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Teramo e quel bilancio da lacrime e sangue

di Giancarlo Falconi
1 minuto

Ricordatevi questo piccolo articolo.
Finora abbiamo giocato con la Ricostruzione che non inizierà prima della prossima consiliatura o forse alla fine del dopo Brucchi.
Avevamo cercato di raccontare la verità al Gruppo di Dodo.
Tutto inutile.
Il finto potere luccica e illude.
Lo sa Paolo Gatti, lo sa Paolo Tancredi, ora lo sa anche Dodo Alfonso Di Sabatino detto Dodo.
Quel panino consumato al Novecento non era solo per parlare e festeggiare le non dimissioni del sindaco Brucchi ma per decidere i prossimi tempi.
Quelli finali.
Tutto come previsto.
Bastava ordinare qualcosa al Primo Cittadino, imporre un'altra strategia, nomine e desideri e la reazione sarebbe stata ingallettata e cotta a puntino. 
Chi avrà il coraggio di portare in consiglio uno strumento decisivo e programmatico come il bilancio?
Chi avrà il coraggio di essere il padre di uno strumento unico, annuale, universale, veritiero, equilibrato e soprattutto in periodo elettorale, pubblico?
Dodo si dimetterà?
Quei quattro milioni di euro di tagli saranno la tomba elettorale di questa Giunta e questa maggioranza?
I nodi arriveranno al pettine ma mentre il sindaco Brucchi non conosce la parola districante per Dodo un balsamo non servirà a lenire una simile scelta.
Teramo uscirà con le ossa rotte mentre è in come farmacologico.
Chi sarà a staccare la spina?
Non era un primo ma un panino.
Brucchi è stato portato dove Gatti e Tancredi avevano sempre auspicato.
Ora è finita e senza la dignità dei titoli di coda.
 

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