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Il corrosivo: Giorni difficili a Interamnia

di Elso Simone Serpentini
4 minuti

Si incontrarono sul far della notte e si riconobbero subito, anche se da tanti anni si erano perselsoi di vista. E’ ovvio che, tra le tante cose di cui parlarono in piena ritrovata amicizia, si chiedessero rispettivamente da dove venissero e dove fossero diretti. Così scoprirono che l’uno era diretto nella città da dove l’altro era appena partito, senza rammarico.

L’UNO - Perché dici che sono giorni difficili quelli che stanno vivendo i residenti di quella città?

L’ALTRO - Perché mi è parso che vivano così tanto alla giornata da avere smarrito il senso del tempo. Indifferenti al passato quanto al futuro, vagano senza più sogni e senza più ambizioni. Si sono arresi.

L’UNO – Arresi a che cosa?

L’ALTRO – All’indifferenza. Sono indifferenti a tutto. E ormai Interamnia è perduta. La città è oltraggiata e nessuno si cura degli oltraggi.

L’UNO – E a chi la oltraggia nessuno si oppone?

L’ALTRO – Non ci si può opporre se non in nome di principi e di principi in quella città non ne sono rimasti. Solo interessi particolari. Potrei parlare di un basolamento del Corso principale che è una tela come quella di Penelope, che sembra farsi di giorno e disfarsi di notte, di una amministrazione che viene continuamente azzerata e rifatta continuando a valere meno di zero, di un’economia che sembra di guerra anche se si è in pace...

L’UNO – Un quadro desolante... ti prego non continuare. Sono già depresso di mio., E quel po’ che m’è rimasto nella bisaccia non potrò portarlo in dono ai pretuziani.

L’ALTRO – Sono stato derubato io della mia bisaccia. La portai piena, la riporto indietro vuota.

L’UNO – Derubato?

L’ALTRO – Non me l’hanno proprio rubata. L’hanno svuotata, perché io regali ne ho fatti, ma tutto è stato vano. Appena arriverai, troverai che la gente, quando si riunisce in piazza, non fa che ballare, mangiare, bere e urinare agli angoli delle strade. Se Fidia dovesse fare un monumento al teramano eroe, lo raffigurerebbe danzante, con un bicchiere in mano.

L’UNO – Sei scoraggiante. Io mi si stavo dirigendo verso quella città con qualche speranza di rinnovare vecchie abitudini: il giugno teramano, la coppa Interamnia, i tornei estivi, le belle serate in piazza... le tradizioni...

L’ALTRO – Non voglio influenzarti... ma...

L’UNO – Vedi, anche altrove non ci sono più alibi, ma crisi, difficoltà, ma i teramani dovrebbero sapere che non si piange sulla propria storia, si cambia rotta.

L’ALTRO – E invece badano ad estinguere la loro fame e la loro sete più che a scacciare la loro malinconia.

L’UNO – La massima superbia e il massimo avvilimento sono a massima ignoranza di sé.

L’ALTRO – Sono così ignoranti di sé che, dopo aver bandito la cultura dalla città, hanno convocato gli stati generali per tentare di richiamarla e ora pensano così tanto di essere riusciti nell’intento da candidarsi a capitale della cultura.

L’UNO - Lo stolto è felice e infelice allo stesso modo che il saggio. L’unica differenza è che lo stolto, al contrario del saggio, non ha la consapevolezza della propria infelicità

L’ALTRO – E non ne hanno i teramani. Sono giorni difficili per loro, Questo lo sanno. Ma non sanno perché e non sanno da dove deriva la loro infelicità.

L’UNO – Perciò non possono curarla.

L’ALTRO – E perciò non potranno guarirne.

L’UNO – Però ho sentito dire che si lamentano.

L’ALTRO – Lamentarsi senza cercare di rimuovere i motivi per cui ci si lamenta è sforzo vano.

L’UNO - Se fosse altrettanto facile comandare agli animi quanto alle lingue... Senti... Io volgerò indietro i miei passi. Non vado più a Interamnia. Mi accetti come compagno di viaggio?

L’ALTRO – Volentieri, ma dovrai accontentarti del mio stesso bastone. O trovatene uno per te, per appoggiarti lungo il cammino.

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Commenti

caro Professore tu sei un uomo di cultura ed uno scrittore quindi le cose le dici con eleganza, però mi pare di capire che sei d'accordo con me quando dico che Teramo è diventata la città ideale per ubriaconi e nullafacenti.