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Il corrosivo: Un testo che dice poco e male

di Elso Simone Serpentini
6 minuti

Prima di sottoporre ad analisi linguistica e concettuale il documento politico-amministrativo attribuito a tre gruppi consiliari che compongono la maggioranza che ancora sostiene il sindaco Brucchi, con il quale gli estensori si propongono di sostenere il primo cittadino di Teramo e di rilanciarne l’azione di governo, ho effettuato alcune verifiche. Al giorno d’oggi, la realtà e la satira spesso si confondono e non si ha a disposizione uno strumento certo per differenziare l’una dall’altra.
Non avendo raggiunto la certezza al 100% che il documento sia autentico e reale e non, invece, un capolavoro di satira, espongo i risultati della mia analisi, condotta secondo i canoni classici, partendo dall’ipotesi che lo sia. Dei quattro livelli riconosciuti dalla tradizione linguistica (fonetico, morfologico, sintattico e semantico), dovendo trascurare il primo (trattandosi di un testo scritto), per quanto riguarda gli altri tre, ho effettuato rispettivamente l’analisi delle forme con cui si presentano le parole (morfologia), della sequenza e della disposizione degli elementi nella struttura lineare delle frasi (sintassi) e lo studio del significato (semantica), senza trascurare gli opportuni controlli di eventuali presenze di codici metalinguistici o ipertestuali.

Ho utilizzato anche il più recente livello di ricerca linguistica, consistente nell’individuare key-words (parole chiave), ovvero quelle parole che giocano un ruolo fondamentale all'interno del testo preso in considerazione. Ho utilizzato gli strumenti ritenuti fondamentali in una analisi del testo (il riassunto, la sottolineatura, la cerchiatura, la divisione in paragrafi) che permettono di creare un'impostazione visiva del testo in modo da semplificarne e velocizzarne la comprensione, in modo da avere a "portata di mano" le parole chiave dei singoli paragrafi.
Inoltre ho ricercato ed evidenziato eventuali presenze di figure retoriche quali similitudini, allegorie, allusioni, “enjambement”, iperbole.
L’analisi linguistica del testo consente di cogliere il bagaglio culturale di chi lo ha prodotto e di saggiarne la conoscenza, sul piano storico, sociale, economico, e, grazie al ricorso dell’analisi sensoriale (ricerca di senso) permette di cogliere che cosa la lettura del testo suscita nel lettore. Per finire, non ho trascurato l’ultimo elemento, che non poteva mancare, la contestualizzazione.

A causa dello spazio limitato che mi impongo su questo blog per non tediare troppo i lettori, mi debbo limitare a sintetiche conclusioni, tenendo da parte per me e per eventuali lettori interessati gli elementi argomentativi e strumentali dell’analisi che ho condotto, capitolo per capitolo e settore per settore. L’obiettivo primario dell’analisi di un testo è comprendere cosa dice e come lo dice.
Dando risposta ai due interrogativi che ne sorgono, dico subito che il testo in questione dice poco e male, anzi, pochissimo e malissimo. La struttura propone una premessa, un’argomentazione e una conclusione. La premessa è estremamente generica e vaga, parlando di “vicissitudini” sulle quali non si fornisce il minimo chiarimento e non si esprime alcun giudizio né di merito né di valore; richiamando punti programmatici di appoggio alla candidatura del sindaco ai quali si dice di volersi richiamare senza però citarli né spiegarli; facendo riferimento a “maldestri e malcelati tentativi di sottrazione della responsabilità di governo di altri componenti della maggioranza”, senza però specificare in che cosa siano consistite e chi ne siano i reali responsabili; esprimendo l’opportunità di assicurare rispetto ed attenzione alla città e la necessità che il pensiero preceda sempre l’azione politica.

In questo contesto spicca un’espressione dall’oscuro significato (“a dispetto delle differenti rappresentanze detenute nell’ambito della Giunta”) che, sottoposta ad analisi di senso, rivela di non averne alcuno. Appare poi bislacco, dal punto di vista della significatività politica, un’altra espressione che annuncia la continuazione della “presente esperienza politico amministrativa” “finché vi sarà ancora un minimo di decoro e di dignità da difendere”, senza provare nemmeno ad ipotizzare in quale punto di quale scala di valori siano individuabili un massimo e un minimo. Nel “corpo argomentativo” successivo alla premessa si dice di voler individuare dei “punti nevralgici” con i quali aprire un dibattito e in base ai quali effettuare scelte determinanti per il futuro della collettività. I punti indicati sono pochi, generici e non adeguatamente argomentati, se contestualizzati nell’ambito di una indicazione programmatica.
Ci si limita ad indicare che si deve ricostruire l’identità della Città, di cui si deve riscoprire la vocazione turistica, che si deve restituire forza e ruolo ad uno strumento fondamentale come l’urbanistica,  che si devono curare meglio la gestione del patrimonio, il decoro urbano ed alcune altre azioni che risultano assai trascurabili e di secondaria importanza rispetto ad altre alle quali non si accenna neppure, oppure si riserva un cenno assai sfuggente.
La conclusione contiene alcune parti comprensibili solo con elementi ermeneutici extra e/o ipertestuali (come quando si accenna all’esigenza di “un forte segno di discontinuità rispetto all’indecoroso esercizio offerto nei giorni passati, finalizzato all’elaborazione di uno sterile vocio”), confermando l’ipotesi che si tratti di un testo che presenta i peggiori caratteri che una comunicazione, soprattutto politica, possa avere, quelli di dire una cosa, volendone in realtà dire un’altra, inespressa, diretta ad eventuali ricettori non esplicitati (ciò che nel linguaggio ordinario gergale viene indicato con l’espressione “parlare a nuora perché suocera intenda”).
Affidare la conclusione finale ad una citazione classica (tratta da Platone), senza alcun diretto ed esplicito riferimento né al significato né al significante, mi conferma che il testo è uno dei peggiori che mi sia capitato di leggere e di sottoporre ad analisi linguistica.

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Commenti

Allora cosa voglio dire? Non lo so. Pero cio' ragione. E i fatti, mi cosano. Poche pugnette!
Leggo e mi dico: quanto prezioso tempo perso, caro prof! Tutto questo lavoro per dire "che non dicono una cippa"! Usi il suo tempo in maniera migliore... trovo sprecato dare perle ai porci.