Un documento unico che sarà presentato durante il consiglio straordinario per la Ricostruzione Venerdì 14 Dicembre a Teramo.
Indirizzato a Prof. Avv. On. SERGIO MATTARELLA
Presidente della Repubblica Italiana
Prof. GIUSEPPE CONTE
Presidente del Consiglio dei Ministri
On. VITO CRIMI
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
Prof. PIERO FARABOLLINI
Commissario Straordinario di Governoalla ricostruzione per le zone del terremoto del 2016 e 2017
On. GIOVANNI LOLLI
Presidente f.f. della Giunta della Regione Abruzzo
Arch. MARIO MAZZOCCA
Sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Abruzzo con delega alla Ricostruzione
Ing. MARCELLO D’ALBERTO
Direttore dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione Abruzzo
e p.c.
Rag. DIEGO DI BONAVENTURA
Presidente della Provincia di Teramo
On. ANTONIO DECARO
Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
Dott. LUCIANO LAPENNA
Presidente regionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
Dott. GIANLUCA PASQUI
Coordinatore della cabina di regia dell’A.N.C.I. sul Terremoto 2016
Il testo?
Avere lo stomaco per leggere la verità?
https://www.youtube.com/watch?v=ibCkwi0GXgA&feature=youtu.be
MOZIONE SULL’EMERGENZA TERREMOTO NELLA CITTÀ DI TERAMO
La Città di Teramo e tutto il nostro territorio provinciale vivono dal 2016 una situazione assai pesante a seguito delle calamità naturali che si sono susseguite e che hanno lasciato conseguenze drammatiche dal punto di vista economico e sociale.
A cominciare dal primo evento sismico, verificatosi il 24 agosto 2016, con epicentro a circa 40 km dal Capoluogo, e continuando con le scosse di fine ottobre prima e di gennaio poi, i cittadini teramani avevano finito da poco di ricordare la disgrazia del terremoto dell’Aquila del 2009, quando sono tornati a vivere in un contesto di continua precarietà, con evidenti ricadute sia in termini psicologici che per quanto riguarda la quotidianità perduta.
La situazione è diventata ancora più preoccupante e pericolosa quando agli eventi sismici si è aggiunta la calamità naturale delle precipitazioni nevose, ben oltre le medie stagionali, e che di fatto hanno paralizzato un’intera provincia e gran parte della nostra regione, portandoci all’attenzione della cronaca nazionale con la tragedia di Rigopiano.
In quella particolare circostanza abbiamo avuto modo, come cittadini e come Istituzioni, la possibilità di verificare a caro prezzo sulla nostra pelle quanto le politiche nazionali e non solo degli ultimi anni abbiano inciso negativamente, andando a smantellare un sistema e un modello di protezione civile che quando dotato di adeguate risorse e adeguati mezzi rappresentava un’eccellenza e un servizio indispensabile per la tutela e il benessere dei cittadini.
Oggi a distanza di quasi due anni e mezzo, è doveroso ripercorrere quanto accaduto in quel periodo tragico, per avere bene a mente la portata di eventi e catastrofi che hanno messo davvero in ginocchio il nostro territorio.
Così come è doveroso fare una fotografia di quello che è ad oggi lo stato dell’arte.
A seguito dell’Ordinanza n.1 del 10 novembre 2016 anche la Regione Abruzzo ha istituito l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione (USR) post sisma 2016 la cui dotazione organica era fissata in complessive 30 unità di cui solo 19 immediatamente assegnate e la cui prima operatività ha avuto inizio solo dal giugno 2017.
I dati relativi all’attività di tale Ufficio, ad oggi, sono tanto chiari quanto impietosi e offrono la migliore istantanea di una Ricostruzione che stenta a decollare e di un senso di sconforto da parte di quei cittadini che, dopo due anni, legittimamente chiedono tempi certi per poter rientrare nelle proprie abitazioni.
Sin dall’istituzione di tale Ufficio è stata denunciata la gravissima carenza di organico, completamente insufficiente nei numeri ad espletare la gigantesca mole di lavoro. Ad oggi, la struttura è dotata oltre al Direttore di 12 figure tecniche e 16 amministrative.
