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Ecco in quali condizioni potrebbero riaprire i viadotti della A 14

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Vi riportiamo da Irpinianews.

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e il viadotto “Cerrano”, lungo l’A14 Bologna-Taranto, tra Pescara Ovest e Pedaso (FM), resta interdetto ai mezzi con peso superiore ai 35 quintali, con conseguenti disagi alla popolazione locale e agli utenti della strada, la colpa non può che ricadere su Autostrade per l’Italia, che con il suo “atteggiamento poco costruttivo e fuorviante alle richieste del Mit”, continua a rallentare l’avvio degli interventi finalizzati alla risoluzione delle gravi criticità riscontrate sul ponte.

Lo scrive chiaramente il Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone, dopo l’ennesima istanza, presentata dal direttore pro-tempore del VII Tronco di Pescara Marco Perna, con cui si chiede la revoca del provvedimento datato 18 dicembre 2019.

Il “Cerrano”, infatti, sostiene il giudice con i consueti pareri dela Procura di Avellino e dell’U.I.T. di Roma, potrebbe anche essere riaperto ai mezzi pesanti con massa non superiore alle 44 tonnellate, ma solo a determinate limitazioni e a patto che Aspi predisponga “un piano di gestione temporaneo delle emergenze” – condicio sine qua non per la limitata riapertura del viadotto – al fine del completo monitoraggio non solo del movimento franoso e delle strutture in elevazione, ma anche e soprattutto del rischio crollo dovuto al collasso dei pali di fondazione, che risulta del tutto ignorato nella procedura interna di “valutazione del rischio” predisposta da Autostrade per l’Italia.

Le limitazioni riguardano l’obbligo di interdistanza dei mezzi pesanti tra loro di 100 metri, vietando dunque il sorpasso tra loro, e l’imposizione del limite di velocità (già esistente) di 60 km/h per i veicoli leggeri e 40 km/h per quelli pesanti.

I problemi del “Cerrano” sono infatti diversi, tra questi quello del rischio crollo dovuto al collasso dei pali di fondazione. Per questo fenomeno occorre definire un adeguato piano di emergenze – non predisposto da Autostrade – conseguente al monitoraggio degli effetti della frana sui pali di sottofondazione del viadotto che preveda in particolare l’interdizione al transito (ovviamente di tutti i mezzi) sul viadotto qualora siano superate le soglie di allerta individuale.

Solo così il viadotto potrà essere aperto a tutti i mezzi con peso non superiore alle 44 tonnellate

Viadotti A16 e A14, ben due le richieste espresse nell’ultima istanza presentata da Autostrade per l’Italia: la revoca di tutti i provvedimenti di sequestro finora disposti e una variazione alle modalità di cantierizzazione, con il posizionamento dei dispositivi di sicurezza provvisori Abesca H120-W5, con capacità di contenimento corrispondente a un H4, a 1,80 metri dalle barriere sequestrate, in modo da poter allestire due corsie di transito “ridotte” per senso di marcia sui viadotti oggetto di dissequestro.

Entrambe le richieste sono state rigettate dal Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone, consultato il parere della Procura della Repubblica di Avellino, che coordina l’inchiesta, e dell’ingegnere Placido Migliorino, Dirigente dell’Ufficio Ispettivo Territoriale di Roma del Mit.

La prima richiesta è ritenuta del tutto inammissibile, in mancanza di documenti ed elementi tecnici idonei a far ritenere definitivo il venir meno della condizione di insicurezza e pericolo per la circolazione stradale.

Inoltre, le numerose ordinanze di rigetto del Gip, scaturite delle continue e pressanti richieste di dissequestro da parte di Aspi, non sono state mai impugnate dalle competenti sedi degli indagati, dando un chiaro ed implicito riconoscimento della situazione di insicurezza presente sui viadotti.

Per la seconda richiesta, invece, come sottolineato anche da Migliorino, è vero che i dispositivi di sicurezza Abesca H120-W5 possono essere installati a 1,80 metri dalle vecchie barriere, ma solo in aree non cantierizzate. Nel caso in questione vanno installate dunque le barriere ET100 con area di ingombro pari a 1,5 metri, come già disposto dal MIT.

Per quanto riguarda l’attività di cantierizzazione, essa è stata ultimata sull’A16, ad eccezione del viadotto “Del Duca”, mentre per l’A14 si attendono ancora specifiche indicazioni dalla Direzione del VII Tronco di Aspi, tuttavia si presume che i lavori siano stati ultimati o molto prossimi all’ultimazione.

Inutile, dunque, secondo il giudice, disporre delle variazioni alle modalità di cantierizzazione in fase di conclusione dei lavori.

La finalità, a quanto pare senza mai tenere conto delle disposizioni degli organi ministeriali, è quella di poter liberare un’altra corsia al transito dei veicoli, soprattutto dopo l’ultima riunione svoltasi in Prefettura e alla luce delle richieste della Provincia di un confronto sulle problematiche che si registrano sul tratto Baiano-Lacedonia dell’A16 Napoli-Canosa,

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