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COLLEZIONI D’ARTE DELLA FONDAZIONE TERCAS, SI APRANO LE PORTE!

di Walter Mazzitti
7 minuti

Lettera aperta al presidente della Fondazione Tercas e al Sindaco di Teramo.

Gentile presidente, Durante i lavori di restauro (2005/2010) dello storico edificio “Palazzo Melatino”, di proprietà della Fondazione Tercas ora da lei presieduta, vennero alla luce i resti di una domus romana di vaste dimensioni la cui ricchezza è testimoniata dal rinvenimento di porzioni di pregiatissimi pavimenti mosaicati e marmi policromi, soglie e muri divisori con tracce di pregevoli affreschi. La magnificenza delle presenze archeologiche indussero le autorità competenti e la stessa Fondazione a modificare il progetto originario al fine di preservare i resti della domus, esaltare la ricchezza dei reperti e favorirne la visita attraverso innovative strutture espositive.   L’intero piano terra del Palazzo fu di fatto musealizzato e destinato ad ospitare un’esposizione permanente di prestigiose collezioni di opere d’arte, ceramiche, porcellane e dipinti, acquisite nel tempo dalla Fondazione. Fanno parte dei suoi tesori ben 38 quadri ed oltre 300 pezzi in maiolica, in prevalenza di fattura castellana e porcellana, provenienti da diverse collezioni. Tra essi spiccano sei preziosi vasi di stupefacente bellezza, appartenenti al celeberrimo corredo da farmacia della tipologia “Orsini Colonna”, testimoni della secolare tradizione ceramica di Castelli. I predetti sei vasi, acquistati a suo tempo dalla Tercas in un’asta battuta a Parigi, sarebbero da soli sufficienti a muovere l’interesse di masse di turisti da ogni dove, atteso che maioliche appartenenti alla stessa collezione, in forza delle quali Castelli è entrata di diritto nella storia del Rinascimento italiano, sono esposte nei più prestigiosi musei del mondo, dal Metropolitan di New York al British di Londra, dall’Ermitage di San Pietroburgo al Louvre di Parigi.   Questa ricchezza, questo insolito e piacevole connubio tra storia, archeologia, architettura e arte, sono purtroppo restati del tutto estranei al mondo culturale, ai cittadini e ai turisti, che solitamente per entrare nel centro storico della città, transitano dinanzi a Palazzo Melatino, senza sapere cosa sia e cosa contenga. E non potrebbe essere diversamente, visto che l’ingresso del Palazzo è del tutto sprovvisto di ogni forma di informazione sul monumento e, in particolare, sulla presenza al suo interno, dell’esposizione permanente di opere d’arte e dei resti della domus romana. Nella previsione di indirizzarle questa mia nota ho consultato il sito della Fondazione. E qui, scorrendo le pagine sulle collezioni d’arte, ho appreso che da parte della Fondazione c’è piena consapevolezza che le stesse non sono sufficientemente note al grande pubblico. Ecco cosa si afferma in proposito: “l’arte e la cultura sono di gran lunga il principale settore d’intervento delle Fondazioni di origine bancaria, che oltre all’organizzazione di eventi e mostre, sostengono la conservazione e la valorizzazione dei beni artistici presenti sui territori. Non è tuttavia noto ai più che esse detengono collezioni d’arte molto interessanti, a disposizione delle loro collettività ma meno conosciute e fruibili per un pubblico più vasto..” Se tra le missioni della Fondazione c’è anche quella di sostenere e favorire la valorizzazione del patrimonio culturale del territorio, a maggior ragione il patrimonio culturale di proprietà della Fondazione, tra l’altro tutto di provenienza locale, dovrebbe essere condiviso con il territorio in un rapporto a dir poco speciale e prioritario. Un sondaggio tra i cittadini non solo teramani, ma dell’intera provincia e oltre, sulla consapevolezza delle preziose collezioni della Fondazione Tercas e dell’esistenza di una esposizione permanente delle medesime presso Palazzo Melatino, darebbe un risultato arciscontato. E questo è un vero peccato. Perché Palazzo Melatino, con la sua pregevole architettura, i magnifici resti archeologici di una delle domus più ricche della Teramo di età romana e le straordinarie collezioni di ceramiche di Castelli esposte a suo interno, potrebbe costituire il più importante e attrattivo polo culturale della città.   Ci saremmo dunque aspettati che la Fondazione avesse già da tempo fatto ricorso ad ogni più efficace strumento di comunicazione, oltre al sito web, utile ad informare il territorio di essere detentrice di collezioni d’arte di grande pregio in esposizione permanente all’interno di Palazzo Melatino, e dunque fruibili dalla collettività. E invece la possibile fruibilità del suo patrimonio è unicamente affidata ad un annuncio contenuto sempre nella pagina del sito, intitolata “Sede della Fondazione”, che recita: “Visite guidate alle Sale Espositive del piano terra di Palazzo Melatino che ospitano la Collezione di Ceramiche della Fondazione Tercas – e ai ritrovamenti archeologici, saranno possibili concordando giorni ed orari di visita con gli uffici”. Quando si ha voglia o interesse a condividere con i cittadini le bellezze delle opere d’arte di proprietà, alle Fondazioni bancarie non mancano i mezzi e gli strumenti per farlo sapere al territorio. Ma se in un intero piano della sede della Fondazione Tercas dal 2010 è allestita una raccolta permanente di opere d’arte di prim’ordine e questa, a distanza di sette anni dalla sua apertura, non è segnalata neanche sulla porta d’ingresso dell’edificio… Ciascuno tragga le proprie conclusioni. Allora, gentile presidente, si cerchi di recuperare il tempo perduto, almeno questo è il mio auspicio, e con l’inizio del nuovo anno si dia avvio ad una nuova stagione artistica iniziando dal lancio di un’efficace campagna di conoscenza rivolta in primis ai cittadini, informandoli della possibilità di visitare l’esposizione permanente delle opere d’arte di proprietà della sua Fondazione, oltre, beninteso, allo straordinario patrimonio archeologico pubblico, costituito dai pregevoli resti della domus romana. Da ultimo, una doverosa segnalazione circa la valorizzazione del Palazzo, che rivolgo anche al Sindaco della città che mi legge in copia.   Non meno grave è la circostanza che l’edificio non sia segnalato, come già ricordato, da alcuna indicazione turistica che descriva la storia e le caratteristiche architettoniche del più antico edificio di edilizia privata della città. Sono certo che il sindaco di Teramo recepirà l’urgente esigenza di interdire il parcheggio dinanzi al monumento storico di Palazzo Melatino facendo collocare per tutta la sua lunghezza e al fine di garantirne rispetto e visibilità, idonee vasche fiorite, e sono altrettanto certo che su uno dei due lati del Palazzo storico verrà presto collocato un cartello turistico di colore giallo, come è in uso nelle città di cultura.

