Nell'articolo precedente uscito qualche giorno fa su questo blog ho cercato di spiegare cosa fosse un "interno" e cosa un "esterno". In questo articolo desidero approfondire la situazione teramana. Questi sono tempi difficili, c'e' crisi e le cose si fanno sempre piu' complicate, ma nel caso dell'Universita' di Teramo c'e' una difficolta' aggiuntiva: il fatto di essere , per lo piu', una colonia romana (fatta eccezione per Veterinaria). A questo proposito vi invito a farvi la vostra idea andando sul sito dell'Universita'. Guardate un po' di curricula del personale nei corsi di laurea di Teramo (tolti quelli che afferiscono a Veterinaria, naturalmente) e controllate dove sono nati o dove hanno studiato (che nel caso di Roma coincidono) o dove hanno fatto dottorato o, per chi e' gia' associato o ordinario, dove erano ricercatori…quanti ne avete trovati che provengono da Roma? Cosa significa esattamente questo? Che a Teramo dall'assegno in su sembrerebbero vincere quasi esclusivamente romani. Quasi che Teramo fosse la porta attraverso cui molti romani, con l'aiuto di altri romani che sono gia' dentro, ottengono di entrare all'Universita', fanno carriera e poi riescono, dopo anni, a tornare a casa.Una conseguenza e' che chi e' a Teramo sembra operare con una logica da ESTERNO.
Se ci pensate bene, infatti, vi renderete conto che se uno deve la sua posizione a un romano rispondera' alle esigenze di Roma e non di Teramo (soprattutto se e' a Roma che vuole tornare). Cioe' tutto quello che fa e fara', le persone che aiutera' (leggete assegni di ricerca, posti da ricercatore, associato e ordinario) saranno finalizzate a tornare a Roma e risponderanno a direttive che da Roma arrivano. Insomma piu' romani entrano piu' ne entreranno, mentre tutti gli interni teramani, tutti gli studenti bravi avranno poche o nulle speranze.Cosa comporta questo, in soldoni, per la nostra Universita'? Seppure la qualita' della ricerca e' buona (molte delle persone che vincono sono ricercatori di valore, alcuni rinomati nel loro campo), purtroppo si creano una serie di dinamiche sfavorevoli. Quello che si osserva (e che lamentano diversi studenti) e' che molti professori passano pochissimo tempo a Teramo e il risultato e' che:
1. la maggior parte dei corsi sono poi tenuti da dottorandi o assegnisti;
2. i professori titolari dei corsi sono poco presenti nei loro uffici per ricevimento studenti e altre attivita' didattiche;
3. non c'e' interesse a far crescere gli studenti dell'ateneo teramano che risultano bravi e meritevoli;
4. ci sono scarsi o nulli contatti con il territorio e cosi' via…
Tutte queste cose hanno fatto si che nel tempo gli studenti iscritti a Teramo fossero sempre piu' scontenti. Molti si sono trasferiti e la voce si e' sparsa al punto che ora il calo delle iscrizioni e' diventato un problema non trascurabile.
In quest'ottica a rimetterci e' la citta' .Cosa si puo' fare? Forse convincere questi professori capaci, queste persone che spesso sono davvero dei ricercatori di valore, che potrebbe essere conveniente anche per loro investire nella nostra Universita'.Che con un po' piu' di impegno il nostro piccolo Ateneo potrebbe diventare una perla avendo la citta' di Teramo tutta una serie di vantaggi rispetto a Roma. Una perla che sarebbe il risultato tangibile del loro lavoro, magari molto piu' soddisfacente di un posto a Roma 3, in Sapienza o alla Luiss. Insomma impegnarsi a trovare un modo perche' quello che e' un valore aggiunto (cioe' personale docente altamente qualificato) sia un vantaggio per la nostra Universita' invece che un danno. "L'università deve essere focolaio di attività scientifica, vero laboratorio nel quale maestri e scolari collaborano ad indagare nuovi veri e a rivedere questioni già discusse. Così nello studente si educa lo spirito critico e, quel che più importa dato lo scopo speciale che la nostra università ha, lo spirito di ricerca." Agostino Gemelli
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