In fase iniziale per la Regione Abruzzo, in area cosiddetta “cratere terremoto 2016”, furono ricompresi 8 comuni: Campotosto (AQ), Capitignano (AQ), Montereale (AQ), Rocca Santa Maria (TE), Valle Castellana (TE), Cortino (TE), Crognaleto (TE), Montorio al Vomano (TE). L’ordinanza n. 3 del 15 novembre 2016, a seguito di ulteriori eventi sismici del 30 ottobre 2016, ampliò l’elenco dei comuni a Campli (TE), Castelli (TE), Civitella del Tronto (TE), Torricella Sicura (TE), Tossicia (TE), Teramo.
Con l’ordinanza n.6 del 28 novembre 2016 sono state ripartite alla Regione Abruzzo solo il 6% delle risorse complessive, ripartizione percentuale ampliata poi al 10% con la successiva ordinanza n. 26 del 29 maggio 2017: una percentuale basata unicamente sul bacino di popolazione che vive nel cratere sismico e non sui reali danni causati dalla calamità naturale.
Successivamente è stato ulteriormente ampliato l’elenco dei comuni a Barete (AQ), Cagnano Amiterno (AQ), Pizzoli (AQ), Farindola (PE), Castel Castagna (TE), Colledara (TE), Isola del Gran Sasso (TE), Pietracamela (TE), Fano Adriano (TE).
E’ da ricordare che solo in Abruzzo esiste il doppio cratere sisma Abruzzo 2009 e Eventi Centro Italia 2016 e che, diversamente dalla altre tre interessate,, ha subito in data 18 gennaio 2017 la sovrapposizione di due eventi calamitosi eccezionali, emergenza maltempo e sisma.
Il territorio colpito dagli eventi sismici centro Italia 2016 comprende in totale 4 Regioni, 10 province, 138 comuni, circa 8.000 kmq. In particolare a livello regionale il territorio colpito rappresenta circa l’ 8 % dell’Abruzzo: 3 province, 23 comuni, 1437 Kmq di superficie , 106.453 abitanti.
Il rilevante peso demografico e spaziale del territorio coinvolto ad oggi, a oltre due anni dai primi eventi sismici distruttivi nell’area colpita, non ha prodotto un maggior peso della nostra regione, di fatto la ricostruzione, latita.
Entrando nel dettaglio nel cratere abruzzese 2016 ad oggi risultano 12.268 schede AeDES, di cui 7050 con esito A, 2096 con esito B, 434 con esito C, 22 con esito D, 1684 con esito E, 1004 con esito F e 228 senza esito. Sono state presentate sul portale intranet dedicato, accompagnandole con perizie giurate, 5097 Schede AeDES.
Stando poi nel merito dell’Edilizia Privata, i dati vanno divisi tra edilizia residenziale e attività produttive.
Nel primo caso, a fronte di 911 pratiche entrate, solo 186 sono in una fase preistruttoria e 180 in istruttoria; di queste solo 25 hanno ottenuto decreti di concessione: il 2,7%. Andando più nello specifico, sono state depositate 821 pratiche relative a danni lievi, di cui 180 in fase preistruttoria e 179 in istruttoria, con soli 24 decreti di concessione (2,9%); mentre sono 90 le pratiche su danni gravi, con solo 6 in fase di preistruttoria e 1 in istruttoria, con un solo decreto di concessione (1,1%).
Per quanto riguarda le attività produttive, invece, sono depositate 94 pratiche, di cui 3 in fase preistruttoria e 20 in istruttoria, con soli 17 decreti di concessione: il 18%. Nel dettaglio 28 pratiche per danni lievi, di cui 1 in preistruttoria e 4 in istruttoria per 2 soli decreti concessi (7%); 66 pratiche per danni gravi, di cui 2 in preistruttoria e 16 in istruttoria per soli 15 decreti concessi (22,7%).
Nei casi dei ritardi in merito alla ricostruzione relativa ad attività produttive, si tratta di un duplice danno: non solo per i proprietari e titolari di tali attività, ma anche per tutte le economie che derivavano da esse sul nostro territorio.
