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L'età della paura

di Anonimo
4 minuti

Paolo Garrubba, 18 anni, maturità classica (100 e lode), inizia con "L'età della paura" la sua collaborazione con I Due Punti.
Vi ricordate Susanna Ciminà, Alessio Mazzoni o Emanuel Mazzilli ?
Rappresenterà, insieme a tanti ragazzi della sua generazione, una speranza per Teramo.
Per noi, un piacere leggere,la visione delle anime libere.

Giancarlo Falconi

 L’estate è finita da poco tempo.
Ciononostante l’avvio di settembre è stato più traumatico del solito.
All’insopportabile dolore per la ripresa delle quotidiane attività si aggiungono scenari poco rassicuranti che si concentrano attorno al clima, allo straniero e all’incubo di una guerra nucleare. Mica noccioline.
È l’età della paura. Uno strumento irrinunciabile per la politica grazie a cui fa crescere il consenso. Mentre tv e social alimentano il processo di amplificazione grazie alla diffusione di fake news.
Lo straordinario potere di questo sentimento è la mistificazione dei fatti, la sostituzione della realtà con una virtuale o immaginaria. Infatti la paura come per la maggior parte dei sentimenti oscura la ragione e fa apparire le cose sotto tutta un’altra lente.

Essa è legata alle emozioni suscitate e non alle probabilità che qualcosa davvero accada, perciò non può costituire in alcun modo un metro di giudizio valido e obbiettivo. È facile osservare attraverso degli esempi quanto la paura sia in grado di influenzare l’interpretazione di qualsiasi evento. Si prendano i devastanti uragani Harvey e Irma spacciati come delle montature degli scienziati per far credere al surriscaldamento globale. Per alcuni la colpa risiederebbe addirittura nei gay, soliti capri espiatori da tirare in ballo insieme agli immigrati. Oppure si prenda un prete di Pistoia che posta su Facebook delle foto in piscina di alcuni profughi che lavorano con una onlus e che subito diventa il bersaglio di una valanga di insulti a sfondo razzista tra cui “spicca” l’onnipresente Matteo Salvini. Insomma ogni episodio, anche il più insignificante, è buono per essere mistificato giocando con le paure della gente. Ignorando o sapendo che per questa via non si fa altro che mettere a repentaglio “la tenuta democratica del paese” e alimentare rabbia sociale, divisioni, contrasti e guerriglie tra poveri, come quelli recentemente accaduti a Roma in occasione degli sgomberi di alcuni immigrati.

 A prevalere è dunque un’aspra conflittualità sociale, secondo la logica “mors tua, vita mea”.
La paura del diverso non è una questione solo locale, ma fa breccia anche all’estero, ad esempio nel gruppo di Visegrad, formato da Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca, intenzionato a costruire muri ai confini tra gli stati per impedire i nuovi arrivi. La stessa misura che vuole adottare Trump nei confronti di migliaia di messicani (i cosiddetti “dreamers”) dichiarandoli fuorilegge e rispedendoli tutti “a casa loro”. La psicosi dello straniero è ulteriormente aggravata dall’escalation di attentati terroristici rivendicati dallo Stato Islamico. Infatti immediatamente ha avuto presa sulla popolazione il binomio inscindibile immigrato-terrorista, cavalcato a forza dai populismi di destra. Anche in questo caso la paura si è trasformata in una nuova ondata di sdegno e malumore. Come è accaduto a Londra, società nota per il suo tradizionale multiculturalismo.

Dove un padre di famiglia di quarantasette anni, arrabbiato per l’ennesima mattanza jihadista, al grido “voglio uccidere tutti i musulmani” ha cominciato a falciarne alla guida di un furgone una decina di fronte ad una moschea. Un intreccio di deliri che rischia di scuotere gli equilibri di molte altre nazioni. Infine per completare il quadro già di per sé abbastanza catastrofico il mondo si ritrova sull’orlo dell’olocausto atomico tra le provocazioni missilistiche e i test nucleari di un dittatore trentaquattrenne nordcoreano e i proclami “alla Stranamore” del presidente USA più imprevedibile della storia. In preda al timore di un conflitto, molti americani facoltosi insieme a giornali e tv hanno fatto richiesta di rifugi atomici. Proprio come negli anni ’50 in piena guerra fredda. Negli Stati Uniti, secondo uno studio della Pennsylvania State University, l’ansia ha superato la depressione come maggior disturbo psicologico, almeno tra gli studenti americani.

Le grandi minacce dell’oggi sono in grado di stravolgere il modo di vivere dei singoli cittadini.
Questo è chiaro. Ma la causa madre del vento di paure che soffia per tutto il pianeta è una grave insicurezza sotto tutti gli aspetti da parte del ceto medio. Così molti, soprattutto tra le nuove generazioni, preferiscono mantenere una distanza di sicurezza dalla politica e isolarsi da tutti nella loro incrollabile, ma assai fragile torre d’avorio. Rebus sic stantibus la domanda esce spontanea: Che fare?

Paolo Garrubba

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Commenti

Intanto complimenti. Leggere queste parole nate dalla penna di un diciottenne fanno emozionare. Sostengo che sia arrivato il momento di riprenderci tutti il nostro piccolo, vivere delle piccole cose che il quotidiano ci riserva. Le nostra insaziabile voglia del tutto e subito ci porta a non apprezzare più quello che abbiamo e ciò che ci circonda. Torniamo a recuperare i piccoli gesti. Se si guarda ai tanti fantocci che si riempiono la bocca di roboanti parole e che non fanno altro che alimentare le nostre paure e le nostre insicurezze, ci accorgiamo che dietro di loro c'è solo un baratro che sprofonda nel nulla. Basta parlare di Salvini, Renzi, Brucchi e chi più ne ha più ne metta. Torniamo a parlare di noi, di ciò che possiamo fare quotidianamente nel nostro piccolo e torniamo a fare ciò che più ci piace. È così che si combatte la paura

Paolo Garrubba rappresenta il futuro e la speranza di un mondo migliore.

Che fare? Bella domanda alla quale ,con i tuoi pensieri capolavori,darai presto una risposta. Continua così,il Nonno Paolino ,mio grande amico di sempre, ti guarda da lassu',ti proteggerà e ti guiderà nei difficili meandri di quel lungo percorso che prende il nome di vita.

Bravo, un bellissimo articolo ed è ora di rispondere alla domanda prendere una decisione e portarla avanti in maniera decisa.

Bravo Paolo, pezzo di pregio che tra le altre caratteristiche encomiabili, rivela una saggezza rara nei diciottenni. Un caro saluto e tanti auguri.

Questo ragazzo ha probabilmente capito tutto di come va il mondo e non si lascerà influenzare da perniciose ideologie: ragionerà con la sua testa. Si farà una gran risata di fronte all' eventuale riproposizione di slogan tipo "vietato vietare"( in questa Italia sregolata occorrono regole precise). Non seguirà il coro, ma, casomai, il cuore. Le premesse, a mio avviso, ci sono tutte per diventare uno spirito autenticamente libero e indipendente. Ad majora.

bravo paolo dalla scuola media si vedeva che avevi talento