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Onore ai morti di Rigopiano ma non dimentichiamo Padre e figlio di Teramo e....

di Giancarlo Falconi
6 minuti

Non esistono morti di serie A o di serie B.
Eppure Teramo, la sua Provincia, il disastro di quel Gennaio 2017.
Il Terremoto, la nevicata, il terremoto e la nevicata.
Padre e figlio Marinelli. ( foto da Il Centro)

Morti sotto la neve.
Il ricordo di allora è quello di oggi.
Il signore di Rocca Santa Maria, Luigi Poeta, morto nella sua stalla per le esalazioni del gruppo elettrogeno.
Una donna anziana in attesa del suo farmaco salva vita.
IN loro memoria.
Sempre. 
https://www.youtube.com/watch?v=KNOD-bgL2NE




"Da bambina, mia nonna Elvira mi raccontava una storia.
 Un racconto non proprio adatto per una fanciullina. Ma, d'altronde raramente sono allegri e spensierati i racconti di chi, come lei, è nata povera e  contadina... Nasce da qui, forse, il mio innato pessimismo... La visione tragica della vita... La genetica attitudine allo sviluppo di un animo tragico e tormentato tipico delle popolazioni appenniniche... La millenaria convivenza con un territorio ostile e tormentato... La rassegnata pazienza, per dirla alla Carlo Levi,di chi è tristemente consapevole di non poter cambiare il suo misero destino. Rassegnato al volere di Dio e impotente di fronte ad una vita dipendente dalla ciclicità delle stagioni e per questo inclini ad un profondo rispetto e ad una piena conoscenza dei misteri del creato e della natura... Il fatalismo...   Ma torniamo alla mia storiella. Raccontava mia nonna:   Tanto tempo fa, prima dell'ultima guerra, due poverelli (traduzione dall'abruzzese “mendicanti”), di ritorno da Poggio Umbricchio, dopo una giornata passata a chiedere l'elemosina, si incamminarono verso la strada di casa, per fare ritorno alla frazione di San Giorgio. Ma lungo il cammino, nei pressi di Monte Alfieri, l'altura che divide le due frazioni, furono colti dalla “strìna” (traduzione dall'abruzzese “tempesta di neve fitta”). Confusi, spaventati e impotenti di poter chiedere soccorso alcuno, morirono congelati l'uno abbracciato all'altro...   A testimoniare la veridicità dell'evento, tutt'oggi nel mezzo dell'altipiano che separa le due frazioni campeggia una croce di ferro conficcata in un lastrone di arenaria. Meta di gite estive e messe di suffragio... Questo racconto, tramandato nel corso dei decenni, mi ha sempre provocato dei seri problemi con la neve, nonché incubi notturni... Ma nel contempo ho anche vissuto la narrazione di questa triste storia come un evento lontano nel tempo e oggi irripetibile, poiché frutto dei disagi e della solitudine dell'arcaico mondo dei contadini di montagna. Quell'universo lontano dai pensieri dei governanti. Quel macrocosmo dell'Italia meridionale sconosciuto agli uomini di Stato e meta di “pellegrinaggi” solo durante le campagna elettorali... Quel millenario mondo contadino-montanaro obbligato a sparire nel giro di mezzo secolo... Sì. Proprio loro. I cafoni di Ignazio Silone. Gli ultimi, i dimenticati... I miseri! Quegli ultimi, umili e umiliati... Ma dignitosi nella loro povera infelicità... La stessa umile dignità, la medesima forza d'animo che oggi ho visto negli occhi disperati di Ivan Marinelli. Lui di Santa Croce, io di Poggio Umbricchio. Stessi posti. Stessa cultura. Medesima discendenza contadina. L'Appennino nudo e crudo. Ivan che racconta la sua storia recente... La morte di Claudio e Mattia, rispettivamente suo padre e suo fratello. Il suo racconto, malamente e distrattamente riportato dai media locali e nazionali, è simile alla mia storiella di bambina. Allora mi chiedo:   Come è possibile? Morire per ipotermia su una strada provinciale, durante un'emergenza climatica, di cui già da giorni si conosceva la portata, nell'indifferenza degli uomini (perché le istituzioni sono fatte da essere umani)? Dov'è l'amore dell'uomo verso l'uomo?   Una risposta non ce l'ho... La questione è troppo surreale... Ma in questi giorni ho pensato ai loro corpi congelati nel mezzo di quella tormenta preannunciata... I tanti, troppi passi di chi non ha mai pensato di abbandonare il proprio paese... I loro corpi straziati in terra conosciuta e natia... Un sentiero dieci, cento, mille volte battuto... Ma deformato e disorientante, come un incubo, dall'incedere della bufera... Sconosciuto nel buio di una notte che non avrà giorno... I miei stessi posti... Quelli delle estati liete e giocose... Ora coperti da una coltre di disperazione... Gli alberi spogli che piangono ad ogni cadere del pesante manto nevoso, custode per giorni dei corpi martoriati... Quei due corpi, ridotti a fantasmi dalla fatica, accanto lungo il cammino... Accanto, con i volti deformati dalla stanchezza e dal gelo, nella morte... Una coperta bianca di gelo la loro tomba... La storia dei due poverelli che si ripete... Cento o più anni di distanza... Stessi posti... Il casuale cinismo della natura... La responsabilità della stoltezza umana... Nulla per le nostre popolazioni di montagna sarà più come prima...   Ad Ivan e alla sua famiglia vola il mio pensiero.Li stringo e li benedico in un abbraccio silenzioso.                                                                                                                                                                                                                                                 Sabrina Evangelista

  

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Commenti

Padre e figlio Marinelli ,purtroppo nel corso di questi due anni trascorsi dal gennaio 2017,sono stati totalmente ignorati dal circuito mediatico e non solo ,ma soprattutto dalle istituzioni,.
Cara Sabrina,non ho ascoltato nessun politico ricordare padre e figlio
Marinelli,né tanto meno il Signore di Rocca Santa Maria ,morto sotto nella
sua stalla per le esalazioni dei gas di scarico del generatore di corrente.
In effetti,riusciamo in Italia ad accostare i nostri morti al calcio,usando il
termine morto di serie A e di serie B.
Vero e' che i nostri morti meritano lo stesso dolore,lo stesso rispetto e lo
stesso nostro ricordo ed in modo paritetico.
Il disastro sul nostro territorio causato da neve e terremoto,rispetto alle regioni Marche ,Umbria e Lazio,nel corso di questi due anni e' stato sempre
sminuito e direi quasi ignorato dagli organi di informazione nazionale.
Nelle televisioni nazionali,non manca mai l'occasione di ricordare queste tre
regioni,dimenticando spesso il nostro territorio Teramano ed i nostri morti.

L inverno del 2017 ha messo ancor di più in luce le debolezze di questa regione. Continuo a sentir parlare di turismo di regione verde d Europa senza che nessuno ha capito che mancando le strutture l organizzazione il saper affrontare ogni tipo di evento tutelando l incolumità pubblica non siamo degni di nessun tipo di sviluppo economico e turistico.