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Test di Medicina: L'omosessualità è una malattia dell'uomo...

di Giancarlo Falconi
3 minuti

Primo giorno dell'ìmbarazzo.
 

Si legge sullo stato di Facebook di Marco Grimaldi (consigliere regionale di Sinistra Italiana) Cathy  (responsabile Diritti Sinistra Italiana:) La Torre e Marco Grimaldi abbiamo avuto, in forma anonima, una delle domande del test Progress sottoposta oggi a 33.000 studenti di Medicina.

I test progress sono somministrati a tutti gli studenti di medicina per valutarne i progressi nell'apprendimento.
Fra le domande vi è: "quale sia la stima del verificarsi dell'omosessualità nell'uomo?"
Questa domanda è inserita nel contesto di un test su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie.
Dunque vogliamo sapere, e lo pretendiamo: se la comunità medica italiana, ritiene ancora che l'omosessualità sia una malattia?
Vogliamo sapere che senso ha chiedere a dei futuri medici la stima dell'omosessualità nell'uomo?
Viene anche chiesta la stima della eterosessualità dell'uomo?
Perché è bene ricordare che eterosessualità e omosessualità sono entrambe "varianti" naturali del comportamento umano.
Pretendiamo una risposta dalla Conferenza del Presidi delle facoltà di Medicina: perché questa domanda nel 2017?
Non certo per rendere medici e scienziati persone migliori e con meno pregiudizi!
Vi preghiamo di condividere questo post affinché possa giungere a quante più persone possibili.
Indignarci e chiedere spiegazione, è una delle poche armi nelle nostre mani.

Secondo giorno.

Dopo la nostra denuncia il Ministero ha chiesto di stralciare la domanda inserita nel test di medicina.
Oggi il caso è su tutti i giornali.
Vi ringraziamo di aver reso così facile una risposta immediata, il web può essere più veloce di un'interrogazione urgente.
Ora però alcune precisazioni.
Alla Professoressa Siliquini che, in evidente contrasto con la Ministra, mi chiede se si possa ancora parlare di omosessualità o se sia diventato un tabù, rispondo con l'esattezza dell'italiano, che è ineccepibile: "quale è la stima del 'verificarsi' dell'omosessualità nell'uomo?".
Ma di che cosa parliamo? Dell'insorgere di una patologia? Di una prevalenza/incidenza?
Io sinceramente non so quando si sia verificata la mia eterosessualità. E lei? Possiamo dirci che aver tradotto la domanda dall'inglese non è una scusa valida per un test così importante?
A seguire c'è il problema della percezione della domanda, inserita nel contesto di un questionario su diagnosi, genetica, malattie e comportamenti da tenere dinnanzi a certe malattie. Si può anche credere che la docente non vi veda una patologizzazione del fenomeno, ma il fatto che il quesito sia equivoco (e abbia ferito molti ragazzi e ragazze) denota la superficialità con cui viene affrontato il tema della sessualità e del genere.
Noi auspichiamo che nelle università italiane si parli dei diritti e dei problemi della comunità LGBTQI. Le chiedo se il tema è affrontato nel Corso di Laurea da Lei presieduto. I giovani medici torinesi ricevono una formazione specifica sull' identità di genere? Gli si spiega cosa vuol dire “queer”? Si affronta la differenza tra orientamento sessuale e comportamenti a rischio o si contribuisce a generare confusione e discriminazione?
Dispiace che l'unica voce a difesa della domanda incriminata venga proprio da uno degli atenei in prima fila nella lotta ai pregiudizi e alle discriminazioni.

Terzo Giorno.
Negli atenei di medicina abruzzesi? Voi che ne pensate?

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Commenti

....che sono seghe mentali...