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L'Aquila, la "ndranngheta" e un pentito...

di Giancarlo Falconi
2 minuti

Un interrogatorio che sa di storia, di verità, di matassa, ( stesso titolo di un mio articolo di ben sei anni fa, quando urlai del pericolo camorra, mafia e ndrangheta a L'Aquila e fui deriso dal Governatore Chiodi), l'unico che mi ascoltò in un autogrill tra Teramo e L'Aquila,  fu il Procuratore Alfredo Rossini, morto anni dopo in una fine estate del 2012.
Persona di cui conservo, per preparazione e umanità, un ottimo ricordo.
Era il 2009.
www.teramonews.com/component/content/article/79-storico/19062-la-mafia-tentacola-gianni-chiodi.html
La storia continua.
Davanti al Presidente del Tribunale de L'Aquila, Ciro Riviezzo, è comparso  il pentito Francesco Oliviero, un apice, in gergo, un boss della cosca Belvedere Spinello di Crotone.
Oliviero ha raccontato di aver avuto a L'Aquila più di una ditta e di essere stato cercato da altri imprenditori, trasparenti personaggi aquilani che lo cercavano per mezzi, soldi, operai.
Il racconto tra le strade e le cene aquilane, traccia un quadro desolante, umiliante dal punto di vista umano, sociale e per la sicurezza.
Oliviero avrebbe avuto in un ristorante del capoluogo abruzzese incontri con esponenti del clan De Stefano, Libri, Tegano, una sorta di cartello calabrese.
Il Processo che sti sta celebrando è a carico dei fratelli Valenti di Reggio Calabria e dell'imprenditore aquilano Biasini, tutti attori di molti appalti post terremoto.
La testimonianza di Oliviero è stata avvalorata dalla cura di un agente della Mobile.
Chissà che cosa direbbe, ora, Gianni Chiodi.
Il buon Rossini aveva ragione.
La mafia calabrese è a L'Aquila da anni.
Solo il lavoro intenso degli uomini della DDA è servito per frenare, limitare, le metastasi di un cancro umano e culturale. 
La mia domanda è sempre la stessa da anni.
Perchè non potenziare la lotta contro le mafie con soldi, uomini e mezzi?
Lo Stato non ha mai risposto. 

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Commenti

Almeno tu, Giancarlo, non impiegare le parole cancro e metastasi, in questo momento. Quasi tutti i giornalisti e opinionisti non hanno minimamente pensato all'effetto sui malati oncologici, riversandole su di loro almeno mille volte: dopo Isis, sono le parole più ascoltate, lette, urlate,...
Probabilmente quando si dice una cosa così pesante molti preferiscono rimanere nel mondo dei sogni pensando di vivere nel paese delle meraviglie altrimenti dovrebbero vergognarsi; pensa amministratore di una regione o città mafiosa..... Che smacco!

 Mario, conosco il cancro e non ho paura di parlare e usare i termini come metastasi.
Esistono le cure per il tumore come per la mafia.
La Ricerca e la cultura per il prossimo.
La Mafia è un cancro per la società
La mafia provoca il cancro.
La camorra è cancerogena.
Terra dei fuochi, per esempio.
I rifiuti seppelliti.
La leucemia in Campania etc etc etc 
Mi aspettavo una critica per l'articolo e non sulla terminologia.
La Luna, il dito e quella storia che si ripete.







 

L"articolo non Rappresenta una news, è solo l'ennesima conferma di una consolidata realtà. Le Mafie operano a Teramo dal lontano 1995, hanno avuto vari referenti, da ambo le parti politiche. Basta osservare certe assunzioni in certi importanti istituti creditizi, certe assunzioni in alcuni importanti enti pubblici. Soprattutto la provenienza di certi luminari. La fortuna però che Teramo è stata sempre vista come mucca da mungere quindi tenuta lontana dallo schifo della strada. P.s. Lo schifo sta arrivando. Sono neri ma manovrati dai bianchi
Le criminalità mafiose sono così potenti e organizzate da condizionare le scelte di gran parte delle pubbliche amministrazioni, locali, regionali e statali. L'eccezione sembra diventata regola. Stupefacente o connivente è l'atteggiamento della politica dominante che sul problema dei problemi ha poco o nulla da dire. Il governo ha ridotto le forze di polizia di decine di migliaia di unità e non sono rimasti nemmeno i soldi per i giubotti antiproiettili. Adesso per contrastare il terrorismo arriveranno, fortunatamente, i miliardi necessari o almeno così affermano. Perchè le mafie non sono considerate un male da estirpare come lo stesso terrorismo? C'è stata veramente una trattativa tra mafia e "stato" dopo gli attentati mortali a Falcone e Borsellino, per fermare le bombe e le stragi? In cambio di cosa? di quello che oggi (non) appare?
Gentile Giancarlo, bel pezzo. Ti stimo perchè sei un giornalista d'inchiesta, mestiere raro nel Paese. Leggendoti apprezzo anche la tua sensibilità per il sociale, cosicchè mi sono permesso, forse non spiegandomi bene, di suggerirti altri termini, magari per un eccesso di richiamata sensibilità verso i lettori malati, soprattutto quelli più "fragili psicologicamente". Buon lavoro davvero, un caro saluto