Cinque milioni di persone, un numero dieci volte superiore a quello dei caduti nelle guerre che si combattono annualmente nel mondo, muoiono ogni anno per cause riconducibili alla mancanza o alla pessima qualità dell’acqua. Per le identiche ragioni ogni giorno muoiono 6000 bambini. La carenza idrica si va sempre più delineando come l’emergenza più grave in ambito planetario, con ripercussioni drammatiche per le popolazioni umane che vivono nelle aree più povere del pianeta: poco meno di un miliardo di persone nel mondo non ha diritto all’acqua.
La minor disponibilità delle risorse idriche è la conseguenza di alcuni processi in atto che coinvolgono l’intero globo quali il riscaldamento climatico, la desertificazione e la deforestazione, strettamente correlati tra di loro. Anche alcuni fattori sociali come la crescita della popolazione mondiale, l’aumento esponenziale del consumo dell’acqua nelle società, in particolare tra quelle industrializzate, i gravi processi di inquinamento che pregiudicano la qualità dell’acqua e ne limita l’utilizzo, unitamente ad una generalizzata cattiva gestione della risorsa, provocano una sempre più accentuata carenza idrica, persino nelle regioni in cui essa è sempre stata abbondante.

Per richiamare l’attenzione su questi gravi fenomeni e sollecitare tutti a un più deciso impegno per la loro risoluzione, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, a partire dal 1993, ha deciso che il 22 marzo di ogni anno venga celebrata in tutto il pianeta la “Giornata Mondiale dell’Acqua”. Accogliere questo appello per ciascuno di noi vuol dire essere disponibili a favorire un cambiamento profondo nella nostra scala dei valori, del nostro modo di concepire la natura, nei nostri principi etici e nel nostro modello di vita. In altre parole è necessario un vero e proprio cambiamento culturale per favorire il quale è opportuno che ciascuno faccia la propria parte.

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