Il nulla.
Il nulla assoluto.
Il nulla affacciato sul nulla.
Non voglio soffermarmi a pensare quanto sono costati, quando costano gli Stati Generali della Cultura. (Essegi).
Non voglio ricordare nemmeno quanto costa Teramo 2020 (e il 2020 è quasi arrivato senza che quella somma spesa inutilmente abbia portato a nulla.
Non ne voglio fare una questione di costi e di ricavi. E nemmeno di inviti spediti e di inviti mancati. Intendo parlare di contenuti. E questa mattina, quando mi sono seduto ad uno dei tavoli sistemati nell’Ipogeo (emblema del nulla costruito sul sulla), ho provato diverse emozioni successive, che mi si invitava a trasferire sulla carta, come il primo di una serie di esercizi puerili, da asilo infantile.
Sul tavolo: post-it, pennarelli, fogli di carta e una cartellina di plastica con dentro un programma che parlava del nulla.
Dovevamo fare i compiti, gli esercizi, scoprendo poi che non li avremmo dovuti nemmeno consegnare.
Eravamo stati avvertiti: avremmo avuto un determinato tempo a nostra disposizione e sarebbero passati tra i banchi per avvertirci che il tempo stava per scadere, avremmo dovuto rispettare delle regole. Strano che non ci abbiano avvertito che non potevamo copiare dal vicino o che saremmo stati puniti se avessimo consegnato il foglio in bianco. Ma ho capito il perché quando, appunto, ho saputo che i compiti non si dovevano consegnare. Il terzo esercizio il mio tavolo non lo ha ricevuto e che esistesse lo abbiamo saputo consultando un sito in rete che faceva la cronaca quasi in diretta dei lavori. E’ che avevo contestato e mi ero appeso un cartello al collo, passando tra i tavoli, esprimendo così la mia impressione, e il cartello diceva “Essegi non così”. Gli Stati Generali della cultura organizzati in quel modo erano e sono il nulla, costruito sul nulla. E’ stato detto che è stata, che è, un’occasione sprecata. Non mi interessa. Mi viene in mente solo quel “non così”.
Quando ho pensato che si dovesse fare qualcosa per salvare il salvabile della cultura teramana, non ho davvero pensato che si potesse “pensare ad una pensata” così. Nemmeno folle, forse nemmeno strumentale (ma strumentale per chi ha organizzato lo è).
Ho solo pensato al nulla e anche nel parlarne non mi va di sprecare troppe parole, perché non mi va di parlare del nulla.
Un ceto politico squalificato ed ignorante negli ultimi istanti della propria agonia ha fatto ricorso ad una trovata che non è nemmeno una trovata. Lo dico: mi sono preso in giro, ieri mattina, strumentalizzato, ho pensato che quei banditori e somministratori di test psicologici da scuola elementare ci considerassero come indios con gli anelli al naso, poveri derelitti da incantare con qualche specchietto.
Ci avevano avvertito: sarete tre gruppi, il primo di coloro che si sentiranno prigionieri e non vedranno l’ora di andarsene, i secondi di turisti curiosi di sapere che succede, il terzo di collaboratori.
Del primo gruppo ha subito fatto parte l’ex direttore della Biblioteca “Delfico”, Luigi Ponziani, che tra l’altro, non essendo stato invitato, era un infiltrato. Si è dato subito alla fuga, preferendo l’evasione: Sul mio foglietto ho scritto: “Io sono un turista” e poi ho contestato con il mio cartello (ahi, con l’età divento sempre meno saggio e sempre più rivoluzionario): ho chiesto al mio compagno di tavolo Marco Pace di disegnare come mio logo (che ero stato invitato a disegnare) una ghigliottina.
Il terzo gruppo, il più nutrito, mi è sembrato composto più che da collaboratori, da collaborazionisti, tornati poi, come ho saputo, anche nel pomeriggio, per continuare a fare gli esercizi.
Io me ne sono andato già al mattino, prima del quarto esercizio, e non sono tornato in aula per la presa in giro pomeridiana.
Mi era bastato. Lo ripeto: non così.
Gli Stati Generali della cultura non così.
Non si può edificare nulla sul nulla e, così come sono stati organizzati, rappresentano proprio il nulla. Il nulla che si affaccia sul nulla è nulla. La presa in giro dei cittadini sembra il tutto, ma non è che il nulla che non porta a nulla. La mortificazione della cultura è il nulla. E questi Stati Generali della cultura, così come stati organizzati, sono la mortificazione della cultura e perciò il nulla. Una preghiera a questi amministratori: per favore, occupatevi d’altro.
Un ultimo pensiero per Marco Chiarini, a cui voglio bene (per suo padre e per se stesso) e che stimo, per la sua creatività e la sua immaginazione, e sono qui a chiedermi se davvero abbia potuto partorire lui questo mostro (fatico a crederlo) o se lo abbia subito, partorito da altri, come pedaggio da pagare per tenersi l’assessorato alla cultura. Nella prima ipotesi, mi faccio meraviglie; nella seconda, lo compatisco e lo esorto a reagire. Non esiste creatività senza spirito di ribellione.
Foto: Marco Pace
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