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Il corrosivo: Ma chi ha giudicato bella una “grande schifezza”?

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Sui social network (in primis Facebook) la nuova pavimentazione del corso di Teramo (foto copertina Fabio Panichi)  sta ricevendo una incredibile serie di giudizi e di commenti negativi. Non piace a nessuno, o a pochissimi, per il resto è un nubifragio di pesanti condanne. Non pochi incolpano non tanto il progettista (e direttore dei lavori) ma la commissione che ha scelto il suo progetto e si chiedono da chi fosse composta e chi la presiedesse. Sarà bene allora ricordare “ab ovo” come si sia arrivati alla vittoriosa partecipazione al concorso e alla successiva aggiudicazione del lavoro. È bene dire subito che il concorso in questione era un concorso di idee, i cui motivi venivano precisati dall’allora sindaco Gianni Chiodi e dal già assessore all’architettura Massimo Vitelli, in questi termini: “innescare nuova linfa a luoghi del Centro Storico”; “ottenere un ventaglio di proposte cui attingere non solo per un primo intervento, già programmato, ma anche per interventi futuri”. Un concorso di idee, dicevano i sue illustri amministratori, consentiva di perseguire tre obiettivi: 1. ricerca della qualità in architettura; 2. trasparenza amministrativa; 3. apertura di un dibattito con la propria comunità.

Bisogna dire, alla luce di quanto è poi avvenuto, che questi obiettivi sono stati tutti mancati. 55454545
Altro che nuova linfa è stata innescata al Centro Storico di Teramo, solo una “grande schifezza”; del ventaglio di proposte ottenute è bene non tenere conto per gli interventi futuri se quella scelta per l’intervento programmato è risultata così tanto largamente bocciata dalla cittadinanza; la ricerca della qualità in architettura è risultata inesistente; anche la trasparenza amministrativa è andata a ramengo nell’iter procedurale di affidamento degli incarichi e nella scelta dei materiali che è seguito; nessun dibattito è stato aperto con la comunità, e si è atteso che quest’ultima esprimesse il proprio giudizio, negativo, solo quando si cominciava ad intravedere quali fossero le caratteristiche estetiche del progetto a cantiere ormai aperto e a lavori già in corso di esecuzione. Il duo Chiodi-Vitelli giudicavano positivamente il concorso di idee, ritenendo che i sessanta gruppi di professionisti partecipanti avessero fornito “una miriade di spunti qualificati e qualificanti” che avevano reso arduo il lavoro della Commissione giudicatrice, ma solo perché tra tanti progetti qualificati e qualificanti era difficile individuare il migliore. I due, sindaco ed ex assessore, lasciavano intendere che, grazie a quanto ci si apprestava a fare per ridare dignità al “cuore pulsante della città” con la realizzazione del progetto, Teramo sarebbe potuta tornare ad essere la “Atene del Regno”.

La scelta di individuare il progetto attraverso un concorso di idee architettoniche doveva essere particolarmente felice, se l’allora Presidente dell’Ordine degli Architetti, Giovanni Fabiocchi, e il consigliere dello stesso Ordine, Paolo Assenti, affermavano che il 97% degli affidamenti di opere pubbliche erano esiti di gare, ma che solo il 3% venivano assegnati per concorsi di architettura. Perciò… ullallà, è una cuccagna! Il progetto che si sarebbe aggiudicato l’affidamento dell’incarico sarebbe stato quello giudicato primo nel concorso di idee dalla Commissione giudicatrice. Dunque, ampie garanzie tecniche, estetiche, architettoniche, di trasparenza amministrativa e di ogni altro ben di Dio.  Una volta tanto sarebbe prevalsa la meritocrazia e la pavimentazione nuova del Corso di Teramo, il primo intervento già programmato e finanziato sarebbe stata quella indicata nel progetto giudicato il migliore dalla migliore Commissione giudicatrice possibile nel migliore dei mondi possibili e Teramo sarebbe diventata la città migliore possibile con il corso pavimentato nella maniera migliore possibile. Com’è, allora, che a noi questo Corso ci pare pavimentato nel peggiore dei modi possibili? Dove stava l’errore? Chi lo ha commesso? Fin dall’inizio e/o strada facendo (“Strata facènne”, per citare il nostro maggiore poeta dialettale, Luigi Brigiotti)?

