Gentile Redazione,
scrivo questa lettera per denunciare pubblicamente il caso di mia figlia, affetta da una delicata condizione clinica di Sindrome di Down e crisi epilettiche, che frequenta la scuola statale di Morro D’Oro.
La battaglia, anzi il calvario, che la mia famiglia sta affrontando per vedere riconosciuti i diritti fondamentali della bambina inizia circa dieci anni fa, sin dalla scuola dell’infanzia, quando le vengono ridotte le ore di sostegno a solo 9 ore a settimana a fronte di una diagnosi funzionale della Asl che prevedeva un rapporto di 1:1. Abbiamo impugnato il provvedimento dinanzi al TAR Abruzzo, che con sentenza del 2013 (che allego alla lettera con i dovuti omissis) ha disposto l’annullamento dello stesso, sancendo il diritto della minore ad essere affiancata da un insegnante di sostegno qualificato nel corso dell’intero orario scolastico. Negli ultimi due anni né la scuola, che fa parte dell’Istituto Comprensivo di Notaresco, né l’Ufficio scolastico provinciale, si sono dimostrati in grado di trovare una soluzione al problema, mettendo finalmente mia figlia in condizione di fruire di un insegnante di sostegno qualificato in maniera strutturata, in un vergognoso rimpallo di responsabilità.
Il risultato è che dal settembre 2017 ad oggi a mia figlia è stata assegnato un insegnante ordinario, di inglese (anno 2017/2018), poi in quest’ultimo anno scolastico 2018/2019 è stato sempre assegnato inizialmente un insegnate ordinario di inglese che a seguito di una richiesta di permesso è stato sostituito da un insegnante di educazione fisica in luogo di un docente di sostegno qualificato, accampando come scusa la “carenza di organico”. Oltre al danno la beffa: la sostituzione, da noi richiesta con forza, del docente ordinario con un insegnante di sostegno qualificato ci è stata negata dalla scuola per di più perché avrebbe “compromesso l’andamento generale della classe”. Il risultato è che negli ultimi due anni l’effettiva integrazione scolastica di mia figlia è stata completamente demolita e vanificata dalle istituzioni scolastichea causa della mancata assegnazione dell’unica figura professionale munita di conoscenze e competenze specifiche per seguirla. La scuola si è dimostrata completamente inadempiente, insensibile e sorda di fronte alle richieste avanzate da noi genitori. Il silenzio si è fatto ancora più assordante a seguito delle reiterate diffide legali che ci siamo visti costretti ad inviare dal mese di ottobre 2018 sia alla dirigenza dell’Istituto, all’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale, ultima quella del marzo 2019, per veder garantito il diritto di mia figlia ad essere seguita da un insegnante di sostegno in esecuzione della sentenza del Tribunale. Potete immaginare il senso di frustrazione, rabbia, dolore, impotenza che abbiamo provato nel portare avanti per tutti questi anni una battaglia contro l’istituzione scolastica, che dovrebbe essere per definizione una comunità accogliente e garantire a tutti gli alunni, a prescindere dalle loro diversità funzionali, NESSUNO ESCLUSO, il diritto allo studio e alla crescita individuale e sociale. Se la tutela e l’integrazione dei disabili non parte proprio dalla scuola, se i diritti costituzionalmente sanciti rimangono lettera morta, se le sentenze di un Tribunale non vengono applicate significa che stiamo costruendo una società in cui non c’è spazio né futuro per nostra figlia, per tutti i ragazzi come lei, per le famiglie che lottano per la tutela dei loro diritti basilari.
Quello che sta accadendo nella scuola di mia figlia, i diritti che le sono stati negati e i conseguenti danni subiti, non sono cosa degna di un’istituzione scolastica né di un paese civile. Noi siamo ben determinati ad andare fino in fondo in questa battaglia a tutela di nostra figlia e di tutti i ragazzi che potrebbero venire a trovarsi nelle sue stesse condizioni. Ci resta la speranza che questa brutta storia possa avere un lieto epilogo insieme alla certezza che, in ogni caso, meriti di essere raccontata.
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cara redazione
sarebbe ora che "qualcuno" inizi ad indagare sulla autonomia delle scuole e sulla loro capacita' di giudicarsi..
come e' possibile che la totalita' degli studenti in situazione di disabilita' grave "DEBBA" fare un programma differenziato invece di quello ordinario?
non sara' che cio' e' solo uno schifoso mezzo per tenere questi "poveri handicappati" fuori dalla classe ed evitare che i "poveri insegnanti" debbano avere a che fare anche con questi ragazzi?
O non sara' invece che se dessimo loro gli strumenti necessari per apprendere possono anche loro essere, in futuro, di aiuto alla societa' e non solo un peso per i genitori?
la Asl che in tutto cio' dovrebbe essere di argine alla prepotenza delle scuole, che fa? e le famiglie che in tutto cio' si vedono "vendere" l'adozione di tale piano differenziato sono pienamente consapevoli o si piegano ai voleri della scuola?
andrebbe fatta chiarezza in questo schifo!
oppure il MIUR (che invece di essere sempre palesemente a favore della scuola e mai a favore delle famiglie come testimoniato dalla coppia dei genitori) a trazione leghista vuole continuare con questa "pulizia etnica" dei diversi?
Beh, non è proprio così sig Gaetano, lei accosta alla parola "scuola" termini davvero orribili, forse ha avuto brutte esperienze... I"programmi differenziati" poi non vengono fatti per avere la scusa di tenere un alunno fuori dalla classe per alleggerirsi la giornata...magari prima si informi meglio..le assicuro che le difficoltà sono altre...e tante!
E cmq nonostante queste difficoltà, gli insegnanti lavorano con amore e passione tutti i giorni.
Per la signora mi dispiace tanto, ma le dico che davvero a volte le scuole hanno le mani legate ed è vero che c'è carenza di insegnanti di sostegno abilitati.
Spero che riesca presto a garantire a sua figlia il diritto che merita.