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Commenti

Non c'è altro da aggiungere a quanto riportato e suggerito dall'avv.Walter Mazzitti. Ma dato che siamo in argomento Tercas o meglio ex Tercas mi viene spontanea una domanda: le stesse proposte avanzate da Mazzitti per quanto attiene la Fondazione, non potrebbero essere "estese" anche al patrimonio culturale ereditato dalla Banca Popolare di Bari? Chiedo troppo? Il tutto è della collettività , fa parte della storia di ognuno di noi e,perciò, la sua fruibilità non può essere negata a nessuno.
Carissimo Walter , hai perfettamente ragione! Oltretutto ci guadagnerebbe tantissimo anche Castelli, che otterrebbe ulteriore visibilità e, in questo momento, sai bene quanto ne avrebbe bisogno!!! Ma i castellani si sono sempre opposti a sinergie con Teramo : miopia montanara ! Un caro, affettuoso saluto... Mamma mia, come nevica adesso!!!!!
Speriamo che la fondazione tercas raccolga l'invito del Presidente Mazzitti. Sono queste le proposte capaci di risollevare la città di Teramo dal baratro in cui è caduta. Altro che museo del gatto...
Ma il Sindaco non ha avuto degli assessori alla cculttura?? Il Sindaco non sapeva che ancor prima di inaugurare il Museo del Gattto.... andavano valorizzati i nostri tesori? Ecc... a poi le ccooperative.. lasciamo perdere... alla fine ci ha pensato il terremoto a chiudere il Museo... chissà cosa poteva succedere... il Castello.... La Torre medioevale di Torre bruciata.... ecc. . . Ma la ama la città dì Termo???