È ovvio che nella considerazione generale il sospetto è che la Commissione giudicatrice si sia sbagliata e non abbia saputo individuare, e premiare, il progetto migliore. Se si ritiene che abbia sbagliato, e che, di conseguenza, non abbia premiato un altro progetto magari più meritevole, e, se si mette in discussione l’operato della Commissione, se ne mette in discussione anche il grado di attendibilità e di affidabilità. Dunque, la domanda che ci si pone è: ma era la Commissione altamente, o almeno mediamente qualificata? Insomma: erano buoni giudici? Sarà bene, allora, ricordare, da chi fosse composta. Presidente era il prof. Josè Luis Vallejo, segretario l’arch. Stefano Mariotti; altri componenti: Prof. Arch. Rosario Giuffrè, Arch. Maria Federica Ottone, Prof. Arch. Paolo Desideri, Prof. Arch. Pierluigi Properzi. Il Prof. che precede l’Arch, davanti al nome è un titolo accademico e certifica la titolarità di una cattedra universitaria di architettura, perciò qualifica in sommo grado. Commissione valida, dunque? Qualificata? Qualificata in sommo grado? E allora, ci si chiede, come ha potuto scegliere e dichiarare vincitore un progetto che proponeva quella che a noi pare una “Grande Schifezza”. Avevano ragione loro nel dire che si trattava di una “Grande Bellezza” e abbiamo torno noi che diciamo che si tratta di una “Grande Schifezza”? Il progetto realizzato è del tutto identico a quello che ha vinto?

Non è che una “Grande Bellezza” è diventato una “Grande Schifezza” perché realizzato male? Quest’ultimo sospetto viene vanificato dalla considerazione che il direttore dei lavori è lo stesso progettista, ed è impossibile che egli abbia realizzato o legittimato con la sua approvazione un’opera difforme da quella progettata. Non avrebbe avuto senso, oppure, se impossibilitato a farla come l’aveva progettata, avrebbe senz’altro potuto rifiutare la direzione dei lavori e denunciare le difficoltà. Allora? Allora si torna indietro e si riprende in considerazione la Commissione giudicatrice. Le alte qualifiche dei componenti erano davvero alte? Se sì, non sarà che nel giudizio sono intervenute altre logiche? Quante volte e dove si sono riuniti i componenti della Commissione per valutare i progetti? Insomma… le domande, come diceva un mio amico cuoco, “friggono”…

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Commenti

Professo', giriamola, cantiamola e balliamola come Volete, a me me pare solo " NA GRANDE SCHIFEZZA " brutta per essere brutta e pure mal realizzata, soldi buttati.
Ma siccome non sono architetto né ingegnere e nemmeno geometra il mio parere non conta nulla, e per non farmi male eviterò di passare per Corso San Giorgio.
Occhio che non vede cuore che non duole..

Sarà stato un caso ma a me la pavimentazione da nucleo industriale appariva già chiaramente orripilante nel progetto ma allora nessun altro la giudicava, anzi, gran parte dei miei conoscenti apprezzava l'opera e la scelta di buttare tanti soldi in tal modo. Oggi la stessa situazione si ripete per il prossimo scempio, la distruzione della zona dell'anfiteatro, anche su questa orribile e dispendiosa stupidaggine pochi si esprimono, siamo a Teramo e non per nulla Brucchi è ancora sindaco. Il merito è esclusivamente dei tanti cittadini acefali e/o servi

I vestiti nuovi dell'imperatore...

sempre meglio di prima...

Ma la colata di cemento su corso porta romana al posto dei sanpietrini? Sarebbero da prendere a pedate quelli che hanno deciso uno scempio del genere.
E poi... che fine hanno fatto i sanpietrini tolti?!?!?

