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Lettera da una famiglia di terremotati...

2 minuti

Caro Giancarlo, grazie.
Mi è bastato telefonarti per chiederti per l'ennesima volta un po' di quella sana luce sulla nostra vicenda che dura da 8 anni. Mio padre e mia madre abitavano a Colleattterato. Amavano  Colleatterrato e vivevano ogni giorno, un po' la ripetizione della loro vita. Sana vita. Noi che ci siamo trasferiti a Milano, dove ho/abbiamo potuto studiare per i sacrifici dei nostri genitori, noi che abbiamo visto nel barattolo degli studi, ogni sera mio padre mettere sempre con soddisfazione, una carta. diceva " Questo è per voi". Anni dopo anno. Anno dopo anno con entusiasmo. Il suo lavoro e quei tanti altri lavori che faceva nel quartiere. Tutto il quartiere, in fondo ha pagato la nostra formazione universitaria. Ora mio, padre non c'è più e tu lo sai con quanto dolore è chiuso nella sua profonda depressione. Non parla, non sente, vive in camera di una bellissima palazzina. Tutti gentili all'Ater da Nicola Salini e da Maria Ceci; la nostra non è una critica ma è solo per ribadire l'assenza dello Stato.

Mio padre ha seguito la tua diretta e ogni volta un tuffo al cuore. Non abitavamo in quegli appartamenti ma anche i nostri sono stati occupati e vandalizzati e sono rimasti gabbie per piccioni. Tutto nel silenzio dello Stato. Una volta si entrava e si sentiva solo il profumo del cucinato o del sapone con le rose rosse. Noi da Milano siamo solo pieni di rabbia per l'assenza dello Stato, per la mancanza di quella Ricostruzione che esiste sono nei verbali di chi cerca di giustificare la propria impreparazione, per l'assenza totale di sicurezza. Noi siamo convinti che se Salini o la Ceci avessero avuto il modo di poter accelerare i progetti l'avrebbero fatto. Non possiamo credere il contrario. Mio padre si sta lasciando andare e mia padre a stento ha voglia di parlare con noi al telefono. Ti chiediamo solo di continuare a combattere per noi. Non abbiamo altre speranze. Lo Stato non esiste.

Figli di terremotati
 

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