentemente ad interventi inutili e nocivi al bambino ed uno spreco di risorse sanitarie. Pertanto, è indispensabile un costante collegamento tra i vari servizi pubblici e privati che si occupano del bambino, al fine di garantire l'unitarietà e la continuità delle cure, attraverso lo scambio periodico delle valutazioni e dei programmi terapeutici effettuati
per il piccolo paziente. Se può lo porti fuori. Auguri.

Carissima mamma,
provo solo ad immaginare l’enorme sconforto…i figli sono la cosa più preziosa che abbiamo, e ci fa talmente male che qualcuno ci dica che le cose non vanno bene, che i nostri figli non sono perfetti che poi ci sentiamo in colpa, terribilmente in colpa, perché poi tutto purtroppo ricade su noi mamme. Adesso c'è un'attenzione quasi maniacale da parte di noi genitori, delle insegnanti, dei media ai disturbi dell'apprendimento e altro. Alcune volte penso sia davvero troppo. Vogliono che le nostre piccole o grandi difficoltà, non siano più parte del nostro essere persone uniche, forti e irripetibili, ma solo essere diversi, limitati, con il mondo che ci crolla addosso!
Ai miei tempi, il sostegno a scuola non c'era, questi centri neppure. Gli insegnanti ti dicevano che eri iperattivo, oppure un po' troppo introverso. I medici ti tranquillizzavano, troppo forse. Ora invece hanno perso un po' di umanità, sono spesso prontissimi a fare diagnosi catastrofiche senza pensare alle conseguenze, a puntare il dito contro i nostri comportamenti, la società, la scuola. E noi ci sentiamo sempre più colpevoli perché avremmo voluto un figlio perfetto, come nelle pubblicità. Oggi la società è diventata cannibale, con chi non ricalca tutti gli stereotipi dell’essere perfetto, ti bullizza a tua insaputa, amplifica negativamente sui social l’essere normale.
Si perché essere normale vuol dire “io sono e voglio essere diverso da te che mi stai accanto”, vuol dire portare gli occhiali, essere “ciccione”, sordo, cieco, autistico, paraplegico, bambino, donna, uomo, bianco, nero, straniero, anziano…perché penso, amo, rido, piango come te che mi stai accanto e pensi di essere perfetto.
Dobbiamo rieducarci a pensarci unici, diversi con dei piccoli limiti e grandi aspettative e nessuno deve impedirci di desiderare e lottare per ottenere il meglio per noi e i nostri figli.

Abbiamo dirigenti scolastici che non servono a nulla, passano tutto il giorno a fare il gioco di chi li ha miracolati con concorsi farsa, aggiustano forniture di PC e Kim e poi scagliano le loro nevrosi sui docenti moltiplicando burocrazie assurde. Rimane il tempo per i ragazzi? No; Se un docente nota un problema non deve agire, aprire osservazioni...no, deve far mettere le firme sotto minaccia!