Prof. Arch. Rosario Giuffrè
Già Prorettore dell'Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria;
Già Preside della Fac.di Architettura; già Direttore del Dipartimento DASTEC;
Responsabile unità di ricerca TEMENOS. Professore ordinario di Cultura Tecnologica della Progettazione e Progettazione Ambientale;
Già Coordinatore del Laboratorio di Sintesi Finale in Progettazione Ambientale;
Già Membro del Senato Accademico e del Consiglio d'Amministrazione
Già Delegato del Rettore all'Edilizia Universitaria; Membro del Comitato 07 Ingegneria e Architettura del CNR,
Rappresentante ed Esperto del MIUR.; Membro del CO.P.I.T. del Parlamento; Responsabile del MURST dei progetti di Innovazione Tecnologica;
Responsabile IMI verifica progetti avanzamento tecnologico edilizio;
Componente del Comitato scientifico della rivista CONTROSPAZIO;
Membro Direzione della rivista ECCLESIA;
Coordinatore nazionale di più ricerche MURST e CNR;
Coordinatore generale Intervento di ricostruzione e riabilitazione di Cardeto, per l'Università di Reggio Calabria;
Rappresentante italiano Presidenza del CIB.
ARCH. MARIA FEDERICA OTTONE
Presidente dello spin-off PEnSy srl.
Professore Associato - Docente di progettazione ambientale c/o la Scuola di Architettura e Design - Università di Camerino (sede di Ascoli Piceno). Svolge ricerca e attività progettuale sui temi dell’architettura sostenibile, con particolare riferimento ai sistemi passivi e attivi per il risparmio energetico degli edifici.
Si laurea in Architettura a Roma nel 1980 ma fin da ragazzo frequenta lo studio del padre Mario Desideri[1]. ed ha occasione di confrontarsi con l'intenso clima culturale degli anni sessanta, ed in particolare con quella cultura progettuale che in quegli anni pratica una concreta integrazione tra le discipline dell'architettura dell'ingegneria e della costruzione. Nel 1978, in chiusura di questa stagione formativa, pubblica[2] il primo libro dedicato al lavoro di Pier Luigi Nervi. Sempre legati all'ambiente familiare, gli intensi rapporti con Sergio Musmeci che resta uno dei punti fermi della sua formazione presso la Facoltà di Architettura di Roma tra il 1973 e il 1980, dove frequenta i corsi di progettazione tenuti da Ludovico Quaroni e dove si laurea con Luisa Anversa con una tesi teorica in Progettazione Architettonica sulla Tipologia edilizia e la Normativa dell'Architettura.[3]
Tra il 1986 e il 1992 è stato assistente al corso di Carlo Aymonino a Roma con il quale ha pubblicato Progettare Roma Capitale[4]. Dal 1985 e fino al 2007 è professore ordinario di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Pescara, e dal 2007 presso il Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi Roma Tre[5].
Nei suoi interessi di ricerca si possono individuare almeno due principali indirizzi:
• gli studi prevalentemente indirizzati allo studio delle nuove forme di aggregazione metropolitana, alla metropoli diffusa e del superamento del moderno e della sua trasformazione nelle economie postindustriali. In questa fase vanno almeno ricordati i libri La Città di latta[6]; Ex city[7]; Attraversamenti[8]; la co-direzione del quadrimestrale Gomorra. Territori e Culture della Metropoli Contemporanea[9].
• l'interesse per la governance dei progetti complessi, per il rapporto tra architettura ed ingegneria e le riflessioni teoriche attorno al tema della creatività ed alla forma come risorsa per il problem solving. In questo orizzonte vanno ricompresi i libri International Style?[10]; Progettare la Complessità; e la Concezione strutturale: architettura ed ingegneria in Italia negli anni ‘50[11]
Dal 1998 al 2002 ha fatto parte dell'Unità di Valutazione Investimenti Pubblici per il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica (poi Ministero dell'economia e delle finanze). È stato componente del Comitato Nazionale per i Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST), presso il Ministero dei lavori pubblici (1999), e membro del comitato tecnico di esperti a supporto della Commissione giudicatrice della gara di affidamento per lo studio di fattibilità per il Ponte sullo Stretto di Messina (2000).
Fin dal 1980 ha fondato con Maria Laura Arlotti, Michele Beccu e Filippo Raimondo, lo studio ABDR Architetti Associati[12][13]; da quella data ha svolto continuativamente intensa attività professionale in Italia ed all'estero. Lo studio è stato espositore italiano in numerose edizioni della Biennale di Venezia, della Triennale di Milano e presso molte Università ed Istituzioni internazionali. Paolo Desideri è diventato un nome conosciuto anche all'opinione pubblica per i numerosi progetti di opere pubbliche realizzati. Tra i più noti vanno ricordati:
• la Nuova Stazione Tiburtina[14][15][16] di Roma, inaugurata nel novembre 2011 in presenza del Capo dello Stato;
le nuove stazioni metro di Libia, Annibaliano e Conca d'Oro, della Linea B1 di Roma, inaugurate nel giugno 2012 e caratterizzate da uno stringente e differente rapporto con i contesti urbani nelle quali sono collocate;
• il nuovo Parco della musica e della cultura di Firenze[17][18], inaugurato nel dicembre 2011 con concerti di Zubin Mehta e Claudio Abbado, e caratterizzato da una eccellente risposta acustica[19][20]; Il progetto ha vinto il Premio INARCH/2014 come migliore opera realizzata degli ultimi cinque anni.[21]
• il restauro e ampliamento del Palazzo delle Esposizioni di Roma[22], inaugurato nel 2007 e localizzato di fronte ai giardini del Quirinale in posizione di grande delicatezza storico-contestuale;
• l'intervento di riqualificazione urbana di via Giustiniano Imperatore a Roma[23]
• il restauro e l'ampliamento del Museo Archeologico della Magna Grecia a Reggio Calabria, sede dell'esposizione permanente dei Bronzi di Riace[24], definitivamente aperto al pubblico dopo i lavori di restauro e ingrandimento nell'aprile 2016.

