Al peggio non c'è mai fine.
Conoscete quella tristezza che vi prende, conquista e non vi lascia?
L'ombra nera.
Lo spleen.
Una depressione latente che ti insegue, persegue, lingue langue nelle langhe più profonde dell'anima?
Ecco, moltiplicatela.
Avevamo alzati un pò i toni su Kissy, scrivendo un articolo di confronto e di protesta.
http://iduepunti.it/10-04-2017/kissy-non-e-matta-ora-basta
Poi altri amici, altre notizie e il suo viso usato come consiglio per gli acquisti.
Il sito porta la firma e la foto di Kissy, protagonista di molti video, di un app ( dove è definita la matta di Teramo) e quelle magliette a 17 euro.
Si legge tra le frasi a compendio di cultura, sensibilità, altruismo, solidarietà.
" Io sono vecchia, non so scopare!" " Ma che sei drogato?".
http://kissyteramo.it/
Tutto il resto ci appare inutile.
Inane come un cane che si morde la coda.
Il giro dell'empatia umana.
Quelle frasi in rete.
Quel bullismo vigliacco.
Perchè i bulli, il branco sono solo espressione di vile pavidezza.
Il coraggio è dire no.
Il coraggio è denunciare.
Il coraggio è mettersi dalla parte del più debole.
Il disagio sociale e psichico non è di Kissy.
Guardiamoci intorno.
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questa è diventata Teramo : una città di merda.
La sofferenza psichica, purtroppo, ha spesso fatto sorridere. Nel marzo 1919 il direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Teramo, Guido Garbini, a proposito dei suoi pazienti scrisse: «la società non deve guardare gli alienati con dispregio, ma deve mirare ad un fine più nobile e più alto: quello sociale ed umanitario. So bene che un sorriso ironico sfiorerà il labbro non di uno, ma di molti e che molti, se non tutti, faranno commenti agrodolci. Ma non importa. Il sorriso e l’ironia non spegneranno l’ardente fede che mi anima e sì gravi problemi, checché dicano i miopi, finiranno con l’imporsi da se stessi».
Nella Città dei Matti, anche questo è stato l’Ospedale Psichiatrico di Teramo. Sofferenza e umanità. Lacrime e progressi scientifici. Questa Città ha avuto una storia che in quelle mura si è sviluppata, si è articolata, si è solidificata e ha plasmato in parte lo stesso nostro territorio.
La nobiltà di una tradizione sociale e sanitaria, nata nel medioevo e arrivata sino ai giorni nostri, non può e non deve essere svilita da atteggiamenti di chi, insensibile al dolore altrui, utilizza persone che hanno un passato non certo felice come oggetto di malcelato dileggio e, da oggi, come strumento per fare marketing.
Sul sito web http://kissyteramo.it adesso sono in vendita, al prezzo di 17 euro l’una, magliette recanti frasi di una donna che il disagio e il dolore li ha visti da vicino e li ha toccati con mano. Per tanti è Kissy. Per me è una persona.
Non è chiaro chi ci sia dietro questa iniziativa, chi ci guadagni, quali finalità abbiano quegli introiti. Resta solo lo squallore, e tanto, per una simile iniziativa. Siamo arrivati al merchandising del disagio, al marketing della sofferenza, all’ilarità plasmata in gadget.
Teramo non è questo. Non è questa la sua tradizione plurisecolare di cura, accoglienza e assistenza a chi il disagio psichico lo ha vissuto.
Le mura di Porta Melatina hanno avuto anche un passato nobile. E se non lo conoscono i giovani, tocca a noi dirglielo.