Fantasma in una città fantasma.
Mi sono sentito così l’altra sera, quando mi sono ritrovato nell’aula consiliare comunale di Teramo insieme con altri dodici persone alla presentazione di un libro su Ivan Graziani. Solitamente sono puntuale, ma questa volta lo ero stato ancora di più, per non rischiare di non trovare un posto a sedere e di dover assistere all’evento in piedi, cosa che alla mia età non posso più permettermi. Ma, contro tutte le previsioni, mi sono ritrovato in una sala vuota, tra sedie vuote e scranni vuoti. L’evento c’è stato lo stesso, in un’atmosfera surreale, e io ho provato più imbarazzo dell’autore del libro, della moglie dell’artista a cui il libro era dedicato e di un musicista che ne riproponeva alcuni indimenticabili brani. Mi sono girato attorno solo un paio di volte, perché l’imbarazzo cresceva ad ogni sguardo. Mi sono sentito un fantasma in un’aula fantasma, in cui era stata annunciata per l’ennesima volta la presenza di un sindaco che per l’ennesima volta è stato assente, sostituto dal vice-sindaco, che ha detto parole di circostanza facendo finta che non lo fossero, e ha spiegato l’alibi (cioè l’altrove) di un sindaco che è sempre altrove, cioè da un’altra parte. Anche il sindaco è un fantasma in una città fantasma, in cui tutti giriamo per le piazze e per le vie come fantasmi, in cui i negozi ancora aperti sono vuoti o pieni di fantasmi, invisibili.
Altri eventi, a cui non ho preso parte e ai quali non sono intervenuto, sarebbero stati più frequentati, stando a qualche cronaca e ad uno, a cui sono intervenuto, la sala era un po’ più piena ed entusiasta, a conferma che, come ipotizzo da tempo, alcuni eventi culturali hanno più successo di altri grazie ai gruppi amicali dei protagonisti, spesso ad estesi rapporti parentali e altrettanto spesso a specifiche consorterie che vengono chiamate all’appello da questo o da quel capo manipolo. L’indifferenza alla cultura, anche quando non si presenta nella forma di eventi organizzati, è in questa città fantasma totale, salvo risvegli improvvisi le cui cause vanno ricercate non in un’adesione convinta ma nelle forme di “alapagismo” che alcune conventicole amano assumere soprattutto nel campo delle arti figurative, che, al contrario di quelle che non lo sono, non hanno e non fanno mercato.
Fantasmi in una città fantasma, dove anche quello che brilla non riluce e non tutto quello che riluce brilla. Anche quando abbiamo dei gioielli, o li facciamo deperire e scolorire per poi abbatterli (ah, il Teatro Comunale ottocentesco) o li sfiguriamo con il vandalismo (le poltrone del nuovo Smeraldo tagliuzzate” o li lasciamo nei loro scrigni senza indossarli. A Bassano del Grappa nella multisala Metropolis non si trova posto se non si prenota, al Nuovo Smeraldo, l’altro giorno, feriale, a vedere una pellicola di grido eravamo in sette. Torno così a chiedermi: ma che fanno i teramani, dove vanno, che pensano, a che cosa si dedicano? A parte quei pochi che “perdigiornano” in piazza, gli altri dove si nascondono, considerato che non frequentano gli eventi culturali, non i musei, non le librerie, non più i negozi e da qualche tempo stanno anche disertando i tavolini dei bar?
Il libro su Ivan Graziani è stato presentato in altre città abruzzesi davanti a pubblici assai più numerosi che non a Teramo, che pure è la città che a Ivan ha dato i natali. Il filosofo Diego Fusaro, “magniloquato” ovunque, a Teramo ha parlato in una sala polifunzionale quasi vuota. Non c’ero nemmeno io, perché alla stessa ora dello stesso giorno c’era un altro evento culturale al quale non potevo mancare, nella sede di “Teramo Nostra” e questo conferma quanto sarebbe utile che almeno l’assessorato alla cultura del Comune di Teramo (non rappresentato nella serata della presentazione su Ivan Graziani) tenesse un registro complessivo degli eventi, al quale gli stessi andrebbero comunicati previa verifica di coincidenze al fine di evitare accavallamenti in alcuni giorni e il nulla in altri.
Però... però... ci sono alcuni soggetti che le sale le riempiono: i personaggi televisivi, il cui fascino i teramani sembrano subire irresistibilmente. Quando arrivano queste star della televisione, accolte come celebrità, non si trova un posto a sedere; la gente si affolla per “vedere”, non tanto per “sentire” e i soldi pubblici vengono elargiti a profusione, a migliaia di euro, o con bonifici sostanziosi o con acquisti garantiti di copie del best-seller del momento, contribuendo così ad aiutare gli autori ad evadere il pagamento diretto di una quota dell’Irpef. Una quota fantasma, in una città fantasma, i cui cittadini sono fantasmi.
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