Salta al contenuto principale
|

Il corrosivo: Tressette con il morto e il morto è il popolo teramano

di Elso Simone Serpentini
4 minuti

Seguo distrattamente i lavori (lavori?)  del consiglio comunale di Teramo, i tormenti della maggioranza e le fatiche (fatiche?) di Brucchi per ricucire gli strappi e per rammendare il non rammendabile. Ma ne so, per aver letto qua e là e per qualche esperienza nel ramo (da scimmia della politica) abbastanza da poter dire che lo spettacolo al quale stiamo assistendo è osceno nella sua crudezza.

Se fosse un gioco a carte… ricordate quelle domandine che si facevano per non annoiarsi nelle fredde serate invernali quando non c’era la televisione (ma anche quando c’era e si vedevano in onda giochini scemi): se fossi un animale, chi saresti? Se fossi un fiore? E se fossi un uccello? E se fosse un gioco a carte questo consiglio comunale di Teramo? I Tre tre, e gli Assi di picche di bastoni, ma soprattutto le scartine, fanno venire in mente il Tressette con il morto, laddove il morto è, ovviamente il popolo teramano. Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali… Ah, Metastasio! Dove sei? Il popolo teramano è morto, non dorme, come avevamo immaginato. Morto dev’essere, se non accorre in consiglio a cacciarli a pedate questi giocatori di briscola “che ce va simbre lisce” e a cui tutto va liscio perché tutto gli viene lasciato correre.

Quale ignominia potrebbe essere più grossa di questa che ci sta ricoprendo di ridicolo, di questa recita a soggetto di personaggi da commedia dell’arte che hanno scordato la loro parte e recitano senza conservare un minimo di dignità? Quale perdita di decoro ci deve ancora toccare prima che un guizzo di dignità e di orgoglio ci ridesti? Corriamo a briglia sciolta verso il burrone nel quale finiremo tutti andando incontro allo sterminio. Hanno smesso anche loro di prendersi sul serio e ridono di sé? Oppure sguazzano nella melma come ranocchi che hanno smesso da tempo di illudersi di essere principi o di poterlo un giorno diventare? Pare che Brucchi ambisca ad una promozione, ad un avanzamento di stato, ad un cambio di passo e di rango, ma i teramani lo vedono sulle rovine fumanti della città che ha contribuito a distruggere definitivamente e vedrete che finiranno con il premiarlo proprio per questo.

Intanto continuano i posizionamenti dei gruppi di potere intermedi, all’ombra di quelli forti. Soroptimisticamente o sorpessimisticamente si agitano squadre e compassi per incrociarsi come le spade dei cavalieri antichi, mentre nel ricostituito tempio della loggia teramana si officia tra i cappucci, i grembiulini e le cazzuole. Daghela avanti un passo… la colonna sonora c’è, l’ha scritta Mozart e gli strumenti sono pronti a ricever fiato. Che senso ha continuare così, boccheggiando in una serie di consigli comunali infruttuosi, mentre si sfarina ogni residuo senso civico e si sbriciolano i resti di formazioni politiche un tempo tanto granitiche, almeno all’apparenza?

I problemi nostri sono tutti là, squadernati, il nostro degrado aumenta, il malessere ci corrode e abbiamo le pezze al sedere. I ricchi son sempre là, continuano ad essere ricchi, anche ora che le banche stanno come stanno. I poveri sono aumentati, anche quelli che poveri lo sono di spirito o che lo spirito non l’hanno mai avuto.

San Berardo in Paradiso si è arreso, non ce la fa più a fare miracoli né può chiederli ai colleghi che si sono stancati a dargli una mano. I santi protettori della politica teramana non ci sono più e i loro eredi fanno fatica perfino a proteggere se stessi.

Il Tressette con il morto, e il morto è il popolo di Teramo. Le sue carte sono scoperte, ma sono soltanto scartine. Però anche le carte degli altri tre giocatori non sono un granché, hanno perso tutto il loro valore quando si sono imboccate strade verso il nulla o senza ritorno, quando si sono tentate strane alchimie, quando il trasformismo è diventato il Duca di Mantova che ha ordinato a Sparafucile di uccidere non solo Gilda, ma anche suo padre Rigoletto, perché nella realtà teramana la vicenda si svolge in modo del tutto diverso da come è nell’opera che ha ispirato il capolavoro verdiano.

Oggi Teramo è una monarchia, e il suo re è Sua Maestà il Ridicolo.

Commenta

CAPTCHA

Commenti

Teramo e' da decenni in mano alla massoneria.
Questo è il problema.

Rileggo gli articoli di Giancarlo giorni e giorni dopo con la stessa passione del primo.. Scrivi verità è ironia... Loro non hanno dignità e non andranno spontaneamente a casa. . E i loro famigliari non so se li appoggiano o se si sono arresi anche loro, ma noi veramente non ne possiamo più, gli unici a far loro coraggio sono quelli sul loro carrozzone e vogliono essere sicuri di non scendere... Lui Caronte, loro i suoi dannati... Teramo, l' inferno