Marzio Breda sul Corriere della Sera chiede al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Non teme che il premio Nobel Eugenio Montale avesse ragione quando scriveva che «la storia non è magistra / di niente che ci riguardi»?
«Il poeta evoca, apre orizzonti e ammonisce. Ma quando ci dice che la storia “non è magistra” il pensiero corre piuttosto ad alunni indolenti e negligenti che non vogliono apprendere dalle precedenti esperienze. Penso alle manipolazioni che furono compiute a danno delle pubbliche opinioni dei vari Paesi nelle settimane che precedettero le decisioni di entrare in guerra, e non posso non rilevare che oggi, con Internet, con le possibilità di comunicazione immediata e oltre ogni frontiera di cui disponiamo, quelle manipolazioni sarebbero impossibili. Conosco i pericoli attuali che corrono sul web, le gravi insidie delle azioni cibernetiche ostili dall’estero come di quelle interne. Nell’esercizio delle libertà rientra la possibilità di usi distorti e addirittura perversi degli strumenti offerti dal progresso scientifico. Ma le nuove opportunità che ci vengono offerte sono una straordinaria risorsa che sta a noi utilizzare al fine del bene comune. Naturalmente va sempre tenuto conto che questo non è più soltanto il bene di un singolo popolo o di un singolo gruppo o di una singola persona. Come è possibile pensare che benessere, libertà, democrazia, rispetto dei diritti dell’uomo possano riguardare soltanto alcuni al mondo? La pace e i diritti sono indivisibili. Anche oggi ricevono diverse minacce: il riarmo, che ci ricorda, per qualche aspetto, gli anni che precedettero il primo conflitto mondiale. Le tensioni regionali, le “guerre” commerciali, la fame e la povertà estrema, la desertificazione di vaste aree, lo squilibrio delle risorse e delle condizioni di vita. Dobbiamo prendere atto che la frontiera del bene comune è diventata più ampia e questo richiede apertura di pensiero e iniziative modulate sulla misura di questo nuovo, più ampio scenario».
Nel Centenario della fine della Grande Guerra, dell'Unità Nazionale, a Teramo dopo che il Prefetto di Teramo, sua Eccellenza Graziella Palma Maria Patrizi, ha reso omaggio ai caduti e onore alle Forze Armate il sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto, nel suo discorso ha trasformato di sentimento e cura, Forze Armate in un unitario e solidale Forze Amate.
Un discorso ad ampio spettro che nutriva da citazioni volontarie di Pertini, ( 1984 " è la festa della Pace") alla sensazione di un " L'Inutile Strage" di Papa Benedetto XV.
Le Forze Armate Amate per il sacrificio costante che non fa differenza tra tempi di pace o di guerra.
Il senso della presenza sul territorio che diviene sinonimo di sicurezza, soccorso, prevenzione, attenzione per tutti gli italiani e il nostro territorio.
Il sindaco di Teramo ha percorso anche velocemente il senso della Ricostruzione che deve trovare una nuova energia e disponibilità di responsabilità verso tutti gli sgomberati dal terremoto. . https://www.youtube.com/watch?v=wUHCRDRrqwA&feature=youtu.be
Ecco il discorso del Presidente Sandro Pertini nel 1984 "
UFFICIALI, SOTTUFFICIALI, SOLDATI, MARINAI, AVIERI,
CELEBRIAMO OGGI, CON LA FESTA DELL'UNITA' NAZIONALE, LA GIORNATA TRADIZIONALMENTE DEDICATA ALLE FORZE ARMATE DELLA REPUBBLICA NEI CUI RANGHI VOI AVETE L'ONORE E IL PRIVILEGIO DI SERVIRE.
LA RICORRENZA CHE IN QUESTO GIORNO RICORDIAMO CI RIMANDA AD EVENTI GRANDIOSI E, INSIEME, DOLOROSI DELLA NOSTRA STORIA.
QUATTRO NOVEMBRE SIGNIFICA PER NOI ITALIANI LA CONCLUSIONE VITTORIOSA DI UNO SFORZO DURISSIMO CHE PER LA PRIMA VOLTA AFFRATELLO' - FIANCO A FIANCO NELLE TRINCEE - GIOVANI DI OGNI REGIONE E DI OGNI CETO SOCIALE, E PER SEMPRE CEMENTO' CON IL SANGUE DI SEICENTOMILA CADUTI L'IRREVERSIBILE SCELTA DI UN'ITALIA UNA, FINALMENTE RICONDOTTA AI SUOI SACRI CONFINI SECONDO IL SOGNO A LUNGO VAGHEGGIATO DALLE GENERAZIONI DEL RISORGIMENTO.
NESSUNO PIU' DI NOI ANZIANI, CHE QUEGLI EVENTI VIVEMMO E SOFFRIMMO DI PERSONA E' IN GRADO DI TESTIMONIARE L'ENORME E TRAGICA INUTILITA' DELLA GUERRA, LE MOSTRUOSE INGIUSTIZIE CHE ESSA SCATENA, I SOLCHI INCOLMABILI CHE ESSA SPALANCA TRA I POPOLI.
QUANTO PREZIOSO E IRRINUNCIABILE FOSSE - NONOSTANTE TUTTO - IL BENE DELL'UNITA' NAZIONALE FU PIU' TARDI A DIMOSTRARLO, DURANTE LA RESISTENZA, LA SOMMA NON MENO DOLOROSA DI SACRIFICI CHE LE FORZE ARMATE GENEROSAMENTE PAGARONO - ALL'UNISONO CON IL POPOLO INSORTO - PER RICONQUISTARE L'INDIPENDENZA E LA LIBERTA' DELLA PATRIA E PER RISOLLEVARE IL PAESE DALL'ABISSO DELLA SCONFITTA E DELL'INVASIONE STRANIERA NEL QUALE IL FASCISMO L'AVEVA SPINTO.
NOI TUTTI CREDIAMO E VOGLIAMO CHE NON PIU' ALLA GUERRA, BENSI' AGLI STRUMENTI DEL DIRITTO E DEL CONSENSO, SIA AFFIDATO D'ORA INNANZI IL COMUNE DESTINO DEL NOSTRO POPOLO.
NELLA DIFESA DELLA PACE COSI' COME NELLA TUTELA DELL' UNITA', DELLA SICUREZZA E DELL'INDIPENDENZA NAZIONALE CONSISTE DUNQUE IL FINE ULTIMO DELLE FORZE ARMATE, GARANTI E DEPOSITARIE DEI PIU' ALTI VALORI SPIRITUALI E MORALI CONSEGNATICI DALLA LOTTA DI LIBERAZIONE.
SOLDATI, MARINAI, AVIERI,
SIATE OGGI PIU' CHE MAI FIERI DEL COMPITO VITALE ED ARDUO CHE VI E' STATO AFFIDATO. CON LA CONSAPEVOLE FEDELTA' DEGLI UOMINI LIBERI RINNOVATE - CIASCUNO DI VOI - IL SEVERO IMPEGNO DI DISCIPLINA CHE VI VINCOLA AL SERVIZIO DELLA COLLETTIVITA', PER UN COMUNE AVVENIRE DI GIUSTIZIA E DI PACE.
VIVA LE FORZE ARMATE!
VIVA LA REPUBBLICA!
VIVA L'ITALIA!.
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