Era Luglio del 2001 quando, in tre giornate ormai memorabili, il 19, 20 e 21, un gran movimento di persone si reco' a Genova per contestare il G8. Cosa dicevano quelle persone? Cosa chiedevano? Cosa e' successo in quei tre giorni? Che fine ha fatto quel movimento? E soprattutto, perche' vale la pena parlarne ora a 10 anni di distanza? Gli oltre 300 mila radunatisi a Genova dicevano semplicemente che il modello economico dominante era dannoso, difficilmente controllabile e che se non avessimo cambiato direzione al piu' presto, le conseguenze sarebbero state disastrose e non si sarebbero fatte attendere. Inutile che mi soffermi a parlare delle conseguenze: le stiamo vivendo ora sulla nostra pelle e, indipendentemente da quanto si dice in giro, stiamo entrando nel pieno della crisi solo ora. I manifestanti chiedevano una maggiore regolamentazione dei mercati finanziari e una maggiore attenzione negli scambi commerciali. Molti hanno tentato di farli passare per NO-tuttologi, gente che dice no a tutto, senza proporre alternative. Mai nulla di piu' falso: c'erano dietro idee filosofiche, economiche, politiche ben precise. Il libro "Globalization and Its Discontents" del premio Nobel Joseph Stiglitz ( http://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Stiglitz ) e' una lettura interessante in cui si ritrovano, in versione un po' semplificata e meno approfondita, alcune delle tematiche portate avanti da chi era a Genova nel 2001. Cosa e' successo e' difficile da capire, potrei raccontarvi di come, il 19, abbiamo sfilato pacificamente e gioiosamente per le vie di Genova; potrei raccontarvi come il 20 ho visto oltre 100 poliziotti schierati in tenuta antisommossa restare a guardare immobili mentre 30 ragazzi in nero scendevano lungo la strada dando fuoco ai cassonetti e sfasciando macchine; potrei raccontarvi di come, dopo che i "devastatori" avevano fatto dietrofront ed erano tornati indietro indisturbati, ho visto quegli stessi poliziotti prendersela con un ragazzo riccetto che, in camicia bianca e jeans, attraversava la strada. Ancora potrei raccontarvi di una citta' che sembrava un campo di battaglia, della paura di andare in giro in gruppi piccoli, del dolore per la morte di un giovane e per la fine della vita di un altro (perche' nella morte di Carlo c'e' stata un'altra vittima: il giovane poliziotto che quel colpo ha sparato…).
Poi il 21, il giorno della grande manifestazione, piu' di 300 mila persone che sfilavano pacificamente e poi, improvvisamente, il corteo che si ferma. In mezzo alla strada, il sole a picco, il mare da un lato, la collina dall'altro e, mentre ci chiedevamo il perche' di quell'immobilita', le prime voci: "in cima al corteo picchiano bisogna tornare indietro, bisogna dare la possibilita' di scappare". E poi i lacrimogeni lanciati dalla collina sulla folla compatta, uno cade a meno di 2 metri da me, la gente che scappa, un cordone per evitare che ci si pesti e finalmente la coda del corteo che torna indietro dando la possibilita' di fuggire. Potrei raccontarvi dell'intenzione di attraversare il cordone di poliziotti prima di vedere i manganelli abbattersi su quelli che ci provavano, potrei dirvi della fuga indietro mentre i Cobas rallentavano l'avanzata della polizia. Potrei raccontarvi della Scuola Diaz dove erano alloggiati i pacifisti del movimento: Rete di Lilliput ( http://it.wikipedia.org/wiki/Rete_Lilliput o, per approfondire, http://www.retelilliput.org/ ) e
Gruppi di Affinita' ( http://www.welcome.to/nog8 ). Potrei dirvi di come anche noi avremmo dovuto dormire li', ma gli amici di Pisa ci hanno portati a casa; potrei dirvi degli altri alla Diaz che hanno chiamato disperati. Potrei raccontarvi quello che ha visto una ragazza di 26 anni che era andata a Genova per dire che un altro mondo non solo e' possibile, MA doveroso, e si e' ritrovata in un campo di battaglia… Potrei raccontarvi questo e molto altro, ma il punto vero e' altrove. Il punto e': quelle persone che erano li' avevano ragione e la storia lo ha dimostrato. Ma quello che piu' conta e' che un altro mondo e' ancora possibile. Quello che conta e' che quello che il movimento diceva e portava avanti non solo non e' finito, ma anzi, dopo Genova, si e' arricchito di nuove idee. Il movimento e' cambiato, ha raccolto molte istanze, si e' accresciuto di nuove partecipazioni e voci ed e' quello che ha portato Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. Quello che ha promosso il referendum sull'acqua e lo ha portato avanti con un tam tam e un lavoro costante. Un movimento che si e' concretizzato nei Gruppi di Acquisto Solidale, in Banca Etica e una finanza alternativa, nei Distretti di Economia Solidale, nelle Tavole della Pace, nelle monete alternative e nelle Banche del Tempo, nel World Social Forum ( http://en.wikipedia.org/wiki/World_Social_Forum ) e molto altro ancora. Gruppi collegati e interconnessi che insieme lottano contro le mafie, cercano una vita nel rispetto dell'ambiente e dell'altro, si impegnano per fare scelte alternative che tutelino tutti, deboli e forti. Molte di queste realta' gia' esistevano, ma ora sono ancora piu' forti, piu' partecipate, piu' vicine grazie anche a internet. Allora ecco perche' vale la pena ricordare Genova: perche' una crisi che poteva essere scongiurata si sta abbattendo sopra di noi come una tempesta. Perche' questa crisi e' lungi dal finire, MA siamo ancora in tempo per affrontarla e uscirne se ci muoviamo nel modo giusto. Perche' le idee ci sono e molti, dopo Genova, hanno iniziato a prepararsi e ora sono pronti. Forse varrebbe la pena ascoltare cosa hanno da dire e con loro, tutti insieme, prepararci ad affrontare quello che sta arrivando.
Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti.
( Martin Luther King )
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