PROF. PIERLUIGI PROPERZI

CURRICULUM SCIENTIFICO
Titolare del corso di Urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila, Corso di Laurea specialistica a ciclo unico in Ingegneria Edile-Architettura U.E.
Professore Ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica (ICAR20) presso l’Università dell’Aquila e membro del collegio dei Docenti del Dottorato interateneo in Tecnica Urbanistica presso l’Università di Roma “La Sapienza”.
L’attività di Ricerca scientifica, ha interessato inizialmente i temi della storia urbana e territoriale ed il rapporto città-piano, oggi i temi della conoscenza condivisa e del governo del territorio.
Questa attività ha trovato importanti verifiche anche in esperienze professionali e consulenze per enti territoriali tra cui le attività di pianificazione urbanistica condotte nei comuni di L’Aquila, Sulmona, Atessa, Termoli e di pianificazione territoriale, per le Province dell’Aquila e di Trento e per le Regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia e Basilicata.
Significativa peraltro è stata anche la sua attività di progettista, sia nella definizione di infrastrutture e attrezzature di livello urbano (studi di fattibilità per le sedi della Regione Abruzzo), che nella progettazione urbanistica ed architettonica d’importanti edifici e complessi residenziali, pubblicati nelle riviste del settore (“Urbanistica”, “Parametro”, “Architettura cronache e storia” ecc.)
L’attività scientifica più recente è orientata alla sperimentazione dei processi innovativi di pianificazione nelle loro dimensioni strategiche, territoriali e paesaggistiche (Piani e Quadri regionali) ma anche in quelle regolative (Carte dei Luoghi e dei Paesaggi). Queste esperienze in particolare hanno sviluppato un originale percorso di ricerca che ha caratterizzato sia le consulenze svolte quale Responsabile scientifico e coordinatore di gruppi di lavoro per la formazione delle leggi regionali urbanistiche delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Molise, Friuli Venezia Giulia ed Umbria, che la elaborazione di forme strutturate di “conoscenza condivisa” a base dei processi di pianificazione.
A queste attività ha affiancato una presenza nelle più importanti associazioni culturali, rivestendo cariche direttive e responsabilità operative e di coordinamento di livello nazionale quale segretario generale e vice presidente dell’INU. E’ membro di diversi comitati scientifici (IRES Abruzzo, Cresa, ISEA), comitati permanenti (Università dell’Aquila /Regione Abruzzo); è socio SIU e Responsabile nazionale del settore Ricerca Consulenza dell’INU, per cui cura il biennale Rapporto dal Territorio.
Fra le pubblicazioni più significative per la storia del territorio e della città: L’Aquila, problemi di Forma e storia della città, Bari 1972; La formazione degli insediamenti minori nel versante meridionale del G. Sasso, L’Aquila, 1975; Terre castelli e borghi fortificati nell’evoluzione delle strutture territoriali Abruzzesi, Pescara 1988; La cultura di piano tra permanenze e innovazioni: il caso dell’Aquila, Roma 1989.
Sui temi della città e dell’abitazione: Fabbisogno Abitativo e Pianificazione Urbanistica, L’Aquila 1984; L’edilizia economica e popolare nella costruzione della città, in L’Edilizia Residenziale Pubblica nella Provincia dell’Aquila, L’Aquila 1990; Se il piano non è più regolatore, Roma 2003, più recentemente su: Pianificazione territoriale e Governo del territorio; I Piani e i Programmi dalla ricostruzione agli interventi CEE, collana di studi della Regione Abruzzo, 21, L’Aquila 1995; Rapporto sullo stato della Pianificazione del Territorio. 2000, Roma 2000; Programmes and action 1996-2001, Atti del convegno (Istanbul +5), Roma 2001, Report of the state of planning 2000, Roma 2002; Rapporto dal territorio / 2003, Roma 2003; La riforma urbanistica tra stato e regioni, Pavia 2003; Il governo riformista del territorio, in “Urbanistica”, 121, Roma 2004.

Caro Prof. tu non hai capito : il fine era quello di distruggere Teramo...ed Attila/Chiodi insieme a suo fratello ( Brucchi ) ha raggiunto l'obiettivo.