Incendi in Abruzzo. No affari sui disastri, ecco la galleria fotografica della ricolonizzazione naturale del bosco.
Lettera a Regione e Ministero con esempi concreti in Abruzzo: dopo 10 anni aree già verdi.
Priorità alla prevenzione, già disponibili 26 milioni di euro nel Piano di Sviluppo Rurale. Servono trasparenza e partecipazione dei cittadini alle scelte.
La Natura si riprende velocemente gli spazi devastati dagli incendi, lo dimostrano gli esempi concreti contenuti in una nota inviata alla Regione Abruzzo e al Ministero dell'Ambiente dalla Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus e da Nuovo Senso Civico Onlus in vista della riunione convocata oggi dalla regione.
Le due associazioni in queste settimane hanno più volte ribadito l'assurdità delle proposte arrivate da esponenti dalla Regione Abruzzo, già con un primo comunicato del 24 agosto scorso.
Abbiamo contribuito alle attività di volontariato durante l'emergenza e stiamo partecipando assieme ai comitati e alle associazioni della valle Peligna a tutte le iniziative nate dal basso, dalle assemblee a Sulmona agli incontri sul territorio fino al sit-in organizzato oggi pomeriggio a Pescara davanti alla Regione Abruzzo.
Con questa nota ufficiale, oltre a richiamare interventi di scienziati noti a livello nazionale ed internazionale, si evidenziano casi concreti ed inoppugnabili che dimostrano la capacità del bosco e delle praterie di riprendersi le superfici distrutte dall'azione degli incendiari, dei piromani o di stolti fruitori della montagna (per gli incendi colposi).
Le foto raccolte in questi giorni dai nostri soci alle Gole di Tremonti a Bussi (PE), al versante dell'Atessa nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, zone percorse dagli incendi nel 2007, oltre che alla Plaia ad Introdacqua (con incendio di circa 25 anni fa) dimostrano in maniera inequivocabile che, anche a quote elevate e in situazione di forte acclività e scarso suolo, faggi, pini e tante altre specie di arbusti ricolonizzano velocemente i terreni.
Le associazioni nella lettera chiedono di restringere gli interventi post-incendio a pochissimi e limitati casi a difesa del suolo nei punti a maggiore pendenza e nei pressi di centri abitati e strade più esposti, puntanto soprattutto ad iniziative puntuali, di rapida esecuzione e poco onerose.
In realtà le due associazioni ritengono che le somme devono essere spese in larghissima parte per iniziative di prevenzione che chiediamo da anni, a partire dalla chiusura delle strade e piste forestali ai non aventi diritto con sbarre e videosorveglianza (fototrappole) come previsto da decenni da normative regionali mai attuate, dall'allestimento di bocchette sugli acquedotti (usate a pescara durante il principio di incendio alla Pineta) e dalla riconversione delle pinete artificiali in boschi di latifoglie tramite interventi di diradamento.
I finanziamenti sono già disponibili nell'attuale Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020 (con diverse misure di gestione forestale già programmate prima degli incendi per un ammontare complessivo di 26 milioni di euro).
Iniziative diffuse e a basso costo che garantirebbero più risultati rispetto agli interventi faraonici prospettati.
Infine riteniamo insopportabile che i cittadini, i comitati e le associazioni siano escluse dai tavoli di confronto istituzionali. In campo ambientale la Convenzione di Aarhus impone agli enti di assicurare partecipazione e trasparenza nelle questioni attinenti l'ambiente. La Regione Abruzzo è distante anni luce dagli standard internazionali.
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE ONLUS
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Commenti
E ma poi gli amici degli amici ed i compagni di merende non possono guadagnare nulla da questa situazione? Ma vi siete ammattiti? Dopo che hanno corso su e giù per le montagne teramane ad appiccare il fuoco col rischio di prendersi anche qualche schioppettata da qualche contadino, adesso voi volete che questi signori rimangano senza guadagno?!?