La Fanciullezza.
I ricordi.
Quel vaso con le volute.
Le volute sono le volte dei desideri classici, sono i pensieri che si arrotolano, sono le cosce che fanno gentili pieghe; sono le mani che sfiorano il passaggio dell'amore; sono i giri larghi della passione; sono carezze; sono gli umori degli odori; sono passi leggeri; sono le maniglie delle anfore greche.
Gigino era piccolo.
Fermo con la matita che seguiva la dottrina di un disegno.
L'immaginazione.
Visione con un fratello che fece di scultura un talento di attimi adatti.
Il topolino che saltò dal quotidiano immobile alla vita di un foglio.
Giochi.
L'infanzia che ritorna nell'emotività di spassi di morale, di coraggio, di compunzione, di suoni, di musica, di poesia, note a nutrimento della crescita di un artista.
Quel giorno la Famiglia Falconi, accolse la nascita di un altro figlio.
La maternità dell'arte aveva dato luce, alla capacità visionaria di corpi a onde senza ostacoli.
L'orgasmo della natura che si fonde di tratto in tratto con tutti i suoi componenti.
Il piacere come punteggiatura.
Linguaggio.
La storia diviene un presepe.
Renato Massimo Angiolillo, il fondatore del quotidiano Il Tempo, il mecenate, il giornalista, l'ospite di quel giorno in Abruzzo, a Teramo, a Giulianova.
Tanti anni fa.
Si muoveva come un trovatore in cerca di storie e arte.
Voleva un'anima capace di "educare di bellezza" (Fëdor Michajlovic Dostoevskij) il futuro prossimo.
Parlò con gli artisti dei tanti luoghi dalle strane strade.
Le vie maestre che raccontavano di un "Giovane di bottega" e quell'assegno con la cifra a uomini di onore per due dipinti, fu conservato da Gigino per mesi.
Tra le mani come a pulsare un destino.
La prima volta di un seno che fece l'eco di sponda a uno sguardo, a un sorriso non donato ma conquistato, al sogno di risvegli di una donna a musa e omaggio di creato.
L'eccitazione vestita di un nudo che si ombra e si illumina.
La pittura tra anima e corpo cresceva in Falconi con la fiducia nata da un cappello di famiglia.
Il Mago di Oz era il padre, Domenico, capace di credere nella disposizione del proprio figlio.
Distanza e nutrimento; attesa e goduria; liberazione e provocazione.
Gli abbracci per rendere intoccabili, eterne, eteree, per sempre le donne dalla violenza dell'uomo.
Protette dall'arte come in un castello fatato.
Favola e Fiaba.
La Vita senza il pattume umano, l'unto indegno di un regno senza corte.
Porte socchiuse.
Falconi è il Maestro dei rumori di sottofondo, quell'attimo maggiore in cui l'ardore diventa ardente di piacere e il violino, viola le viole delle aiuole segrete.
L'estasi, sospesa per noi.
Gigino Falconi. La Luce e L'Ombra. Una vita per la Pittura...curata da Giuseppe Bacci e Paola Di Felice.
Teramo- Musei Civici-14 Novembre 2015-10 Gennaio 2016- ore 9-13 e 16-19
Chiuso Lunedì...
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"l'ardore diventa ardente di piacere e il violino, viola le viole delle aiuole segrete. L'estasi, sospesa per noi." Non ho resistito. Rimani il migliore dei miei studenti ma quello che mi ha sempre deluso perchè continua a buttare un talento immenso. Ho un dipinto del maestro Falconi. Tanti anni fa. Un olio che mi portò con me. Lo chiamo la mia"Donna". Per me è vera. Grazie per i passaggi dell'infanzia non li avevo mai letti. Sei sempre tu.
I quadri di Gigino sono impregnati di luce, raccolgono silenzi, custodiscono i sogni nelle pieghe delle lenzuola, addomesticano gli incubi, sfoderano le ombre da visioni oniriche. Le sue pennellate sono giochi sapienti di carezze e sospiri, attimi di ricerca, abissi di stupore, funamboli di chiaroscuri, abbracci di sensualità. Le sue tele si fondono con i volti delle donne, rapite dalle lusinghe di un risveglio, corteggiate dai desideri in eterni dormiveglia...occhi semiaperti al cospetto del miracolo della vita che esse stesse generano. Il rispetto dei suoi corpi celebra l'anima in rima di Donna e l'adorna di colori. Lo sfondo dei suoi paesaggi amplifica il distacco terreno di un corpo ritrovato, di onde e di alberi, libri e strumenti, oggetti e note abbandonate nei crocevia dell'esistenza. I quadri di Gigino sono per me il senso del bello ereditato da mia madre, tele di meraviglie adagiate sulle pareti dell'anima. Le sue opere sono il piacere di condividere questa immensità, i discorsi e le riflessioni nutrite dalla simpatia e soprattutto le nostre risate. Sono onorato della nostra amicizia. Raffaele
incantato da tanta meraviglia.
Non conoscevo l'artista.
Colpa mia.