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Teramo. Chi ha detto no alla Cittadella della Giustizia da 25 milioni di euro?

di Giancarlo Falconi
1 minuto

L nostra non è una inchiesta giornalistica ma una semplice domanda.
La risposta potrebbe fare scattare una inchiesta giornalistica.
Immaginate un tavolo importante.
Un tavolo composto dall'allora Direttore Generale del Ministero di Grazia e Giustizia, tanti uffici tecnici e l'assessore ai Lavori Pubblici, scusate, ex assessore ai Lavori pubblici del comune di Teramo, Giovanni Cavallari. Il sindaco, Gianguido D'Alberto era assente per impegni improrogabili.
La posta in gioco? Il Ministero era intenzionato a costruire a Teramo una unica Cittadella della Giustizia, utilizzando le due "stecche" di proprietà del comune di Teramo, poste dietro l'attuale tribunale.  La presenza del Direttore Generale del Ministero di Grazie e Giustizia, insieme a tanti professionisti, era una garanzia di assoluta serietà. La domanda sorge spontanea. Perchè un simile progetto non è stato portato a buon fine? Immaginate di riunire, Tribunale, Procura, Giudice di Pace e archivio in un unico centro di Giustizia. La domanda andrebbe rivolta alla parte politica e in quel caso a Giovanni Cavallari. Due tavoli tecnici politici e non si è riusciti a trovare un comun denominatore. Fino all'ennesimo pugno di mosche in mano.  Tutte le risposte sono valide tranne quella che si attendeva uno studio di fattibilità perchè lo stesso Cavallari avrebbe potuto visionare un progetto e comunque era a conosceva della volontà ministeriale.
Perchè non siamo stati in grado di appoggiare una simile volontà e investimento di Stato? 

Fine prima puntata...
 

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