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Il corrosivo: I politici “altrove”: l’alibi

di Elso Simone Serpentini
5 minuti

Stanno sempre da un’altra parte, altrove.
Più che alibi dei politici, li chiamo politici dell’alibi, cioè dell’altrove. Anche nella serata contro la violenza nei confronti delle donne, nell’ambito del Premio Di Venanzo, al Teatro Comunale personaggi politici di primo piano della città, non erano presenti, né erano presenti loro delegati. Sono poi mancati, per la maggior parte, salvo rare eccezioni, nella serata conclusiva del Premio, che con tanta fatica “Teramo Nostra” sta cercando di portare avanti, edizione dopo edizione. Qui è accaduto quel che è accaduto in altre edizioni dello stesso Premio e in altre occasioni.
Chiamati dalla presentatrice della serata a consegnare dei premi, sono risultati assenti ingiustificati, alcuni sono stati sostituiti alla buona e all’ultimo momento da altri politici, di seconda fila, che si sono prestati, altri non sono stati sostituiti che dalla presentatrice stessa nella consegna dei premi ai premiati. Lasciando stare il Premio Di Venanzo, e considerando le cose da un punto di vista più generale, bisogna dire che le assenze dei politici brillano in ogni occasione pubblica e specialmente negli eventi culturali. Dove non si può fare passerella, o dove la presenza non può essere trasformata in una passerella, come è avvenuto purtroppo in qualche caso anche a “Lectus”, il politico non si presenta. Io mi chiedo sempre: ma dove starà? In che cosa consistono i “precedenti impegni” che vengono accampati a giustificare l’assenza, anche se non sempre, perché a volte, anzi troppo, non si giustifica nulla e non ci si scusa di nulla? Stanno altrove, da un’altra parte.
A fare qualcos’altro, a dire qualcos’altro, a sentire qualcos’altro, ad incontrarsi con qualcun altro. Altrove.

Gli impegni dei politici, soprattutto di quelli teramani, sono sempre troppo importanti per consentire di presenziare ad un evento culturale, quale che sia, a meno che non dia una visibilità particolare, non sia presente una personalità di riguardo, o si debba perseguire una diversa più alta finalità, che non si sa quale possa essere. Avete mai visto il sindaco Brucchi alla presentazione di un libro, all’inaugurazione di una mostra, ad un convegno o ad un dibattito?uyyuuyu

Nel corso degli anni, a quelli a cui ho preso parte io l’ho visto presente solo un paio di volte. Qualche volta mandava Campana, poi non lo mandò più, dopo averlo mandato a spasso per le misteriose vicende della politica cittadina. L’attuale assessore alla cultura lo si vede abbastanza spesso, e fa piacere, mentre quello di prima a volte c’era a volte no e a volte a metà, nel senso che andava, quando andava, e poi se ne andava. Alla fine se n’è andato del tutto e… buonanotte. Il presidente della Provincia, essendo il presidente di un ente che non c’è più perché è stato abolito (ma dicono che ci sia ancora) va più spesso e lo si vede di più negli eventi, ma anche lui alterna presenze ed assenze. Al Di Venanzo non c’era. Lo ricordo più presente ad eventi culturali quando era sindaco di Bellante, poi ha infilato anche lui una serie di alibi, cioè di altrove.

Nemmeno D’Alfonso c’era al Di Venanzo, ma c’era, insieme con ‘Nduccio, alla presentazione del libro del prof. Gasbarrini, a Villa Dulcis, e lì non poteva mancare. Nella maggior parte dei casi dice che va e poi non va, qualche volta dice che non va e va. Dipende da come gli gira… l’alibi. Gli assessori comunali e provinciali (esistono ancora quelli provinciali?) non vanno quasi mai. D’altro canto, a parte l’assessore alla cultura, che andrebbero a fare? È perfino meglio che non vadano… non si sa mai… Gli assessori regionali vanno se c’è proprio un’utilità immediata, altrimenti no.
Quanto ai consiglieri regionali… dipende… anche quelli che hanno preso più di diecimila preferenze e sono i più votati e se ne vantano, dovunque vanno hanno sempre il telefonino incollato all’orecchio, o all’auricolare, come faceva sempre Di Dalmazio e adesso fa Gatti, e quindi anche se ci fossero, ci starebbero con il corpo, ma non con la mente e con l’attenzione rivolta da un’altra parte, altrove appunto. Io sto qui, mi muovo qui, mi vedi qui, ma sto altrove, sto facendo altro e sto parlando con qualcun altro.

Se poi vado là, e parlo con quello che sta là, io sto al telefono con quello che adesso sta qua. Insomma, sto qua e là, sono ubiquo, sto dovunque, ho un altrove mobile, ora qua, ora là, poi torno qua, e poi torno là. Mi vedi, ma non ci sto, ci sto, ma non mi vedi. L’alibi non è più una scusa, un pretesto, una giustificazione, ma un capolavoro.

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Commenti

caro Prof. i " politici " teramani se non vanno sono giustificati...
...stanno facendo un aperistreet...