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Cassazione. Multa sospesa. Autovelox non omologato...

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Rischio effetto domino nazionale per centinaia di milioni di euro: nessun autovelox è omologato per un vuoto normativo

Un ricorso presentato da un avvocato di Treviso, Andrea Nalesso, che rischia l'effetto domino a livello nazionale. La Corte di Cassazione con ordinanza 10505 ha accolto il ricorso contro la multa per eccesso di velocità segnalata dell'autovelox, perché lo strumento non ha la prescritta omologazione. Il problema è che in realtà ne sono privi tutti o quasi gli autovelox d'Italia. E così il Ministero delle Infrastrutture rischia di mettere in difficoltà tutte le amministrazioni comunali.

Nel dettaglio è accaduto che l'avvocato Andrea Nalesso era stato multato di poco più di 60 euro, perché un autovelox della tangenziale di Treviso, 4 anni fa, aveva rilevato un piccolo superamento del limite di velocità. Il limite era 90 e la velocità accertata 96. Il suo ricorso è stato accolto dal giudice di pace ma il comune ha presentato opposizione. Peccato che la decisione sia stata confermata prima dal Tribunale con sentenza 2046/2021 e poi dalla Cassazione. Il motivo? L'autovelox non è omologato. 

La Corte ha così stabilito che non sono valide le multe per eccesso di velocità se l'apparecchio di rilevazione non è omologato, ma solo approvato, ritenendo illegittima quella che è stata sinora la prassi seguita. L'articolo 142, comma 6 del Codice della strada, infatti, prevede che le apparecchiature di rilevamento debbano essere "debitamente omologate". I procedimenti amministrativi di approvazione ed omologazione non sono sovrapponibili, le apparecchiature "approvate" devono essere distinte da quelle "omologate".

Nel nostro ordinamento, a differenza di quelli di common law, l'ordinanza della Cassazione non fa giurisprudenza ma possiamo sicuramente affermare che aprirebbe la strada a una pioggia di ricorsi che metterebbero in difficoltà i comuni di tutta Italia. Solo per Treviso si parlerebbe di circa 6 milioni di euro annui. Anche a Teramo sono iniziati alcuni ricorsi. Ma da dove nasce la problematica? Dal fatto che quell'articolo avrebbe dovuto fare chiarezza sui termini "autorizzato " e "omologato", dal momento che li riportava entrambi. Nell’interpretazione giuridica più diffusa il primo, "omologazione", si riferisce a precise verifiche che il ministero dello Sviluppo economico deve effettuare in laboratorio su determinati apparecchi. Il secondo invece, "approvazione", farebbe riferimento alla verifica di elementi non espressi nel Regolamento. Il Ministero ha tentato di equiparare i due termini, da ultimo con la circolare n. 8176/2020, che tuttavia è un semplice atto interno ed è stata quindi totalmente ribaltata dalla recente sentenza del giudice di legittimità.

Gli autovelox intanto restano accesi ma il MIT è già all'opera per un decreto verso il riordino della disciplina.

di Nikasia Sistilli

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Commenti

Si potrebbe sapere il numero e data della sentenza?

Giorgio c'è scritto