Venendo poi ai dati del nostro Comune, abbiamo 3128 schede AeDES, di cui 1826 con esito A, 398 con esito B, 133 con esito C, 2 con esito D, 375 con esito E e 394 senza esito.
Da un punto di vista economico, sono state presentate pratiche per un valore di 54.459.719,17€, ma sono state avviate pratiche per un valore di 8.914.076,85€ e di questi i decreti di concessione sono arrivato solo per un valore di 1.098.071,22€, di cui 42.331,94 per attività produttive e 1.055.739,28 € per edilizia residenziale.
Si tratta di 176 pratiche registrate sulla piattaforme MUDE relative all’edilizia residenziale privata, di cui solo 41 già avviate con comunicazione di avvio del procedimento al comune di Teramo: 40 presentano danni lievi e 1 sola esito E. Di queste, 34 hanno avuto esito istruttorio favorevole da parte del Comune, mentre 7 sono le richieste di integrazione. Purtroppo, però sono stati solo 6 gli avvisi di conclusione del procedimento e conseguente apertura di 3 cantieri della ricostruzione: il 3,5%.
Tutto questo comporta poi circa 1100 nuclei familiari assistiti o con il Contributo di autonoma sistemazione o con la loro sistemazione in strutture alberghiere e ricettive del territorio.
Il quadro complessivo è completato dalla situazione relativa all’Edilizia Pubblica, per i cui lavori sono stati assegnati 250.406.404,85€ così ripartiti: 87.111.278,18€ per edilizia popolare, 18.750.000€ per edilizia di culto e beni culturali, 55.195.388€ per edilizia scolastica, 74.349.738,67 € per opere pubbliche e 15.000.000€ per dissesto idrogeologico. Si tratta di 126 pratiche in stato di programmazione, 52 in fase di affidamento della progettazione, 28 in progettazione, 3 in affidamento dell’esecuzione, 6 in esecuzione e solo 3 lavori conclusi: il 2,3% delle pratiche in programmazione.
Particolare attenzione merita l’edilizia popolare, alla luce anche dei moltissimi sfollati del nostro Comune a seguito di ordinanze di sgombero relative a schede AeDES di immobili ATER: in questo capitolo, sono previsti 84 interventi di cui il 77% ancora in fase di programmazione e solo il 23% in stato di affidamento della progettazione. Nello specifico sul nostro territorio comunale incidono 30 pratiche, di cui solo 5 in fase di affidamento: il 15%. Si tratta del 50% circa degli sfollati presenti sul nostro territorio comunale.
Questi dati non fotografano solo un mero dato economico, relativo alle conseguenti somme relative alla ricostruzione fisica degli immobili, ma bensì danno la dimensione di quello che è un danno sociale e psicologico inestimabile per il nostro territorio.
Luoghi fisici da ricostruire si traducono in famiglie fuori da oltre due anni dalle loro abitazioni; commercianti e imprenditori senza la sede della propria azienda; studenti, docenti e personale ricollocati in edifici scolastici che spesso non rispecchiano i requisiti degli specifici indirizzi di studio; un patrimonio artistico, culturale e religioso non più fruibile.
Tutto ciò premesso
Il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale
CHIEDONO
- L’emanazione di un Testo Unico in materia di emergenze. In un territorio nazionale come il nostro che periodicamente è colpito da calamità naturali è impensabile non avere un riferimento normativo unico e chiaro. Lo abbiamo sperimentato da abruzzesi sulla nostra pelle, dove oggi sono in atto pratiche relative a due differenti eventi sismici, del 2009 e del 2016, e per i quali vigono due normative profondamente differenti che causano quindi confusione e problematicità sia ai tecnici che agli utenti.
- La previsione, a livello nazionale, di un piano strategico per la messa in sicurezza e la tutela del nostro territorio. Non è tollerabile intervenire a disastro avvenuto, rinunciando a svolgere un ruolo di prevenzione che consentirebbe di non dover piangere ogni volta vittime e danni economici ingenti. Si tratterebbe di un vantaggio non solo ambientale, ma anche dal punto di vista salutare, per quanto riguarda il miglioramento delle condizioni di vita, e lavorativo, con la creazione di milioni di posti di lavoro.
