Alfredo Giovannozzi, scomparso nel 1974, titolare della ditta “Oreste Giovannozzi & figlio” e insignito, nel 1964, dal Presidente della Repubblica Antonio Segni, dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica, ha rappresentato la storia dello sviluppo dell’industria di lavorazione del marmo, contribuendo alla creazione di numerosi posti di lavoro. Il suo attaccamento al lavoro e al territorio, lo ha portato anche sostenere la nascita della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo. Inoltre, è stato socio fondatore della Banca Popolare di Teramo e ha creato le condizioni affinché i due Istituti potessero crescere e espandersi anche fuori dai confini provinciali".
Questa mattina alla presenza delle autorità civili e religiose; davanti alla sua famiglia e soprattutto davanti al ricordo storico dei suoi operai, in rappresentanza delle tante famiglie di Teramo che hanno trovato lavoro e formato tante generazioni, la memoria di Giovannozzi è stata onorata con la via a lui intitolata. Via Alfredo Giovannozzi a cui noi dedichiamo un video e una litania...
Guardate https://www.youtube.com/watch?v=UHd3P3MmKVM
Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L'esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S'udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell'onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l'ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S'udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l'onde
Come un singhiozzo, in quell'autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"
E ritornò il nemico
Per l'orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va', straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l'italico valore
Le forche e l'armi dell'impiccatore
Sicure l'Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri
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