- Una maggiore attenzione alle tematiche che riguardano tutta la Ricostruzione post sisma 2016. Davanti ai dati sopra riportati, che appaiono estremamente indicativi del dramma che continua a vivere il nostro territorio, non si può correre il rischio di spegnere i riflettori, considerando archiviata o appartenente ad un passato già superato, una ricostruzione che invece nei fatti è ancora ferma al palo. Ne va della tenuta sociale e della ripresa economica di una Provincia, a cominciare dal suo Capoluogo, ad oggi stremata e in ginocchio, che senza un concreto aiuto da parte dello Stato non riuscirà a rimettersi in piedi.
- Una rimodulazione del peso ossia della ripartizione percentuale delle risorse (SI) della Regione Abruzzo all’interno del cratere sismico 2016. Non è possibile che ancora oggi, a più di due anni dai primi eventi sismici, le stime dei fabbisogni siano ancora fatte sulla base della popolazione che vive nelle zone colpite e non sull’esito delle verifiche fatte e dei reali danni riportati dalla infrastrutture sociali e fisiche dei territori stessi. Delle due l’una: o non hanno alcun valore le attività di verifica fatte dai tecnici e dalle strutture di protezione civile, oppure tale parametro va necessariamente e urgentemente rivisto. Ad oggi arrivano nel cratere della nostra Regione il 10% delle risorse, mentre da stime approfondite fatte dagli uffici preposti risulta che sul nostro territorio incida il 18% dei danni.
- Una riorganizzazione dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione. È un passaggio dovuto, prima di tutto ai cittadini, di fronte ai dati sopracitati e all’immobilismo che viene percepito da chi non ce la fa più a vivere in questa situazione di incertezza e precarietà, oltre che necessario per dare una nuova spinta propulsiva. Una riorganizzazione che deve passare anche attraverso l’assunzione o la mobilità di altro personale, arrivando quindi ad un numero di operatori che sia congruo con la mole di lavoro che deve essere portato avanti, e che consenta un riequilibrio all’interno dell’ufficio tra personale tecnico e amministrativo, consentendo un efficientamento.
- L’opportunità per i Comuni di gestire l’attività istruttoria complessiva delle pratiche relative alla ricostruzione leggera, stanziando le necessarie risorse: sarebbe un risultato importante ed un vantaggio evidente non solo per i Comuni che vi facessero ricorso, ma per tutto il cratere andando a snellire e velocizzare il lavoro che oggi è unicamente in capo all’USR. Ad oggi i Comuni hanno il compito di effettuare l’attività istruttoria e di procedere all’adozione dell’atto finale relativo solo al rilascio del titolo abilitativo edilizio.
- La semplificazione delle procedure amministrative per la ricostruzione leggera. La previsione di una soglia, al di sotto della quale, vi è poi uno snellimento delle procedure e delle documentazioni da produrre, oltre alla previsione di un costo parametrico e di un compenso parametrico per chi lavora e produce il progetto, consentirebbe un maggiore incentivo ai professionisti e uno snellimento di tutta la macchina. Oltretutto non sarebbe nulla di nuovo, se non il recupero di una buona prassi che aveva accelerato la ricostruzione già nel post sisma 2009 dell’Aquila, un modello su cui gli stessi professionisti sono stati abituati a lavorare in passato.
- La normalizzazione, unificazione e armonizzazione della comunicazione per i quattro uffici speciali. Non è possibile che a seguito degli stessi eventi sismici, nello stesso Cratere, con le stesse normative e ordinanze vigenti, persista una difformità per quanto riguarda procedure e regole. In questo modo si rischia di creare un aggravio e maggiori difficoltà agli operatori, rallentando di fatto l’iter dei lavori e creando quindi ulteriori disagi e incertezze ai cittadini.
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Sacrosante parole !
Speriamo bene